Qualche informazione utile per capire il programma Ornitour |
Questo sito non è stato pensato per birdwatcher "imparati", o meglio, non soltanto per loro. Uno dei motivi, a mio parere, per cui il birdwatching in Italia è conosciuto e praticato solo da una sparuta fratellanza di appassionati è che l'idea che hanno i non addetti ai lavori del nostro hobby è che sia noioso; un'altra ragione è, a mio parere, il timore del neofita di non trovarsi a proprio agio in una comunità il cui linguaggio è rappresentato o da un gergo tipico o da un linguaggio scientifico pomposo ed aulico, entrambi incomprensibili al principiante. | L'immediatezza dello slang lo rende facilmente comprensibile all'interno della comunità dei birder e l'utilizzo di termini scientifici aiuta la comprensione tra appassionati di nazionalità diverse, ma sia nel primo che nel secondo caso, il birdwatcher in erba non capisce nulla e, di solito, alla terza uscita sul campo si dà malato. Nei due box qui sotto ho inserito alcune informazioni che potrebbero risultare utili a chi sta interessandosi al mondo degli uccelli: un piccolo dizionario del birdwatching e un'introduzione geografica al nostro cosmopolita programma di viaggi. | |||
Che cos'è il birdwatching? L'idea che hanno i non addetti ai lavori del nostro hobby è che sia noioso e che preveda lunghe sedute di immobile attesa ad aspettare qualche uccelletto. Noi sappiamo che non è vero e che il birdwatching è divertimento, socializzazione, competizione e tant'altro ancora. Il birdwatching è soprattutto divertimento, a cominciare dallo slang che si è venuto a creare nella nostra accolita; e scrivo slang, e non gergo, a ragion veduta, perchè il dialetto dell'avispicio (questo fu il nome proposto da un illustre ornitologo italiano per designare la nostra passione) consta di termini esclusivamente inglesi. E allora sarà meglio, per intrigare i neofiti, chiarire qualcuno di questi termini, a partire da quello stesso di birdwatching, così che possano trasformarsi da dude a lister a twitcher.... Birdwatching (dall'ing. bird = uccello e watching = osservazione). Il birdwatching è l'osservazione (di solito amatoriale, ma esistono anche birdwatcher professionisti) in natura degli uccelli. Può essere fatta a occhio nudo, ma di solito attraverso binocoli e telescopi. La parola nasce nel 1901, dopo essere stata usata in letteratura nientepopodimenoche da William Shakspeare nella sua commedia "Le allegre comari di Windsor" dove il termine birding era riferito in verità alla caccia agli uccelli. Oggidì i termini birdwatching e birding sono usati con lo stesso significato, ma in realtà non è così perchè il vocabolo birding non esclude, così come birdwatching, l'aspetto acustico dell'hobby, e cioè la scoperta e l'identificazione di un uccello attraverso il suo canto, nonchè il godimento estetico dello stesso. A causa del'ambiguità della parola uccello che, in diverse lingue ha connotazioni sessuali (di solito maschili, ma in inglese bird significa l'opposto sesso), gli appassionati di lingua inglese aborrono ormai il termine birdwatcher e si uniformano al glossario ufficiale, apparso nella rivista Birding, vol. 1 n° 2 del 1969, che recitava così: a) birder: una persona che seriamente pratica l'hobby o sport del birding; b) birding: lo sport e/o hobby in cui una persona studia, compila liste o esegue qualsiasi attività (escluse la cattura e l'uccisione) relativa alla vita degli uccelli; c) birdwatcher: un termine piuttosto ambiguo, utilizzato in riferimento a qualsiasi persona guardi, per qualsiasi motivo, gli uccelli; recentemente il termine si applica anche all'osservazione (con intenzioni più o meno lecite) delle ragazze. Birdwatcher e birwatching non dovrebbero mai essere usati per indicare quanto ai lemmi a e b. Quindi, per quanto personalmente trovi estremamente gradevole osservare le ragazze, io (e noi) siamo birder che fanno birding. Non c'è comunità di persone come quella dei birder dove ci si prenda continuamente per i fondelli, stigmatizzando le modalità con cui viene effettuato il birding dai vari gruppi di appassionati. Eh già, perchè all'interno dell'accolita ci sono i twitcher, i lister e i dude; e la presa per il culo gli uni degli altri raggiunge a volte vette esilaranti (vi consiglio di leggere, se lo trovate ancora in giro, il delizioso pamphlet "Bluff your way at Birdwatching", di Steven Sonsino, Ravette Books). Twitching è un termine inglese che significa: ricerca e (si spera) osservazione di un uccello raro localizzato in precedenza da un altro birder (in Nordamerica si preferisce il termine chasing, termine che pare stia prendendo piede anche tra i giovani virgulti britannici). Non commettete l'errore marchiano di chiamare twitcher un birder e viceversa, perchè si incazzerebbero a morte tutti e due, convinti come sono, entrambi, di essere il meglio dell'ornitologia da campo. Il termine nacque negli anni 50 del secolo scorso quando fu usato per descrivere il nervoso comportamento di Howard Medhurst, un birder britannico. Nel vocabolario degli esseri umani