Famiglie della Classe Aves: il diario di Ornitour & altre notizie |
Una delle numerose attività in cui indulgono i birdwatcher, sempre intenti a giocose gare di abilità e collezionismo, è quella di tenere un diario delle specie osservate nel corso della propria vita (lifelist). Bene, chi non ha il tempo e il denaro della povera Phoebe Snetsinger (e si spera neanche la sua sfortuna), grandissima birdwatcher che, prima di morire in un incidente stradale in Madagascar, riuscì a vedere circa novemila specie di uccelli (anedotticamente l'ultima specie che vide prima di morire fu la Vanga spallerosse, una specie malgascia descritta solo nel 1997 e che la poverina si stava appunto accingendo a "ticcare"), si può divertire nel compito relativamente più facile di vedere almeno un esponente di ciascuna delle 235 famiglie della classe Aves, un cimento a cui partecipano sempre più appassionati di birdwatching. Il numero di 235 è quello proposto nella classificazione di Clements, quella ufficiale di Ornitour, ma che non è universalmente accettata da tutti i tassonomisti. Le sempre migliori tecniche di studio genetico sui vari DNA della cellula, insieme alla scoperta di nuove specie porterà sicuramente a rivoluzioni, più o meno grandi, nella sequenza tassonomica della Classe Aves, con il conio di nuove famiglie, la cancellazione di famiglie obsolete e spostamenti di specie da una all'altra di esse, con conseguenti stravolgimenti, in ogni caso, della propria personale family-list. Ma intanto la nostra scelta ricade sulla lista di Clements, che ha inoltre il vantaggio di essere aggiornata in rete ogni anno. Per alcune specie dalle oscure connotazioni tassonomiche, dalle nebbiose relazioni di vicinanza con questa o quella famiglia, i tassonomisti, non sapendo che pesci pigliare, hanno coniato nuovi raggruppamenti, in cui allocare dignitosamente, almeno fino ad ulteriori studi, codesti uccelli. Queste famiglie, che comprendono solo una specie, vengono definite monotipiche e sono quelle che impongono ai birdwatcher partecipanti alla collezione lunghi viaggi e spesso faticosissime ricerche (anche se, come vedremo in seguito, tre di queste famiglie ce le abbiamo, invece, dietro casa). Vale la pena definire il concetto tassonomico di famiglia, che può essere descritto come uno dei livelli di classificazione scientifica degli organismi viventi e di altre entità biologiche, quindi della zoologia, della botanica, della protistologia, micologia, batteriologia, virologia; in questa organizzazione sistemica, la famiglia è inferiore all'ordine e superiore al genere; nello stesso ordine ci sono perciò una o più famiglie, e ciascuna famiglia è suddivisa in uno o più generi. In zoologia i nomi delle famiglie terminano sempre con -idi (-idae nel linguaggio scientifico); la prima parte si basa invece sul nome del genere più rappresentativo. Tanto per fare un esempio conosciuto, le anatre appartengono alla famiglia Anatidae, che comprende 172 specie, tutte caratterizzate dalle zampe palmate e dalle abitudini acquatiche. Le famiglie furono individuate proprio per determinate affinità, sia anatomiche che ecologiche; solo poco tempo fa per l'inserimento di una specie in questa o quella famiglia si è utilizzato lo studio del DNA (con grandi sorprese!). Alcune famiglie sono cosmopolite o quasi, altre estremamente localizzate dal punto di vista geografico, alcune contano centinaia di specie, altre, come già accennato sono monotipiche e sono, i raggruppamenti localizzati e quelli monotipici (per solito localizzati in aree sperdute del nostro globo - ma non mancano le già accennate eccezioni, come il cosmopolita Falco pescatore e i ben noti Picchio muraiolo e Basettino), quelli più ardui da "crocettare", come le figurine difficili (celo, celo, celo, maaanca!) delle nostre collezioni adolescenziali. Bene, dicevamo che per giocare al lister servono tempo e denaro. I pochi birdwatcher che hanno superato le 8.000 specie non hanno certo i problemi di noi comuni mortali: chiedere le ferie, spesso non averle, fare i conti con i costi del viaggio, ecc... ecc... E, ad aver tempo e denaro, la collezione delle 235 famiglie di uccelli potrebbe essere completata in meno di un anno. Per terminare l'opera è necessario, oltre che dedicare un pò di week-end al birdwatching nel nostro italico paese, effettuare alcuni viaggi e precisamente: Africa, Asia, Madagascar, Australia, Nuova Guinea, Nuova Zelanda, Centroamerica (Isola di Hispaniola), Sudamerica, Oceano Pacifico (Isole