Regioni zoogeografiche Il Falco pescatore (sopra) è una specie cosmopolita, e cioé vive in tutte le regioni zoogeografiche (è assente solo in Antartide e alle latitudini più alte dell'Artico (© Alan D. Wilson, Creative Commons 3.0 Unported). All'estremo opposto delle dimensioni dell'areale stanno le specie endemiche: l'Allodola del Liben (qui sotto), vive esclusivamente in un fazzoletto di terra del sud dell'Etiopia (ma leggi anche il testo) ed è quindi presente in una sola regione zoogeografica, quella afrotropicale (© Michael Sammut) Dove andiamo a fare birdwatching? Se lo facciamo a casa nostra, qui in Italia o dovunque in Europa, siamo nel Paleartico Occidentale, nella regione zoogeografica del Paleartico Occidentale. Che cos'è e perchè è importante una regione zoogeografica? Una regione zoogeografica, chiamate più propriamente ecozona o regione biogeografica, è una macroregione caratterizzata da specificità faunistiche e floristiche, specificità dovute a fattori geografici o ambientali. E' chiaro come il termine ecozona sia più preciso in quanto per zoogeografia si intende la branca della biogeografia che studia solo la distribuzione delle specie animali rispetto al territorio, così come la fitogeografia studia solo le comunità vegetali del territorio. Se vogliamo essere precisi e restrittivi le ecozone che interessano a noi birder dovrebbero essere chiamate regioni ornitogeografiche. Le regioni ornitogeografiche sono di grande interesse per i birder, in relazione alle comunità di uccelli che ospitano. Nella pianificazione di un viaggio di qui o di là dall'Atlantico, a nord o a sud dell'Equatore, dovremmo studiarci, prima di partire, quali sono gli uccelli che vivono nell'ecozona che intendiamo esplorare, con particolare approfondimento delle famiglie endemiche (vedremo poi che cos'è un endemismo, concetto che appare in numerose pagine di Ornitour.it)
Le ecozone del globo sono le seguenti. Paleartico o ecozona paleartica: tutta l'Eurasia non tropicale e l'Africa settentrionale; Neartico o ecozona neartica: America Settentrionale, inclusi Messico settentrionale e Groenlandia Indomalesia o ecozona indomalese: India e Sud-est Asiatico Australasia o ecozona australasiatica: Australia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda Ecozona neotropicale: Messico meridionale, Caraibi, America Centrale e America Meridionale Ecozona afrotropicale o etiopica: Africa non mediterranea, Penisola Arabica meridionale, Madagascar Ecozona oceanica: Polinesia, Micronesia e Melanesia (tutti gli arcipelaghi del Pacifico occidentale e centrale) Ecozona antartica: costituita essenzialmente dall'Antartide e dalle acque circostanti. Il WWF divide le ecozone in sottounità, la descrizione delle quali esula dagli scopi di questa pagina, ma, a titolo di esempio, il Neartico è diviso in: Zolla Canadese, Nordamerica Orientale, Messico Settentrionale, Nordamerica Occidentale. Due di queste sottounità sono particolarmente importanti per il birding, perchè hanno un alto tasso di uccelli endemici, il Madagascar e la Wallacea, di cui vi risparmio dettagli, che potrete trovare, qualora vi interessino, sulle rispettive voci di Wikipedia. Bene, una semplice occhiata al nostro stivale e ci accorgeremo che siamo al centro della regione occidentale del Paleartico. E in effetti il Paleartico è ulteriormente diviso in Paleartico Occidentale (Europa, Nordafrica e Vicino Oriente) e Paleartico Orientale (tutta l'Asia non tropicale, Medio Oriente, tutte le repubbliche dell'ex-Unione Sovietica, Mongolia, Giappone e tutta la Cina non tropicale). Le due parti del del Paleartico sono separate di monti Urali e questo mi permette di esprimere un altro concetto e cioè che le ecozone sono separate tra loro da barriere naturali in forma di deserti (ad esempio il Sahara tra Paleartico e Afrotropici), masse d'acqua (ad esempio l'Oceano Atlantico tra Paleartico e Neartico, o tra Afrotropici e Neotropici), catene montuose (ad esempio l'Himalaya tra Paleartico e Indomalesia). Ritengo che si possa fare un birdwatching professionale (mi si perdoni l'ossimoro) anche cominciando ad andare ad osservare i pappagalli dell'Amazzonia, ma a mio parere sarebbe più utile per il neofita cominciare a menare binocolo e cannocchiale nella nostra