Atlantic Odyssey | |||||||
il seawatching in Antartide e Atlantico & gli endemismi delle isole oceaniche | |||||||
14 marzo - 24 aprile 2016 14 marzo - 24 aprile 2017
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Intro L’Odissea Atlantica organizzata da Oceanwide Expeditions è una splendida crociera naturalistica durante la quale potremo vedere quasi 50 specie di uccelli marini, oltre agli uccelli endemici delle isole dell’Atlantico meridionale e molte specie della Terra del Fuoco, da dove partiremo. Non mancheranno alcune specie di mammiferi, soprattutto cetacei e pinnipedi, e paesaggi di una bellezza incontaminata, dallo spettacoloso Tierra del Fuego National Park, ai multicolori iceberg torreggianti sull’oceano antartico, ai vulcani, scogliere e praterie delle isole atlantiche. Questa fantastica avventura è resa possibile dal fatto che ad ogni primavera, al termine della stagione crocieristica antartica, la nave Plancius rientra in Europa da dove, dopo un’accurata revisione di motori e carrozzeria, inizia la sua avventura artica nel Mare del Nord. Lo staff della Oceanwide Expeditions ha pensato, giustamente, che qualche appassionato di seawatching (con tanto tempo e moneta) avrebbe potuto godere assai di questo ritorno: è infatti solo questo lungo itinerario che offre al naturalista l’opportunità di visitare alcune delle isole più remote dell’Oceano Atlantico. Ecco di seguito la rotta dell’Odissea Atlantica, con i suoi punti forti. La nostra avventura comincerà a Ushuaia, la città argentina che è l’insediamento urbano più meridionale del mondo, dove visiteremo la steppa, i laghi e i ghiacciai del meraviglioso Parco Nazionale della Terra del Fuoco. Ci imbarcheremo poi sulla Plancius, sulla quale inizieremo la nostra epica navigazione atlantica. Punteremo dapprima a sud e, attraversando il Passaggio di Drake, arriveremo alla Penisola Antartica. Dopo essere sbarcati almeno un paio di volte sulla penisola, invertiremo la rotta puntando verso nord: raggiungeremo dapprima le isole South Orkney (Orcadi Meridionali) e poi la South Georgia (Georgia del Sud); ci fermeremo ben tre giorni in quest’isola, dove avremo eccezionali opportunità fotografiche. Da qui ancora verso nord: subito a settentrione di South Georgia attraverseremo la Convergenza Antartica, e cioé la linea di demarcazione tra le fredde acque antartiche e quelle relativamente calde subantartiche; al termine del più lungo tratto di navigazione interinsulare (cinque giorni) raggiungeremo l’isola di Gough, tanto bella e importante dal punto di vista naturalistico da essere inserita nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. L'isola è sede di straordinarie colonie di centinaia di migliaia di uccelli marini, tra albatross, prioni, petrelli e berte e di due endemismi terrestri, un Rallide e un fringuello. Faremo poi vela (si fa per dire) verso l’arcipelago di Tristan da Cunha, dove sbarcheremo sulle tre isole principali (Tristan da Cunha, Inaccessible e Nightingale): cercheremo le quattro specie di endemismi dell’arcipelago, il Fringuello di Nightingale, il Tordo di Tristran, il Fringuello di Wilkins e, soprattutto, il Rallo di Inaccessible, grande quanto un topolino! Navigheremo poi ancora verso nord, abbandonando le acque subantartiche per entrare nelle calme e calde acque tropicali: oltrepasseremo il Tropico del Capricorno per raggiungere l’isola di Sant’Elena. L’isola è celeberrima, ovviamente, per motivi storici, anche se per noi sarà più importante vedere l’endemico Corriere di Sant’Elena che visitare la casa di Napoleone (cosa che peraltro faremo). Ancora più a nord incontreremo l’isola di Ascensione, pullulante anch’essa di uccelli marini, tra cui l’endemica Fregata di Ascensione: non potremo sbarcare sull’isolotto dove nidifica l’intera popolazione mondiale di questo favoloso uccello, ma avremo ottime opportunità di fotografarlo nelle acque intorno all’isola. Un lungo tratto di mare separa Ascensione dalle isole di Capo Verde, dove potremo vedere nuove specie di uccelli marini e, durante uno sbarco su Santiago, anche tre specie terricole endemiche dell’arcipelago. A Capo Verde concluderemo la nostra fantastica odissea. Di Oceanwide Expeditions Ornitour propone altre quattro eccezionali crociere: Isole Svalbard, Mare di Ross, Penisola Antartica e Falklands, South Geogia & South Orkney Potete comunque visitare il sito istituzionale della Oceanwide Expeditions dove troverete decine di altre meravigliose crociere in Artide e Antartide, così come favolose gallerie fotografiche, diari di bordo e altre utilissime informazioni sulle destinazioni del tour-operator. Itinerario in breve 1° giorno) volo Milano – Buenos Aires 2° giorno) volo Buenos Aires - Ushuaia 3° giorno) Tierra del Fuego National Park 4° giorno) imbarco sulla Plancius e inizio della crociera 5° e 6° giorno) in mare, Passaggio di Drake 7° giorno) Penisola Antartica. Paulet Island 8° giorno) Penisola Antartica. Dundee Island 9° giorno) in mare 10° giorno) Orcadi Meridionali 11° giorno) in mare 12°/14° giorno) Georgia del Sud 15°/19° giorno) in mare 20° giorno) Gough Island 21°/23° giorno) arcipelago di Tristan da Cunha 24°/27° giorno) in mare 28°/30° giorno) Sant'Elena 31° e 32° giorno) in mare 33° e 34° giorno) Ascension Island 35°/39° giorno) in mare 40° giorno) Capo Verde 41° giorno) Santiago, Capo Verde 42° giorno) volo Praia - Milano, via Lisbona m/v Plancius La Plancius, la motonave su cui effettueremo questa straordinaria crociera è stata costruita nel 1976 per scopi scientifici: essa fu per molto tempo usata, con il nome di Hr. Ms. Tydeman, come vascello di ricerche oceanografiche della Reale Flotta Olandese. Nel 2004 fu acquistata dalla Oceanwide Expeditions, ribattezzata Plancius ed interamente restaurata per ottemperare ai severi regolamenti SOLAS (Safety Of Life At Sea, sicurezza della vita in mare). La Plancius può ospitare 114 passeggeri in 53 cabine con servizi privati e docce: 4 cabine quadruple, 39 cabine doppie e 10 cabine superiori. La nave possiede una sala lettura/ristorante sul ponte n° 3 e una spaziosa sala osservazione (con bar) sul ponte n° 5: le ampie finestre panoramiche permettono di godere i paesaggi e gli uccelli marini anche quando le condizioni climatiche all’aperto siano proibitive. Sul ponte n° 3 esiste comunque la possibilità di camminare all’aperto sul ponte. Il vascello è equipaggiato con un motore a propulsione elettrica/diesel che riduce in modo considerevole rumore e vibrazioni. La Plancius è equipaggiata con 10 Zodiacs, i gommoni ideati da Jaques Cousteau per le sue avventurose ricerche oceanologiche: queste imbarcazioni permettono di sbarcare in quasi ogni tratto di costa e in condizioni meteorologiche di ogni tipo. |