Hawaii e Nuova Caledonia). Non è necessario recarsi in Nordamerica e in Antartide, che, per quando posseggano un'avifauna splendida e paesaggi mozzafiato, non hanno famiglie endemiche: alcune famiglie presenti negli Stati Uniti meridionali sono ben rappresentate in Centroamerica e i buffi pinguini, Spheniscidae, icona dell'Antartide, si possono vedere anche in Africa, Australia, Sudamerica e Nuova Zelanda. Come si può facilmente intuire un bel compitino! Vediamo come si può svolgerlo, massimizzando il numero di giorni spesi qui e là, e conseguentemente il denaro che s'ha da spendere. Bè, le prime 67 famiglie le possiamo espungere tranquillamente senza quasi schiodare il sedere da casa, e sicuramente senza alcun mezzo di locomozione che non sia la nostra automobile. In un raggio di cento chilometri da casa nostra, ovunque sia la nostra casa, con un paio di escursioni in estate e in inverno, sopralluoghi ad un boschetto, una cava con un pò d'acqua, una distesa arida, un canneto, la costa marina potremo vedere una o più specie delle suddette famiglie. Incidentalmente, tre di queste famiglie sono monotipiche: Pandionidae (Falco pescatore), Panuridae (Basettino), Tichodromidae (Picchio muraiolo). Le famiglie, diciamo così, italiane (senza includere gli accidentali e gli acclimatati, come, ad esempio, estrilde, psittorichi e pappagalli) sono evidenziate in azzurro nel log qui a fianco. Se facciamo qualche breve vacanza fuori dall'Italia, in Norderuropa insaccocciamo, con lo Zigolo di Lapponia e il Beccofrusone comune, altre due famiglie, in Spagna avremo qualche remota possibilità di vedere la Quaglia tridattila e molte di più di vedere la Ganga e la Grandule mediterranea, e in Grecia, o Romania, ci gustiamo ben due specie di pellicani (le quattro famiglie europee sono evidenziate in verdolino). Se ci spingiamo fuori Europa (ma sempre entro i confini del Paleartico Occidentale) in Vicino Oriente potremo vedere altre tre famiglie (arancine nel log): Nectariniidae, i "colibrì" del Vecchio Mondo (ad esempio, in Giordania, la Nettarinia del Nilo), e i due raggruppamenti monotipici dei Dromadidae (la bizzarra Droma) e degli Hypocoliidae (il misterioso Ipocolio). Bene, siamo a 74 famiglie senza aver fatto migliaia di chilometri e avendo speso, diciamo, un paio di mesi, forse anche meno. L'ostacolo più importante nel prosieguo del nostro giochino è rappresentato dalle famiglie endemiche, che allignano solo in quel continente, ma a volte solo in una piccola parte di esso e a volte in una singola nazione. D'altra parte molte delle famiglie endemiche sono abbastanza diffuse a livello continentale così che, come vedremo in seguito, in un bel tour, che so, in Perù, è possibile intercettarne una trentina. Sappiamo già che dobbiamo volare in quasi tutti i continenti del globo. Ipotizziamo una direzione verso est, iniziando dall'Africa Subsahariana, qualche viaggio entro i confini della quale ci permetteranno di espungere ventuno famiglie endemiche (in giallo nel log). Gran parte di queste sono diffuse in quasi tutto il continente e una destinazione potrebbe valere l'altra se non fosse che cinque di queste famiglie sono molto localizzate; così, il nostro suggerimento per massimizzare il risultato è quello di pianificare tre viaggetti: uno in Ghana, dove potremo vedere lo straordinario Picatarte collobianco (una delle sole due specie di picatarte, Picathartidae, confinate all'Upper Guinea Forest dell'Africa Occidentale) e l'altrettanto leggendario Guardiano dei coccodrilli (Pluvianidae); uno in Uganda, il paese dove l'incontro con il favoloso Becco a scarpa (Balaenicipitidae) è pressochè garantito, e uno in Repubblica Sudafricana, dove si possono intascare il 100% delle specie di Chaetopidae (i due meravigliosi saltarocce) e le due di Promeropidae ( spettacolari, e fuori misura, nettarinie). Ma il bottino africano non si ferma qui; avremo infatti l'opportunità, già che siamo lì, di crocettare altre 34 famiglie che mai potremmo intercettare nella nostra Europa (violetto nel log), famiglie a distribuzione, più o meno, pantropicale, ma in Sudafrica vedremo anche pinguini e fetonti, per un totale di 55 famiglie collezionate nei nostri viaggi africani Già che siamo in Africa, prima di volare verso ovest, verso l'America, attraversiamo il Canale del Mozambico e sbarchiamo in quel favoloso laboratorio della Natura che è il Madagascar, dove potremo collezionare tutte le famiglie endemiche dell'isola-continente, che erano sei fino a poco tempo