regione di residenza. Ci si avvicinerà al mondo degli uccelli con gradualità, cominciando ad imparare a riconoscere le specie della nostra terra, senza essere sopraffatti dall'enorme numero di specie tipiche, ad esempio, delle zone tropicali. I biomi presenti nel Paleartico sono infatti quelli più poveri di specie ornitiche. Naturalmente vi chiederete che cos'è un bioma e, senza scendere in dettagli superflui, è sufficiente sapere che un bioma è un'ampia porzione di biosfera (insieme delle zone della Terra in cui le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita) individuata e classificata in base al tipo di vegetazione dominante. Quindi biomi sono il deserto, le mangrovie, la foresta pluviale, la savana. Lo stesso bioma può essere presente in diverse ecozone (ad esempio le foreste pluviali tropicali sono distribuite dai Neotropici all'Australasia, attraverso gli Afrotropici e l'Indomalesia). Tra i biomi presenti nel Paleartico ricordo la tundra, la taiga, la vegetazione mediterranea e la foresta temperata, tutti habitat poveri di specie di uccelli. I biomi più ricchi sono le foreste pluviali tropicali e subtropicali. A titolo di esemplificazione ricordo che l'avifauna del Paleartico conta 1655 specie su 54.1 milioni di kmq, mentre il solo Sudamerica (la parte più estesa dei Neotropici) conta 3426 specie su 19 milioni di kmq! Rimane da spiegare che cos'è un endemismo, e cosa il cosmopolitismo, suo esatto contrario (anche se dal punto di vista semantico i due termini potrebbero sovrapporsi, e vedremo poi come). Vale la pena di saperlo perchè ogni viaggio di Ornitour enfatizza la ricerca degli uccelli endemici, che rappresentano sempre le prede più ambite del tour. Questo semplicemente perchè l'endemismo è il fenomeno per cui una specie animale (ma anche vegetale) è esclusiva di un dato territorio. Tecnicamente il termine endemismo si può applicare anche a territori vastissimi, come interi continenti (per esempio i tucani sono endemici dell'America Centrale e Meridionale), ma risultano molto più interessanti, dal punto di vista del birding-turismo, gli endemismi relativi ad areali molto ristretti come quelli insulari. Se l'areale di una specie endemica è così vasto da coprire tutto il mondo, siamo in presenza di un endemismo... cosmopolita, il che naturalmente è un ossimoro, poichè una specie diffusa in tutto il globo non è andata soggetta in alcun modo agli eventi che hanno portato alla sua distribuzione più o meno ristretta. Come già accennato gli endemismi che ci interessano sono quelli estremamente localizzati, come i già accennati endemismi insulari o quelli legati ad un particolare habitat che, per vari motivi evolutivi e socioantropologici, può essere ridotto a pochi chilometri quadrati; la specie endemica più rara e localizzata a tal riguardo è l'Allodola del Liben, che vive solo ed esclusivamente in una prateria di 30 kmq nel sud dell'Etiopia (*); potrete ammirare questa rarissima allodola nei due Ornitour 2015/2016 in Etiopia: Etiopia Classica e Gran Tour dell'Etiopia. Così come specie endemiche esistono anche raggruppamenti tassonomici più grandi caratterizzati da endemismo. Il raggruppamento più importante per noi birder è la Famiglia (ci sono lister, inclusi noi di Ornitour, che compilano la lista delle famiglie di cui hanno osservato almeno una specie). Anche a questo riguardo i continenti con biomi di foresta pluviale sono i più ricchi: l'Africa ad esempio conta 15 famiglie endemiche, mentre il nostro Paleartico ne ha una sola (i Prunellidae, le passere scopaiole).
(*) aggiornamento 2015. Le recenti revisioni tassonomiche hanno portato al lumping di Heteromirafra sidamoensis (le popolazioni che vivono nelle piane del Liben nel sud dell'Etiopia) e Heteromirafra archeri Archer's Lark, che vivono sugli altipiani del nord-ovest della Somalia (in italiano questa specie era conosciuta come Allodola di Archer); gli studiosi non hanno trovato alcuna differenza genetica tra le due popolazioni e hanno inglobato la prima specie nella seconda. Come conseguenza anche il nome italiano della specie è cambiato in Allodola di Archer (nonostante Clements continui a chiamarla Liben Lark); l'eponimo prevale sul toponimo in quanto quest'ultimo sarebbe geograficamente incompleto. |