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Atlantic Odyssey | South West Pacific Odyssey |
Itinerario dettagliato | ||
1° giorno) volo Milano/Roma - Buenos Aires, via Madrid. 2° giorno) arrivo a Buenos Aires e coincidenza con il volo per Ushuaia, dove pernotteremo due notti. Ushuaia è la capitale della provincia argentina di Tierra del Fuego: situata a 55° gradi di latitudine sud, è la città più meridionale del mondo. La Terra del Fuoco deve il suo nome a Ferdinando Magellano, che la scoprì nel 1520; navigando vicino alla costa, Magellano vide i molti fuochi accesi dai locali indios, gli Yaghan, e cambiò il nome originario di quella regione, chiamata allora “terra del fumo”, in Tierra del Fuego. I paesaggi fuegini sono di una bellezza assoluta, tempestati come sono di ghiacciai, vette innevate, foreste di betulle nane, laghi cristallini, torbiere e coste marine rocciose, incise in fiordi e baie. Inizieremo già oggi, in serata, la visita al Parco Nazionale della Terra del Fuoco, che si estende intorno alla città di Ushuaia. 3° giorno) le pianure spazzate dal vento che arrivano a ridosso di Ushuaia sono punteggiate da uccelli e il lago Roco ospita alcune specie acquatiche di grande interesse. Potremo vedere branchetti di Tinami di Patagonia (uccelli affini alle nostre pernici) che scorrazzano nella steppa patagonica, e splendide Oche di Magellano, Oche testagrigia e Oche testarossiccia che brucano sulle torbiere (queste tre specie, a volte chiamate in italiano “bernaccia” appartengono al genere Chloephaga, endemico del Sudamerica e tipico delle aree più fredde ed impervie del continente). Sugli specchi d’acqua vedremo splendide specie come lo Svasso gigante, l’Anatra beccogiallo, il Fischione del Cile, l’Anatra crestata (che assomiglia un po’ alla nostra Anatra marmorizzata). In cielo volano rapaci come l’Avvoltoio tacchino, l’Aquila poiana pettonero, il Caracara meridionale, il Caracara chimango. Ma il rapace più atteso (non dovremmo aver difficoltà a vederne almeno uno) è il mitico Condor delle Ande. Lungo la costa potremo vedere limicoli e i nostri primi (di un’impressionante serie) uccelli marini: Cormorano imperiale, Cormorano di Magellano, Beccaccia di mare nerastra, Pavoncella meridionale, Stercorario del Cile, Gabbiano dei delfini, Gabbiano del kelp, Gabbiano monaco, Sterna del Sudamerica, Corriere pettorossiccio, Piro piro dorsobianco. Il Parco Nazionale della Terra del Fuoco è un mosaico di paesaggi spettacolari: laghi e torrenti, ghiacciai e praterie e, soprattutto, foreste di betulle (tre specie del genere Nothofagus, conosciute localmente con i nomi di ñire, lenga e coihue). Su questi alberi cercheremo lo splendido Picchio di Magellano, il più grande dei picchi sudamericani. Potremo vedere anche numerose altre specie, come il Parrocchetto australe, il Cinclode panciascura, il Corritronchi panciabianca, il Tordo australe, il Merlo australe, l’Elenia crestabianca, il Diucon, il Rayadito codaspinosa, il Lucarino mentonero, il Fringuello di sierra di Patagonia, il Fringuello giallo di Patagonia, il Passero collorossiccio. Se avremo fortuna potremo vedere il bellissimo Allocco zamperossicce. Il parco ospita anche venti specie di mammiferi; forse potremo vedere qualche piccola mandria di Guanachi (uno dei quattro Camelidi sudamericani). 4° giorno) dedicheremo l’intera mattinata al birdwatching nelle aree intorno ad Ushuaia, specificamente ad un’escursione sul ghiacciaio Martial, il migliore posto dell’area dove osservare il Tinocoro panciabianca (i Tinocoridi sono strani uccelli a metà strada tra i piccioni e le pernici) e Fringuello redini gialle, e all’immondezzaio (sic!) della città, ottimo sito per ammirare il Caracara golabianca. Nel pomeriggio ci imbarcheremo sulla Plancius, il vascello che sarà la nostra casa nei prossimi 46 giorni; inizieremo la navigazione attraverso il Canale di Beagle, uno stretto che separa l'Isola Grande della Terra del Fuoco a nord dalle piccole isole a sud. Il canale deve il suo nome al celebre vascello su cui Darwin visitò questa regione. In queste fredde acque potremo osservare da vicino migliaia di uccelli marini di diverse specie: il Pinguino di Magellano, l’Albatros sopraccigli neri, l'Ossifraga del Sud, il Petrello del Capo, il Fulmaro antartico, il Petrello tuffatore di Magellano, la Berta grigia, la Beccaccia di mare di Magellano, l'Anatra vaporiera di Magellano, uno strano incrocio tra un’oca ed un’anatra (il suo nome si riferisce al fatto che l’animale, incapace di volare, si muove sull’acqua pattinando con le ali ridotte a moncherini sollevando una nuvola di goccioline che assomiglia ad uno sbuffo di vapore) e l’Anatra vaporiera volatrice (l’unica di questo gruppo in grado di volare). Sulle rocce che frastagliano le sponde del canale stazionano anche grandi colonie di Otarie del Sudamerica, nelle quali gli statuari e criniti maschi controllano con attenzione il loro harem di femmine, più piccole e “glabre”. |