fa, quando le vanghe facevano parte della famiglia omonima endemica, Vangidae. Ma poi un tal S. A. Reddy, nel 2012, ha trovato sufficienti evidenze molecolari per infilare in questo raggruppamento altre bestiole africane e asiatiche. Così le famiglie endemiche del Madagascar sono rimaste cinque: Philepittidae (asity), Mesitornithidae (mesite), Brachypteraciidae (coracie terragnole), Leptosomidae (il bizzarro e canoro Curol, presente con una sottospecie anche alle Comore), Bernieridae (una congrega di Passeriformi dai nomi strani di tetraka, oxilabe, jery e altri). Nel log le famiglie malgasce sono evidenziate in verde scuro. Dopo aver girato in lungo e in largo l'Africa e dato un'occhiatina al Madagascar (non dovremmo averci messo più di un mese), abbiamo collezionato qualcosa come 134 famiglie e siamo pronti a spiccare il gran balzo verso i Neotropici, che ci porterà abbastanza vicini al completamento della raccolta. Abbiamo detto che potremmo saltare a piè pari il Nordamerica, poiché tra tutte le famiglie che ci mancano, non ve ne è alcuna che non sia presente anche in Centro o Sudamerica. E' un peccato perchè una delle specie più rare e suggestive del mondo, il Condor della California, sarebbe un eccellente modo di includere la famiglia dei Cathartidae nella nostra raccolta. Abbiamo bisogno di almeno quattro viaggi nei Neotropici per vedere tutto quello che ci serve, due dei quali in Centroamerica; il primo all'isola di Hispaniola, nelle Grandi Antille, alla ricerca delle due famiglie endemiche di quella regione: i Dulidae, un raggruppamento monotipico che comprende solo l'Uccello delle palme, e i Todidae, quattro specie di graziosissimi uccelletti presenti a Cuba, Giamaica, Portorico e, appunto, Hispaniola; il secondo viaggio va fatto a scelta tra il Messico e Panama (ma andrebbe bene anche il sud del Texas), perché le famiglie dei Ptiliogonatidae, i pigliamosche di seta, e quella monotipica dei Peucedramidae (Parula oliva), sono endemiche appunto dell'America Centrale. Naturalmente nei Caraibi e in Centroamerica sono presenti anche altre famiglie endemiche dei Neotropici, che avremo però molte più chances di vedere nei nostri viaggi in Sudamerica (le famiglie endemiche neotropicali, o comunque quelle che nel nostro grande viaggio sono considerate "ticcabili" in Centro e Sudamerica, sono colorate in grigio) Il resto delle famiglie endemiche dei Neotropici è rappresentata da quella spettacolare congrega di tucani, jacamari, motmot, cotinghe e puffini tipici delle foreste pluviali del Sudamerica. A questi si aggiunge una ventina di famiglie di piccoli uccelletti praticamente invisbili nel folto della foresta, per solito dannazione dei birdwatcher che li devono inseguire in mezzo a fittissime frasche; sono conosciuti con il nome di tapaculo, corritronchi, rampicatori, tirafoglie e amenità del genere. Un paio di viaggi nei parchi più famosi di Ecuador e Perù sono sufficienti per fare piazza pulita. Ci tocca scendere però fin verso la fine del mondo conosciuto per crocettare una famiglia endemica non solo del Sudamerica, ma delle sue terre più australi, ai confini quasi dell'Antartide, i Pluvianellidae, l'unico rappresentante dei quali è il Piviere di Magellano. Già che ci siamo, segniamo anche il bizzarrissimo Chione niveo, una delle due specie di Chionidae, l'unica famiglia endemica, dal punto di vista riproduttivo, dell'Antartide. E già che ci ri-siamo segniamo anche due famiglie, quella degli albatros e dei petrelli tuffatori che potremmo aver già visto nelle acque del Sudafrica, ma che occorrono più comunemente da queste parti. Continuando verso ovest nel nostro ipotetico (molto ipotetico) viaggio ornitologico intorno al mondo, ci dobbiamo fermare in... Francia. La Nuova Caledonia è infatti uno dei possedimenti francesi d'oltremare (almeno fino al referendum che dovrebbe tenersi prima del 2018) ed è l'unico pezzo di terra sul nostro globo terracqueo dove poter vedere il Kagu, l'unico esponente della famiglia dei Rhynochetidae. Nell'immensità del Pacifico avremmo dovuto fermarci anche alle Hawaii, patria fino a poco tempo fa di una straordinaria famiglia di passeriformi endemici che l'uomo ha pensato bene di sterminare: i Mohoidae si sono estinti nel secolo scorso, l'ultima specie solo nel 1987! E un altro gruppo di uccelli endemici delle Hawaii, considerato una famiglia (Drepanididae) fino a poco tempo fa è stato declassato a tribù (un raggruppamento situato al di sotto della sottofamiglia); ma se vogliamo fermarci