Il Bhutan, questa new entry Ornitour, è probabilmente il più affascinante tour del programma 2016/2017. E' il nostro preferito del Subcontinente Indiano e, se non fossimo perdutamente innamorati dell'Africa, sarebbe il nostro preferito di tutto il programma. Il piccolo regno montano del Bhutan, una monarchia costituzionale, è pressoché completamente ricoperto da foreste e quello che non è foresta si estende al di sopra della linea degli alberi in forma di praterie alpine e rocce ghiacciate. La piccola popolazione bhutanese (meno di un milione di abitanti con una densità di 19 ab./Kmq, una delle più basse del mondo) ha cura della sua terra nella più pura tradizione buddhista e, anche se alcune aree del fondovalle non sono indenni da taglialegna e tagliaboschi, le montagne del Bhutan sono ancora incontaminate, vergini, verdissime e ricche di uccelli favolosi: il miglior birdwatching che si possa fare sulla catena dell'Himalaya! L'avifauna del Bhutan è spettacolare e, pur non possedendo alcuna specie endemica, tra le quasi 600 specie registrate nel paese, molte specialità dell'Himalaya Orientale sono più facili a vedersi qui che nei paesei limitrofi. Il rispetto per la natura da parte di tutta la popolazione, il rispetto per ogni essere senziente fa sì che il futuro delle 36 specie minacciate, secondo BirdLife International, abbia qui in Bhutan un futuro un pò più roseo. Le specialità del birdwatching in Bhutan sono, soprattutto, i Galliformi, di cui potremo vedere specie autenticamente spettacolari, come il Fagiano insanguinato, il Tragopan satiro, il Fagiano kalij e il Monal dell'Himalaya. Un'altra caratteristica tipica del birdwatching asiatico, e himalayano in particolare, sono i garruli, dai sovradimensionati e bellissimi garruli-sghignazzanti e garruli-scimitarra ai microscopici garruli-scricciolo e garruli-pigmei: con fortuna potremo vederne quasi venti specie. Ecco una lista delle specie più carismatiche e più ambite del nostro viaggio in Bhutan, oltre a quelle già citate: Airone panciabianca, Gru collonero, Becco d'ibis, Corriere beccolungo, Trogone di Ward, Martin pescatore crestato, Bucero collorossiccio, Indicatore groppagialla, Dendrogazza dal collare, Cochoa verde, Garrulo sghignazzante squamato, Garrulo scimitarra beccosottile, Garrulo scricciolo golarossiccia, Psittorinco testarossiccia, Picchio muratore magnifico, Nettarinia di Gould. Prima di descrivere brevemente l'itinerario (quello completo verrà pubblicato a breve), è necessario fornire due indicazioni; il Bhutan è dannatamente costoso, la cosiddetta tassa di soggiorno è pari a 250 dollari al giorno a persona (sia che si pernotti nel miglior albergo di Paro che in un campo trendato!) e le sistemazioni alberghiere sono poche e molto rustiche, anche se quasi tutte con servizi privati; per essere sempre nel posto giusto al momento giusto è quindi necessario campeggiare: oltre ad essere immersi in paesaggi meravigliosi, di una bellezza da mozzare il fiato, il campeggio allestito dall'organizzatore locale è comunque discretamente comodo: tende doppie o singole con materassini, tenda ristorante, tenda doccia e tenda toelette; la già menzionata magnificenza del paesaggio vale qualche piccolo sacrificio! Il tour prenderà le mosse da Paro, da dove visiteremo la Paro Valley e il Chele La (incontreremo spesso il monosillabo La, che in lingua dzongkha, significa passo tra le montagne). Primo target, nei ghiareti del fiume della vallata, il Becco d'ibis, strano e carismatico limicolo a metà strada tra un chiurlo e un ibis. Sul Chele La avremo le nostre prime occasioni per incontrare i fagiani himalayani, in particolare il Fagiano kalji, insieme ad altre decine di specie. Cominceremo a muoverci verso est (il Bhutan possiede una sola "autostrada", che, tutto sommato, è percorribile con comodità e sicurezza: il traffico è pressoché inesistente!) attraversando il Docha La e visitando il Jigme Dorji National Park. Raggiungeremo Punhaka, dove pagheremo il nostro tributo di rispetto allo spettacolare dzong (gli dzong sono splendide fortezze che hanno funzione di centri religiosi, militari, amministrativi e sociali). Al Jigme Dorji National Park allestiremo il nostro primo campeggio e ci concentreremo sulla ricca avifauna del parco: qui, verso il fondovalle, potremmo vedere una delle specie di aironi più rari del mondo, l'Airone panciabianca, endemico della regione himalayana. I rapaci non sono molto abbondanti in Bhutan, ma gioielli come il Grifone dell'Himalaya, l'Aquila pescatrice di Pallas, il Falco pecchiaiolo crestato e il Serpentario crestato saranno in grado