L'Oca di Magellano è una delle tre specie di "bernacce" (oche del genere Cloephaga) che potremo vedere in Patagonia, prima di imbarcarci per l'Atlantic Odyssey (© Danilo Lombardi) Il Picchio di Magellano è uno dei più bei picchi del mondo (© Serge Ouachée, Creative Commons 3.0 Unported) Il Guanaco è uno dei due Camelidi selvatici del Sudamerica (l'altro è la Vigogna, mentre Lama e Alpaca sono forme domestiche). Vedremo piccoli branchetti di questo grazioso mammifero correre sulla steppa patagonica (© Danilo Lombardi) L'Anatra crestata è diffusa in Sudamerica dalle lagune d'altura delle Ande fino alle coste della Tierra del Fuego; ne esiste una popolazione isolata alle Falklands. Come si può vedere assomiglia alla nostra Anatra marmorizzata (© Danilo Lombardi) |
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5° e 6° giorno) due giorni di navigazione nel Passaggio di Drake (conosciuto in spagnolo come Mar de Hoces), il corridoio di oceano vasto 800 km, tra Capo Horn e le isole South Shetland, le isole che incoronano la Penisola Antartica, l’artglio di ghiaccio che si estende verso nord-est dalla massa continentale antartica. Il Passaggio di Drake fu chiamato così in onore del corsaro Francis Drake: la sua flotta fu quasi cancellata dalle tempeste di Capo Horn nel settembre del 1758, ma l’unica nave sopravissuta, spinta a sud, scoprì la comunicazione tra gli oceani Atlantico e Pacifico. Capo Horn viene indicato convenzionalmente come il punto più meridionale del Sudamerica, ma non lo è in realtà poiché la terra all’estremo sud del continente è Capo Froward. Ma è il promontorio di Capo Horn, celebre per la perigliosità e tempestosità delle sue acque, ad essere entrato nella leggenda: esso venne doppiato per la prima il 26 gennaio 1616 dalla spedizione olandese di Willem Schouten e Jacob Le Maire, che lo battezzarono Kaap Hoorn in onore della città di Hoorn, luogo di nascita di Schouten. Lungi dall’essere una semplice navigazione, la traversata del Canale di Drake sarà una festa del seawatching e, mentre abbandoneremo le acque subantariche per entrare nelle fredde distese dell’oceano antartico, il numero di albatros e petrelli aumenterà ad ogni miglio marino percorso. Vedremo innumeri albatros, dall’enorme Albatros urlatore ai più piccoli Albatros sopraccigli neri, Albatros testagrigia, Albatros mantochiaro e Albatros reali (qualche Autore considera questa sottospecie, l’Albatros reale meridionale, una specie buona, separabile dall’Albatros reale settentrionale); vedremo le possenti Ossifraga del nord e Ossifraga del sud, il Fulmaro australe, il Petrello del Capo, il Petrello azzurro, i due (difficilissimi da distinguere l’un dall’altro) prioni, il Prione beccosottile e Prione antartico, il Petrello mentobianco, il Petrello piumoso, l’Uccello delle tempeste di Wilson, l’Uccello delle tempeste pancianera. Avremo naturalmente tempo per dedicarci alla teoria del birdwatching: documentarci con la ricca biblioteca di bordo e ascoltare le lezioni magistrali di naturalisti ed oceanologi dello staff di bordo. 7° giorno) al termine del lungo passaggio di Drake, raggiungeremo la regione settentrionale del Mare di Weddell, una gigantesca baia chiusa tra la Terra della Regina Maud ad est e la Terra di Graham ad ovest. Navigando tra immensi iceberg dai riflessi azzurri e rosati, vere e proprie torri di ghiaccio cesellate dal tempo e dal vento in mille bizzarre forme, cercheremo di sbarcare a Paulet Island, un isolotto situato all’estremo nord della Penisola Antartica. Effettueremo un’escursione su un rilievo collinare dove troveremo gli ultimi Pinguini di Adelia (siamo al termine della stagione riproduttiva e quasi tutti gli individui hanno abbandonato la colonia) e una colonia di Cormorani antartici. Visiteremo i resti della celebre spedizione Nordenskiöld, che avvenne al termine del XX° secolo. Tutti i toponimi dell’Antartide racchiudono storie di coraggio ed avventura (potremo leggere di queste spedizioni, di capitani coraggiosi, di tragedie di ghiaccio ed epiche esplorazioni nella biblioteca storica della nostra nave): Paulet Island, scoperta durante la spedizione britannica del 1839 - 1843 al comando di James Clark Ross, fu intitolata a Lord George Paulet, capitano della Royal Navy, James Weddell, fu un esploratore britannico che nel 1823 giunse fino alla latitudine di 74° S penetrando nella baia, James Robert George Graham fu il primo Lord dell’Ammiragliato britannico. Posati sugli iceberg o in volo frenetico intorno ad essi vedremo migliaia di Petrelli delle nevi (alcuni Autori hanno elevato al rango di specie, con il nome di Petrello delle nevi minore, la sottospecie di questa regione dell’oceano antartico). Questa regione dell’oceano è anche ricca di cetacei e potremmo aver la fortuna di veder “soffiare”, vicino alla nave, una Megattera o una Balenottera minore antartica. |
I petrelli sono per solito caratterizzati da piumaggi sobri, di vari toni di grigio. Il Petrello del Capo possiede invece una livrea riccamente marezzata di bianco e nero (© JJ Harrison, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported) L'Ossifraga del Sud, conosciuta anche come Petrello gigante del sud, è una delle due specie di ossifraghe, grossi uccelli pelagici a distribuzione circumpolare antartica. Potremo vedere quindi, nonostante il nome, anche l'Ossifraga del Nord (© Brocken Inaglory, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported) |