a fare qualche bagno nella mitica Honolulu, possiamo naturalmente farlo, ci riposeremo un pò prima di fare il gran balzo verso la Nuova Zelanda. Ancora un pò più ad occidente sbarchiamo in uno dei più spettacolari paesi del mondo, patria di paesaggi di bellezza fiabesca e di uccelli straordinari. La Nuova Zelanda, gli antipodi della nostra Italia, curiosamente simile nella sagoma al nostro stivale, ospita quattro famiglie endemiche che, in un viaggio di una decina di giorni, possono essere facilmente intercettate (ma vale naturalmente la pena di fermarsi almeno due settimane, un periodo sufficiente all'impresa di vedere non solo tutte le famiglie endemiche, ma di esse tutte le specie!); le famiglie in oggetto sono quelle dei celeberrimi kiwi (Apterygidae), degli Strigopidae, la congrega recentemente creata per i pappagalli neozelandesi, degli scriccioli neozelandesi (Acanthisittidae), due specie piuttosto scorbutiche, dei Callaeidae, anch'essa comprendente solo due specie, Kokako e Sellarossa, e dei Notiomystidae, la famiglia monotipica a cui appartiene l'Uccello chirurgo (le famiglie neozelandesi sono in rosso - diamine, sto finendo i colori). Solo un breve salto per arrivare in Australia dove ci si avvicinerà al completamento della nostra lunga e dispendiosa impresa. L'Australia conta cinque famiglie endemiche esclusive dell'isola-continente e altre dieci condivise solo con la Nuova Guinea; quelle esclusive della terra dei canguri sono: la famiglia monotipica dei Dromaiidae, comprendente lo statuario Emù, lo struzzo australiano, le due specie di uccelli lira (Menuridae), il Pedionomo errante, una sorta di limicolo per cui i tassonomisti hanno creato la famiglia monotipica dei Pedionomidae, i Corcoracidae, due specie (Uccello apostolo e Gracchio alibianche) infilate tra corvi e uccelli del paradiso, e i terribili Atrichornithidae, due maledette specie di "uccelli del bush" che hanno la fama di essere tra le specie di uccelli più difficili a farsi vedere. Le dieci famiglie condivise tra Australia e Nuova Guinea possono essere intercettate in Australia, ma in Nuova Guinea dobbiamo andarci per le due famiglie confinate in questa regione (la Nuova Guinea è la frontiera dei viaggi naturalistici e di birdwatching in particolare, è il sogno avventuroso di ogni appassionato, terra di cannibali e fantasmagorici uccelli del paradiso, di montagne ammantate da boschi nebulosi e immense foreste pluviali); comunque l'obbligo da assolvere in Nuova Guinea è quello di intercettare i Paramythiidae, e i Melanocharitidae, uccelletti conosciuti con il nome vernacolare di "beccabacca", e i Cnemophilidae, i cosiddetti "uccelli di raso". Tutte le famiglie di Australia e Nuova Guinea, incluse quelle con qualche rappresentanza in Asia Sud Orientale, sono bianche nel log. Ci siamo quasi! L'arlecchinesco log a fianco ha soltanto poche caselle vuote e tutte saranno riempite con due viaggi nel sud-est asiatico e nell'Asia continentale. Molte delle famiglie sono diffuse in tutte le regioni asiatiche e indocinesi, come ad esempio i Megalaimidae, i barbetti asiatici, che vanno dal Pakistan alla Tailandia; altre necessitano invece sopralluoghi mirati; diamo una breve spiegazione di queste ultime. Per vedere l'Ilocitrea, unico esponente della famiglia Hylocitreidae, bisogna andare nell'isola di Sulawesi; per ammirare lo stranissimo Testariccia del Borneo, della monotipica famiglia dei Pityriaseidae, bisogna ovviamente andare in Borneo, dove peraltro potremo crocettare un'altra famiglia monotipica, Eupetidae con il suo straordinario Garrulo-rallo. Il misterioso Ciuffolotto roseo di Przewalski, famiglia monotipica dei Urocynchramidae, è distribuito nelle montagne della Cina e del Tibet, ma, nonostante il vastissimo areale, potrebbe rivelarsi una delle "figurine" più difficile della collezione. Un'altra famiglia monotipica, di recente istituzione, gli Elachuridae, nella quale alligna un discretamente insulso uccelletto chiamato, ma guarda un pò, Elachura, ha anch'essa un areale vastissimo, ma l'impresa del suo crocettamento risulterà molto meno ardua di quello del summenzionato ciuffolotto. A fianco il log di Ornitour che, nei suoi cento e più viaggi, ha "crocettato" il ragguardevole numero di 195 famiglie. Cliccando sull'emoticon felice potrete leggere qualche notiziola riguardante il contatto avuto con l'esponente (abbiamo già detto che uno è sufficiente) o gli esponenti della famiglia in oggetto. |
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