di accontentare i rapaciologhi più esigenti. Con diverse fermate (Phobjika Valley, Gangtey Gompa, Pele La, Trongsa, Zhemgang Road) e piacevolissime ore di birdwatching raggiungeremo la nostra seconda area di camping, a Tingtibi. Le specie target di quest'area sono: il massiccio Bucero testarossiccia, le Fulvette golagialla e golarossiccia (due piccoli e graziosi garruli), lo Psittorinco testarossiccia, la Cincia capoflammeo. La tappa successiva sarà uno dei pezzi forti del tour, la celeberrima Lingmethang Road, una strada costellata di tornanti che da 3700 metri slm precipita, in pochi chilometri, a 600 metri slm, attraversando diversi profili forestali, dalle praterie alpine ai boschi di fondovalle. Campeggeremo a tre diversi livelli e così facendo avremo le migliori chance per incontrare i diversi tipi di avifauna che mutano, anche se non radicalmente, con l'altitudine. Le due specie target sono lo spettacolare Tragopan satiro, che con fortuna potremo vedere uscire allo scoperto dalle foreste di rododendro che rappresentano il suo habitat preferito, e l'incomparabile Trogone di Ward, un pò più difficile da localizzare: come tutti i trogoni se ne sta spesso immobile su un ramo e, nonostante sia riccamente colorato, non sarà facile individuarlo. Anche a Lingmethang le foreste pullulano di uccelletti, dai più sobri, come le varie specie di garruli, a quelli riccamente colorati come il Trogone testarossa (un altro spettacolare trogone!). Tashigang e Deothang saranno le penultime due tappe, dove ci lavoreremo le foreste di fondovalle, la cui avifauna è significativamente diversa dalle foreste d'altura; una delle specie più ricercate qui sarà il Picchio muratore magnifico (nomen omen!), confinato all'Himalaya orientale e in poche altre aree asiatiche. Termineremo questa fantastica avventura entrando in India attraverso le pianure dell'Assam, dove potremo ingrassare la nostra checklist con decine di specie acquatiche, tra cui ricordiamo: Cormorano minore, Anastomo asiatico, Marabù asiatico maggiore e minore, Sgarza indiana, Dendrocigna minore, Pollo sultano orientale (o testagrigia, recentemente splittato da quello europeo e africano), Jacana bronzea, Pavoncella caruncole rosse. Sulle pianure dell'Assam volano molti rapaci e aggiungeremo alla nostra lista Nibbio bruno, Nibbio guancenere (recentemente splittato dalla specie precedente), Grifone groppabianca, Grifone beccosottile. All'aeroporto di Guwahati ci imbarcheremo a malincuore sul volo per New Delhi e qui su quello per Milano.
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Il Fagiano insanguinato è un altro degli stupendi Galliformi himalayani (© Allan Drewitt, CC BY 2.0)
Il meraviglioso dzong di Punakha. In lingua bhutanese, dzong significa fortezza. Gli dzong hanno funzione di centri religiosi, militari, amministrativi e sociali. Per legge, devono essere costruiti rispettando la tradizione per cui è l’ispirazione mistica dei lama a dettarne dimensioni e caratteristiche, mentre sono gli astrologi-indovini a decidere il giorno più propizio per dare inizio ai lavori. Accanto a queste fortezze si svolgono i cham, rappresentazioni in costume di ballo e teatro in cui i danzatori si muovono con vesti ocra e azzurre, indossando maschere che di solito rappresentano i vari animali, dai falconi alle tigri. Le trame variano, ma di solito il fine è celebrare la sottomissione del diavolo e la liberazione dagli spiriti maligni. Il Bhutan è uno scrigno di uccelli meravigliosi, ma di fronte agli dzong potremo apprezzare le tradizioni di pace e tolleranza del paese, potremo respirare l'anima mistica del buddhismo (© Jean-Marie Hullot, CC BY 3.0
Il Fagiano kalji (nella foto è illustrata una femmina) è un altro magnifico rappresentante dei Galliformi himalayani (© Dibyendu Ash, CC BY-SA 3.0)
Garrulo scricciolo golarossiccia, una delle decine di specie di garruli così tipici delle foreste asiatiche. Potremmo vederne una decina di specie, ma, se sarà abbastanza agevole crocettare i più grossi garruli-scimitarra e garruli sghignazzanti, ci vorrà una grande fortuna per scovare i microscopici garruli-scricciolo e garruli-pigmei (© Umeshsrinivasan, CC BY-SA 3.0)
Un altro fagiano, il Tragopan satiro. A onor del vero questa foto è stata scattata in condizioni controllate (eufemismo per dire zoo), ma ci tenevo a dare un'idea di quali emozioni possa suscitare l'incontro con questa meraviglia della natura: vederlo camminare nel suo fiammeggiante vestito contro il verde cupo della foresta di rododendri, e magari bianco di neve, sarà uno spettacolo indimenticabile (© Kuribo, CC BY-SA 3.0) |