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8° giorno) navigheremo ancora tra spettacolari iceberg, il cui ghiaccio assume i diversi colori delle alghe, verde e blu, che li incrostano in parte. Oltre alle balene che abbiamo già citato, in questa parte dell’oceano avremo buone chances di vedere la possente Orca. Vedremo anche, adagiate mollemente sul pack, le temibili Foche leopardo, insieme a Foche di Weddell e Foche cancrivore; a debita distanza da esse potremo ammirare graziosi Pinguini dal collare. Oltre ai già visti Petrelli delle nevi, Fulmari australi e Petrelli del Capo, incontreremo Stercorari del Polo Sud, Stercorari bruni e graziose Sterne antartiche. Saliremo sugli Zodiacs per sbarcare sulla Penisola Antartica (a Brown Bluff e Hope Bay), dove vedremo da vicino il curioso Chione niveo, uno spazzino antartico che mangia ogni sorta di immondizia (è stato visto nutrisrsi di una tenia fuoriuscita dall’intestino di un pinguino!) e molti Pinguini papua. Sbarcheremo anche a Dundee Island, dove l’esploratore americano Lincoln Ellsworth sbarcò durante il suo volo transantartico, negli anni trenta del secolo scorso. 9° giorno) invertiremo oggi la rotta, dirigendoci a nord-est verso le isole South Orkney (Orcadi Meridionali in italiano). Migliaia di uccelli affollano i cieli antartici, e, oltre le specie già fin qui avvistate, potremo incontrare numerosi Petrelli antartici. Ma la sorpresa più grande potrebbe essere quella dell’avvistamento di qualche Pinguino imperatore, l’unica specie di pinguino che nidifica, in condizioni meterorologiche terribili, durante l’inverno antartico. Ci sono buone probabilità di vedere qualche individuo proveniente dalle colonie riproduttive del Mare di Weddell. 10° giorno) effettueremo un’escursione alle South Orkney, sbarcando a Signy Island, dove si trova la British Antarctic Survey Base, o su Laurie Island, dove la Scottish National Antarctic Expedition capitanata da William Speirs Bruce trascorse l’inverno del 1903 e fondò una stazione meteorologica, successivamente ceduta al governo argentino, che la gestisce tuttora. Le isole Orcadi Meridionali furono scoperte nel 1821 da due cacciatori di foche: l'americano Nathaniel Brown Palmer e il britannico George Powell. Powell chiamò l'isola maggiore Coronation perché era l'anno dell'incoronazione di Giorgio IV e si autodedicò l'arcipelago, che chiamò Powell Islands (il nome attuale fu attribuito da James Weddell, nel 1823). Durante lo sbarco sulle isole, avremo ottime opportunità di fotografare Pinguini dal collare e Pinguini di Adelia, Prioni antartici, Petrelli delle nevi, Petrelli del Capo, Sterne antartiche, Stercorari del Polo Sud. 11° giorno) intera giornata dedicata alla navigazione verso la Georgia del Sud; seguiremo quasi la stessa rotta che l’esploratore James Henry Shackleton seguì, nel 1916, con la sua James Caird (una scialuppa salvata dal naufragio dell’Endurance, la nave su cui compì la sua epica esplorazione dell’Antartide): Shackleton navigò, a bordo di una barca lunga sette metri riempita di mezza tonnellata di gallette e sacchi di sabbia per fare da zavorra, il tratto di oceano, conosciute per essere tra le acque più tempestose del mondo, tra Elephant Island e la South Georgia. Molti uccelli marini incrociano in queste acque e, tra le possibili nuove specie, ricordiamo il Petrello tuffatore comune, il Petrello tuffatore di South Georgia e il Prione fatato. |
Il Chione niveo è un bizzarro uccello tassonomicamente sistemato tra le gru e gli occhioni; è un vero e proprio spazzino antartico, potendosi cibare di qualsiasi scarto organico (© Danilo Lombardi) L'apparizione dell'alta pinna triangolare dell'Orca sarà fonte di emozione, sulla tolda della Plancius (© Danilo Lombardi) Vedremo foltissime colonie di Pinguini papua e... (© Danilo Lombardi) |
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12°/14° giorno) avremo tre giorni a disposizione per esplorare la South Georgia, la più spettacolare di tutte le isole subantartiche. Pare che il primo avvistamento della Georgia del Sud risalga all'aprile del 1675 quando Antony de la Roché, un commerciante londinese in viaggio da Lima a Londra incontrò a Capo Horn un forte maltempo che deviò la sua rotta. Avvistò un'isola montuosa con profonde baie che, secondo le descrizioni e a quelle latitudini, poteva essere solo la Georgia del Sud. L'isola fu anche avvistata nel 1700 dall'astronomo britannico Edmund Halley che però non poté sbarcare per il maltempo. Il primo a mettere piede sull'isola fu James Cook il 17 gennaio 1775: nonostante avesse liquidato la scoperta come "non degna di nota" la chiamò "isola di Georgia" in onore del re Giorgio III. South Georgia è davvero la più bella delle isole subantartiche: dominata dai 2915 metri del monte Paget, la superficie dell’isola è coperta da nevai e ghiacciai, interrotti da distese di muschi e praterie; le sue coste sono incise da fiordi e baie. Durante i numerosi sbarchi a terra, visiteremo alcune aree importanti dal punto di vista storico, come la stazione baleniera, oggi abbandonata, di Grytviken, dove i pinguini camminano indisturbati per le strade; come King Edwards Point, dove si trova la tomba di Shackleton; visiteremo, a Salisbury Plain, l'enorme colonia di Pinguini re e, ad Albatros Island nella baia di Isles, la colonia di Albatros urlatori. Prima di riprendere il mare, l'ultimo giorno, visiteremo Cooper Bay, dove si trovano due grandi colonie di Pinguini dal collare e Pinguini macaroni, oltre che una colonia di Albatros mantochiaro. Esploreremo anche Gold Harbour, dove ci saranno buone opportunità di vedere Elefanti marini meridionali e Otarie del Sud, e concluderemo le escursioni nell'isola visitando il magnifico fiordo Drygalski e la spettacolare baia Larsen. Nelle acque intorno all'isola potremmo vedere altre specie di uccelli marini, come l’Albatros testagrigia, l’Ossifraga del Sud, lo Stercorario antartico, il Cormorano di South Georgia, lo Stercorario mezzano, il Labbo, la Sterna antartica, il Prione fatato, il Petrello tuffatore di South Georgia, il Petrello tuffatore comune. Sulla terraferma cercheremo l'unico endemismo dell'isola, la Pispola di South Georgia, e la sottospecie locale del Codone beccogiallo, che alcuni Autori considerano specie valida. 15°/19° giorno) cinque giorni di navigazione per raggiungere l’isola di Gough, la prima dell’eccezionale sequenza di isole e arcipelaghi atlantici della nostra straordinaria Odissea. Subito a nord della South Georgia attraverseremo la Convergenza Antartica, e cioé la linea di demarcazione tra le fredde acque antartiche e quelle relativamente calde subantartiche; entrando in queste acque, la temperatura si alza anche di dieci gradi in poche ore e, sempre in poche ore, il mare si popola di una moltitudine di uccelli marini e cetacei; molte delle specie viste fino ad ora rimarranno con noi, ma molte nuove appariranno e godremo di uno spettacolare seawatching.Tra le “nuove” specie menzioniamo: Albatros beccogiallo (della sottospecie atlantica, considerato da molti, ma non da Clements, specie buona, distinta dall’Albatros beccogiallo indiano), Albatros fuligginoso, Petrello aligrandi, Petrello delle Kerguelen, Petrello dell’Atlantico, Berta dell’Atlantico, Uccello delle tempeste panciabianca, Uccello delle tempeste dorsogrigio, Labbo, Labbo codalunga, Stercorario mezzano. Nella parte finale della navigazione, in prossimità dell’isola di Gough, vedremo l’Albatros di Tristan (per ora solo sottospecie dell’Albatros urlatore), il Petrello dagli occhiali, la Berta minore fosca (sottospecie elegans, caratterizzata da un più esteso cappuccio nero, sulla via del riconoscimento come specie buona), l’Uccello delle tempeste facciabianca. Anche la superficie dell’oceano terrà desta la nostra attenzione, poiché sono diverse le specie di cetacei che incrociano in queste acque: Megattera, Balenottera comune, Balenottera boreale, Lagenorinco crociato, Mesoplodonte di Gray, Mesoplodonte di Layard, Iperodonte australe. |
... simpatici Pinguini dal collare (© Justbirds) |
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20° giorno) oggi saremo nelle acque territoriali dell’isola di Gough, la prima del rosario di isole (molto sgranato, in verità) atlantiche che vanno da Gough, appunto, a Cabo Verde, via Tristan da Cunha, Sant’Elena e Ascensione. Gough è un paradiso di uccelli marini e possiede, inoltre, due specie endemiche terrestri. Sull’isola non è permesso sbarcare, ma i nostri Zodiacs ci porteranno così vicino alle sue rive che avremo ottime opportunità di vedere la Gallinella di Gough e il Fringuello di Gough. L'isola di Gough è conosciuta anche come isola Gonçalo Alvares dal nome del navigatore portogese Gonçalo Alvares che la scoprì all'inizio del XVI secolo. Dopo la scoperta cadde nell’oblio fino quando venne riscoperta nel 1731 dal capitano inglese Charles Gough, della nave "Richmond", che ne precisò le coordinate geografiche. L'isola, disabitata ad eccezione di una stazione meteorologica, fa parte dei Territori britannici d'oltremare e dipende dall'isola di Sant'Elena, sebbene situata a grande distanza da essa (amministrativamente il territorio è definito Saint Helena, Ascension e Tristan da Cunha). Gough è di origine vulcanica, è circondata da ripide scogliere, che si elevano dai 300 m fino ai 450 m sul mare, con poche spiagge molto strette. L'isola è uno degli ecosistemi meglio preservati del mondo: in essa infatti non esistono mammiferi “alieni” (è stato introdotto soltanto il Topo domestico, che non rappresenta un pericolo per le due specie terrestri endemiche), non vi è alcuna specie di uccelli introdotta e sono pochissime le specie vegetali non endemiche dell’isola. Nel 1995 l'isola è stata inserita dall'UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell'umanità. Anche se non potremo sbarcare su Gough, potremo vedere tutte le venti specie di uccelli pelagici che nidificano sull’isola in numeri enormi (non è dato di conoscere il numero preciso, ma si pensa che l’ordine di grandezza sia di molti milioni); li vedremo volare da e verso i loro nidi, a caccia di pesce. Gough ospita 150.000 coppie di Pinguino di Tristan, endemico delle isole subantartiche atlantiche, 1.500 coppie di Albatros urlatore (la sottospecie dabbenena, Albatros di Tristan, è già considerata specie buona da molti Autori), 5.000 coppie di Albatros beccogiallo atlantico, 5.000 coppie di Albatros fuligginoso, 100.000 coppie di Prione beccolargo, 20.000 coppie di Petrello delle Kerguelen, 50.000 coppie di Petrello piumoso, 20.000 coppie di Petrello dell’Atlantico, 5.000 coppie di Petrello aligrandi, 10.000 coppie di Petrello grigio, 300.000 coppie di Berta dell’Atlantico, 10.000 coppie di Berta minore fosca “subantartica” (sottospecie elegans), 10.000 coppie di Uccello delle tempeste dorsogrigio, 10.000 coppie di Uccello delle tempeste facciabianca, 500 coppie di Sterna antartica. Sull’isola nidificano anche Noddy bruni e Stercorari bruni (la locale sottospecie nidifica solo a Gough e Tristan da Cunha ed è considerata da alcuni Autori come specie buona, Stercorario di Tristan). Dagli Zodiacs potremo vedere anche numerose Otarie subantariche e qualche Elefante marino meridionale. Il Fringuello di Gough è chiamato anche Zigolo di Gough, e non è in realtà né l’uno né l’altro (i dubbi tassonomici sono confermati dal fatto che alcuni Autori lo inseriscono nella famiglia degli Emberizidae, altri nei Thraupidae, e cioè le tanagre dei neotropici); è comunque una bellissima specie in imminente pericolo di estinzione: speriamo di poterla vedere durante la circumnavigazione dell’isola. L’altro endemismo terrestre, la Gallinella di Gough, ha anch’essa una tassonomia complessa: Clements la considera una sottospecie della Gallinella di Tristan (e così la chiama), che si estinse su Tristan da Cunha nel 1900; pur se molto, molto simile alla nostra Gallinella d’acqua, la sua osservazione sarà molto emozionante. |
Il Petrello grigio è un'altra specie della lunga lista di pelagici del nostro viaggio (© JJ Harrison, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported ) Il piumaggio dei noddy, specie di sterne distribuite prevalentemente nelle aree tropicali e temperate, ha aspetto vellutato e riflessi sericei. Durante il nostro viaggio vedremo grandi colonie di Noddy bruni (illustrati) e Noddy neri (© Gregg Yan, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported) |
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21°/23° giorno) raggiungeremo l’arcipelago di Tristan da Cunha, a nord-est di Gough, e avremo quasi tre giorni interi per visitarne le tre isole principali: Tristan da Cunha, Inaccesible e Nightingale. Dal punto di vista amministrativo è un territorio britannico d’oltremare e dipende, come Gough, da Sant’Elena. Situata a 2816 km da Cape Town e 3360 km dal Sudamerica, Tristan da Cunha è uno degli insediamenti umani più remoti al mondo. Sbarcheremo con certezza su Tristan e tenteremo di sbarcare anche sulle altre due isolette: nelle precedenti Odissee solo pochissime volte i marosi hanno reso impossibile lo sbarco agli Zodiacs. La popolazione umana di Tristan da Cunha, 280 anime, è un mosaico di gente discendente dai forzati, schiavi, naufraghi dei secoli scorsi, un caleidoscopio di storie ed avventure che si è cristallizzato nell’orgoglio degli isolani di appartenere a questo fazzoletto di terra in mjezzo all’oceano; tanto che nel 1963, dopo che, nel 1961, l’eruzione vulcanica del Queen Mary’s Peak costrinse l’intera popolazione ad abbandonare l’isola per il Regno Unito, l’intera popolazione decise di fare ritorno a Tristan per ricostruire lì la loro vita. L’isola, scoperta dal navigatore portoghese Tristão da Cunha nel 1506, ha un diametro di soli 12 km ed è quasi completamente montagnosa, ad eccezione delle aree nord-occidentali, dove sorge il capoluogo dal suggestivo nome di Edinburgo dei Sette Mari, di cui visiteremo il piccolo ufficio postale dove vengono emessi francobolli molto ambiti dai collezionisti. Tristan ospita grandi colonie di Albatros beccogiallo atlantico e Albatros fuligginoso, ma potremo vedere anche Stercorari bruni e Sterne antartiche. A metà del secolo scorso un piccolo numero di Gallinelle di Gough fu reintrodotto a Tristan e avremo buone opportunità di una visione più ravvicinata di questo endemismo, che a Gough abbiamo potuto vedere solo dagli Zodiacs. L’isola di Nightingale, del diametro di soli 2.5 km, ospita una immensa colonia (tre milioni di coppie!) di Berta dell’Atlantico, oltre a grande concentrazioni di Pinguini saltarocce, Albatros beccogiallo atlantici, Prioni beccolargo, Uccelli delle tempeste facciabianca, Petrelli tuffatori comuni. Se riusciremo a sbarcare potremo vedere i tre endemismi dell’isola: il Fringuello di Nightingale, il Tordo di Tristran e il Fringuello di Wilkins. Le prime due specie sono abbastanza comuni e facili a vedersi (vivono nelle aree più periferiche dell’isola); il Fringuello di Wilkins, invece, frequenta solo le aree più elevate dell’altopiano centrale, su cui dovremo arrampicarci per avere buone chance di vederlo; l’incontro con questo piccolo passeriforme varrà da solo lo sforzo dell’arrampicata, ma, come premio accessorio, potremo godere della fantastica vista, a pochi metri, degli Albatros beccogiallo sul nido e delle Berte dell’Atlantico che entrano ed escono dalle loro tane. Il nome dell’isola Inaccessible è spiegato dalla conformazione delle coste, caratterizzate lungo il quasi intero perimetro da scogliere a picco sull’oceano; fortunatamente esistono due spiagge dove gli Zodiacs potrebbero, in condizioni meteorologiche favorevoli, attraccare. Quest’isola, dichiarata riserva naturale nel 1997, è la patria del più piccolo Rallide del mondo, il Rallo di Inaccessible, grande solo 17 centimetri. Pur essendo valutato “vulnerabile” dalla lista rossa della IUCN, dell’animale esistono sull’isola circa 8400 individui (ma nonostante questo dobbiamo essere molto fortunati per vedere questo “topolino” sgusciare tra l’erba alta dell’isola). 24°/27° giorno) navighiamo verso nord, abbandonando le acque subantartiche per entrare nelle calme e calde acque tropicali. Oltrepasseremo il Tropico del Capricorno per raggiungere la prossima isola, Sant’Elena. Noteremo come la comunità di uccelli marini cambi drasticamente: albatros e petrelli tipici delle acque subantartiche lasciano il posto a Petrelli di Bulwer, Uccelli delle tempeste di Castro, Fetonti beccorosso, Sule mascherate. In acqua potremmo vedere il gigantesco Capodoglio. 28°/30° giorno) Sant’Elena è famosa, naturalmente, perchè fu sede dell’esilio di Napoleone Bonaparte, che durò dal 1815 fino alla morte avvenuta nel 1821; e naturalmente faremo visita ai luoghi “napoleonici”. L’isola, che fa parte dei territori britannici d’oltremare (Gough, Tristan da Cunha e Ascension ne sono dipendenze amministrative) è abitata da circa 4.000 persone. Sant’Elena fu scoperta il 21 maggio 1502 dal navigatore galiziano João da Nova durante il suo viaggio di ritorno dall’India al Portogallo (all’andata aveva scoperto l’isola di Ascension, nostra successiva tappa): battezzò l’isola col nome di Sant'Elena di Costantinopoli. L'isola si estende per 16 km di lunghezza e 12 km di larghezza massima; come molte delle altre isole atlantiche, Sant’Elena è di origine vulcanica, costituita dalla parte emersa di un antico vulcano sottomarino, il cui cratere scende a picco sul mare da tre lati, mentre il quarto lato si trova pressoché all'altezza del livello del mare. La cima più alta è il Diana's Peak, alto 824 m, da cui scendono ripide verso il mare strette e profonde vallate. Il capoluogo dell’isola è Jamestown ed inizieremo la visita dell’isola proprio da qui; i cieli della capitale, e di quasi tutta l’isola, sooo pieni di voli delle graziosissime Sterne bianche, a cui fan da contrappunto, con il loro piumaggio scuro, Sterne fuligginose, Noddy neri e Noddy bruni. Faremo un sopralluogo a Deadwood Plain, il posto migliore per ammirare il grazioso Corriere di Sant’Elena, l’unico endemismo terragnolo dell’isola. Questa specie ha sofferto un drastico declino nelle scorse decadi e oggi IUCN valuta questo limicolo criticamente minacciato, stimandone la popolazione a 350 individui circa. Tutte le altre specie che vedremo sull’isola sono state introdotte dall’uomo; vedremo per esempio la Maina comune, il Fody del Madagascar, il Fagiano comune, il Passero di Giava, l’Estrilda comune, il Canarino giallo. Effettueremo una visita a qualcuno dei numerosi isolotti che circondano Sant’Elena, su cui nidificano Uccelli delle tempeste di Castro, Fetonti beccorosso, Sule mascherate e Sule fosche. Nelle acque dell’arcipelago incrociano diverse specie di cetacei e potremo vedere branchi di Tursiopi, eleganti Stenelle pantropicali, Delfini dentirugosi ed enormi Squali balena (pesci, questi ultimi, naturalmente). 31° e 32° giorno) due giorni di navigazione, ancora verso nord, verso la prossima destinazione, l’isola di Ascensione. Oltre alle specie viste negli ultimi giorni, potremmo incontrare Berte maggiori e Uccelli delle tempeste codaforcuta. Ci sarà tempo per le letture (naturalistiche e non) e per ascoltare le conferenze naturalistiche dei biologi di bordo. |
La Gallinella di Gough, molto simile, come si può vedere, alla nostra Gallinella d'acqua, è un endemismo dell'arcipelago di Tristan da Cunha. Nonostante la popolazione della specie sia di circa 2.500 coppie, il ristrettissimo areale e la storia della congenere Gallinella di Tristran, estintasi nel 1900, tiene i conservazionisti sempre all'erta (© A.J. Beintema, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported) |
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33° e 34° giorno) l'isola di Ascensione, uno dei territori britannici d’oltremare, ha una forma regolare e si estende per una superficie di 91 km². La maggior parte dell'isola è occupata dalla mole di un picco vulcanico della dorsale medio atlantica e dalle sue colate laviche. Si crede che il primo a scoprire l'isola sia stato l'esploratore galiziano-portoghese João da Nova nel 1501, ma il primo avvistamento certo avvenne nel 1503 per opera del navigatore portoghese Afonso de Albuquerque, che battezzò l'isola basandosi sul calendario cattolico (ricorreva quel giorno la festa dell'Ascensione). L’isola possiede una vegetazione lussureggiante, anche se costituita interamente da piante introdotte, soprattutto ibischi, casuarine e bouganvillea. Anche le cinque specie di uccelli terrestri sono tutte introdotte: Francolino collorosso, Maina comune, Canarino giallo, Estrilda comune e Passera domestica. Ma non saranno certo le specie terragnole a catalizzare la nostra attenzione, bensì gli uccelli marini; visiteremo Wideawake Fairs, un’area dove troveremo una colonia di Sterne fuligginose, che può contare anche un milione di coppie! Il pezzo forte della nostra permanenza ad Ascensione sarà comunque la gita in Zodiac al’isola di Boatswain Bird, dove nidifica la quasi totalità della popolazione mondiale della Fregata di Ascensione (10.000 individui). Su quest’isoletta, della dimensione di soli tre ettari, nidificano anche l’Uccello delle tempeste di Castro, il Fetonte codabianca, il Fetonte beccorosso, la Sula mascherata, il Noddy nero, la Sula zamperosse, la Sula fosca e la Sterna bianca. Le spiagge dell’isola sono utilizzate, tra gennaio e maggio, dalle Tartarughe verdi per depositare le uova; effettueremo un’escursione serale per ammirare le tartarughe uscire dall’acqua ed arrancare sulla sabbia per la deposizione. I passeggeri che non proseguiranno nella ulteriori tappe del viaggio si imbarcheranno sul volo della RAF per l’Inghilterra: sbarco a Brize Norton, da cui saranno trasferiti via terra a Londra, per il pernottamento. Il giorno successivo volo Londra – Milano, arrivo in Italia e fine dell’Odissea. |
L'intera popolazione mondiale della Fregata di Ascension nidifica sull'isolotto Boatswain Bird, vicino all'isola di Ascensione, dove la specie è stata sterminata da gatti e ratti introdotti dall'uomo e, naturalmente, dall'uomo stesso (© Drew Avery, Creative Commons Attribution 2.0 Generic) |
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35°/39° giorno) un lungo tratto di navigazione da Ascensione all’arcipelago di Capo Verde. Le temperature saliranno man mano che ci avvicineremo alle isole. Così come nelle precedenti lunghe traversate, avremo tempo per leggere, ascoltare e rilassarci, oltre che, naturalmente passare molto tempo sul ponte per fotografare gli uccelli e i cetacei che si avvicineranno alla nave. Le specie tipiche delle acque equatoriali sono la Berta maggiore, il Petrello di Bulwer, l’Uccello delle tempeste di Castro, l’Uccello delle tempeste codaforcuta, la Sterna artica, il Gabbiano di Sabine e il Labbo codalunga (le ultime tre specie in migrazione verso i quartieri di nidificazione dell’Artico). Potremmo vedere qualche cetaceo interessante, come la Stenella musolungo, la Stenella climene (uno dei delfini meno conosciuti), il Globicefalo pinnecorte. La sera del 39° giorno saremo in vista dell’arcipelago di Capo Verde, dove vivremo uno splendido mix di uccelli terricoli e marini. 40° giorno) l’arcipelago di Capo Verde, che si estende nell’Atlantico a 450 km ad ovest delle coste africane del Senegal, è l’area più sudoccidentale del Paleartico Occidentale. Come tutte le regioni che hanno mantenuto per lunghi periodi un isolamento dalle masse continentali, nelle isole si sono sviluppate forme endemiche: a noi birdwatcher naturalmente interessano gli endemismi con le ali (ma non gli insetti), e a Capo Verde troveremo quattro bestiole esclusive dell’arcipelago: il Rondone di Alexander, l’Allodola di Razo, la Cannaiola di Capo Verde e la Passera di Capo Verde. I recenti sommovimenti tassonomici hanno portato alla possibilità di “ticcare”, a Capo Verde, altre tre specie che fino a poco tempo fa erano solo sottospecie: la Berta di Capo Verde (precedentemente Berta maggiore), la Berta di Boyd (precedentemente Berta minore fosca) e l’Uccello delle tempeste di Capo Verde (precedentemente Uccello delle tempeste di Castro). Vivono poi nell’arcipelago quattro rapaci che probabilmente, molto probabilmente, saranno presto specie buone: il Gheppio negletto, una forma di gheppio davvvero diversa dal nostro comune gheppio, confinato alla sola isola di São Nicolau, e il Gheppio di Alexander, più diffuso, ma anche questo molto caratteristico (anch’esso sottospecie del Gheppio comune); ai due, diciamo così, sottogheppi, si aggiunge la sottospecie bannermani della Poiana eurasiatica e la sottospecie madens del Falco pellegrino. Esiste in realtà un altro rapace “strano”, e cioè il Nibbio reale: la piccola popolazione della sottospecie capoverdiana fasciicauda, oggi estinta, era però probabilmente un ibrido con il Nibbio bruno. Infine, la piccolissima colonia di Aironi rossi di Santiago (la più grande delle isole) ha il suo grande interesse, perché la sottospecie bournei potrebbe presto essere qualificata come specie a tutti gli effetti (sarebbe conosciuta come Airone di Bourne). Bene, descritte le delizie ornitologiche per il twitcher, rimane da dire che a Capo Verde è possibile fare un seawatching eccezionale e, oltre alle specie suddescritte, potremo ammirare Fregate magnifiche, Fetonti beccorosso, Petrelli di Bulwer, Petrelli di Fea, Uccelli delle tempeste facciabianca, Sule fosche. Rimandiamo al viaggio espressamente dedicato a Capo Verde per il birdwatching completo sull’arcipelago. Nell’economia della nostra Odissea, sbarcheremo solo a Santiago e quindi non potremo vedere tutti gli endemismi delle isole, ma è possibile, per chi lo desidera, fermarsi qualche giorno nell'arcipelago, così da visitare, oltre a Santiago, anche Boavista e Sao Nicolau, e avere così la possibilità di vedere tutte le specialità ornitiche dell'arcipelago. 41° giorno) lo sbarco a Praia, capoluogo di Santiago, è previsto per le nove di mattina e quindi ci sarà tempo, dopo aver salutato l'equipaggio e i compagni di crociera, di effettuare un'escursione sull'isola, a tutte le aree ornitologicamente interessanti. Santiago è la più vasta delle isole dell’arcipelago ed è caratterizzata da un clima più umido e da precipitazioni più intense. Queste condizioni rendono conto della vegetazione dell’isola, relativamente più lussureggiante rispetto alle regione settentrionale dell’arcipelago. L’ospite alato più illustre dell’isola è l’Airone rosso di Capo Verde (o Airone di Bourne), una sottospecie del comune Airone rosso, localizzata all’isola di Santiago; l’unica colonia di Santiago si trova a Liberão, una località situata nella valle Ribeira Montanha, ed è costituita da un numero così ridotto di individui che questa (sotto)specie è altamente minacciata ed è soggetta ad uno speciale programma di conservazione a cura di Wetlands International e del governo di Capo Verde. Il privilegio di vedere questo animale sarà tanto grande quanto il rispetto con cui ci manterremo a debita distanza dalla colonia per non disturbarla. Un’altra specie interessante di Santiago è uno dei pochi endemismi dell’arcipelago: la Cannaiola di Capo Verde, che cercheremo nei canneti e nei boschetti dell’isola. Sarà più facile trovare la ben più comune Passera di Capo Verde, che dovremo riconoscere dalle numerose Passere sarde che alla prima specie spesso si mescolano. La città stessa di Praia e i suoi sobborghi sono interessanti per il birdwatching: stormi di endemici Rondoni di Alexander sfrecciano sulle case, insieme a ben più indolenti Corvi collobruno; nei parchi cittadini è possibile trovare Martin pescatori testagrigia ed Estrilde comuni (specie africane), insieme a più comuni Capinere e Sterpazzole di Sardegna; lungo la costa e sulle lagune dell’interno si possono incontrare Aironi cenerini, Garzette comuni, Piro piro piccoli, Pantane eurasiatiche, Voltapietre, Chiurli piccoli e, a volte, specie più rare come la Garzetta gulare e la Sula fosca; i Gabbiani reali che incrociano le coste dell’isola appartengono alla sottospecie atlantis. Ispezioneremo i campi nei pressi dell’aeroporto per vedere se, oltre a sentirne il secco trisillabico richiamo, potremo vederne allo scoperto l’autore, la Quaglia comune; quest’area è anche frequentata da numerose Faraone comuni. Potremmo avere la fortuna di trovare un posatoio diurno della sottospecie capoverdiana del Barbagianni comune (forse specie buona in un prossimo futuro!). Esploreremo le montagne dell’interno dove avremo buone opportunità di vedere le sottospecie capoverdiane (bannermani) della Poiana eurasiatica, estremamente localizzata e presente nell’arcipelago, oltre che a Santiago, solo a Santo Antão. Due altri rapaci, due falchi, sono degni di attente ricerche: il Gheppio di Alexander, cioè la sottospecie capoverdiana (alexandri) del Gheppio comune, che forse potrebbe essere elevata in un prossimo futuro al rango di specie, così come il Falco pellegrino (sottospecie madens a Capo Verde). Meno carismatico, ma interessante (quanto meno perché qui saremo certi della sua autentica selvaticità) è il Piccione selvatico (qui della caratteristica sottospecie atlantis). Ci spingeremo fino alle scogliere del nord dell’isola, dove, vicino a Tarrafal, vedremo una piccola colonia di Fetonti beccorosso. La recente costruzione di una diga nell’area di São Lourenço dos Orgãos area, diga chiamata Barragem de Poilão, ha generato habitat che hanno richiamato specie abbastanza rare per l’arcipelago, come la Gallinella d’acqua, il Tarabusino comune e il Mignattaio e dove sono state avvistate tutte le rarità più interessanti degli ultimi anni. Visiteremo anche le lagune di Pedra Badejo, che, quando il livello d’acqua è sufficiente, ospitano limicoli e anatre migratrici e che rappresentano uno delle poche aree di nidificazione del Fratino su Santiago. 42° giorno) ci trasferiremo all'aeroporto, dove ci imbarcheremo alle ore 1.00 sul volo per TAP per Lisbona, con arrivo nella capitale lusitana alle ore 7.00. Da qui imbarco in mattinata per Milano Malpensa. Arrivo in Italia e fine del viaggio. |
La Passera di Capo Verde è l'endemismo più diffuso dell'arcipelago (© Mauro Bailo) |