normali twitch è un verbo che ha molti significati, come ad esempio avere un tic all'occhio, contorcersi, arricciare il naso, torcere il muso. Per extenso, la parola si applica al birder che è sempre in movimento per vedere una bestia nuova da infilare nella propria life-list. Quindi per riassumere, il twitcher, ad esempio italiano, è quella persona che, nonostante sia graziato da normali facoltà mentali, appena letto su internet che in Norvegia è stata avvistata la prima Pavoncella del Cile del Paleartico Occidentale, molla lavoro, moglie e figli per andare a ticcarla. Dude è l'individuo all'estremo opposto della scala del birding, oggetto per solito di colossali prese in giro da parte dei birdwatcher esperti. Il dude è un birder che sa poco e nulla di uccelli: va in giro agghindato perfettamente alla bisogna, ha fior fior di binocolo, il miglior manuale, sempre una macchina fotografica con la quale scatterà sì e no tre volte in un giorno, va in visibilio davanti al display di un Gallo cedrone (scambiandolo per un tacchino di montagna) e ingaggia vertiginose conversazioni sulla sua preferenza per i prismi di Porro rispetto ai prismi a tetto non sapendo che cosa sono nè i primi nè i secondi. Il dude fa tenerezza. Un'amabile categoria di dude sono le lolits, che si incontrano di solito nelle torbiere scozzesi, ma che possono spuntare, inaspettatamente, in ogni angolo del globo (l'ultimo branchetto di lolits l'ho visto nella giungla degli Western Ghats, in India). Ebbene chi sono le lolits? LOLITS è un acronimo e significa: Little Old Ladies In Tennis Shoes, e cioè, in italiano, piccole anziane signore in scarpe da tennis. Lister. Ogni birder è un lister. E cioé: ogni birder compila una o più liste. Una volta si registrava l'osservazione su un quaderno, o su una lista precompilata degli uccelli del mondo (o di quella parte di mondo presa in considerazione per la lista); oggi naturalmente è sufficiente flaggare l'apposita casella di una dei miliardi di liste disponibili in rete. La lista più importante è la life-list, e cioè la lista della vita, che include tutte le specie osservate, a prescindere da dove o quando si siano osservate, nella propria vita. Esiste poi un florilegio di liste più o meno significative che si riferiscono a entità territoriali sempre più ristrette, ad esempio Paleartico Occidentale, Europa, Italia, Rezzato, via Meucci, il giardino di casa mia. Quest'ultima è, seppur la più piccina, l'altra sola lista che mi interessa, e cioè la garden-list, la lista di tutti gli uccelli osservati dalla mia abitazione (in effetti non c'è bisogno di un giardino, è sufficiente la finestra sul cortile); valgono tutte le specie viste, anche in volo, dalle pertinenze della propria abitazione. Poi ci sono le liste temporali: si possono compilare liste primaverili, annuali, mensili, settimanali, giornaliere che, incrociate con quelle geografiche, dilatano a dismisura il lavoro di compilazione. Io francamente non le capisco; mi domando se abbia significato, ad esempio, la lista degli uccelli osservati tra le tre e le quattro di pomeriggio del 30 febbraio 2015 nel retrobottega del mio panettiere. Mah! Mi riprometto di pubblicare, in un futuro prossimo, in queste pagine del sito o in un articolo di Birdy, le modalità di accettazione delle specie da inserire nella propria lista; modalità che potrebbero essere davvero esilaranti: ad esempio, pare ovvio che un uccello morto in mezzo alla strada, pur se lifer, non possa essere inserito nella propria life-list. Ma se l'uccello è solo ferito gravemente, lo rianimo e fa un voletto, mi fa pallino? L'esempio è leggermente tirato per i capelli, ma i criteri per inserire o meno una specie nella lista sono serissimi, vari e disparati e, naturalmente soggetti ad una lettura assolutamente personale. Ne riparleremo. Lifer: una specie vista per la prima volta nella vita. Può anche essere chiamato life-tick (nelle pagine dei viaggi di Ornitour spesso troverete la voce "ticcare" e cioè registrare nella lista). Un semplice tick si riferisce a qualsiasi specie inserita in una qualsiasi lista e può essere effettuato in più liste diverse. E' ovvio che un lifer sarà tale per una volta sola, ma esistono anche gli arm-chair lifer (non è difficile, continuate a leggere, anche se vi serve qualche piccola nozione di tassonomia). L'entità tassonomica più piccola è la specie, (l'Uomo e il Gorilla sono due specie diverse), ma all'interno di una specie possono esserci diverse sottospecie (ad esempio in Africa, lo Struzzo ha due sottospecie, lo Struzzo comune e lo Struzzo di Somalia), separate tra loro, di solito ma non sempre, da barriere geografiche e caratterizzate da vocalizzazioni e piumaggio diverse. Gli scienziati che classificano gli organismi viventi affermano che lo Struzzo comune e lo Struzzo di Somalia sono due sottospecie di una stessa specie. Siamo andati in Kenya e abbiamo visto entrambe le sottospecie, ma ticchiamo solo un quadratino, quello dello struzzo; oggi. Durante il prossimo convegno ornitologico mondiale i tassonomisti decidono che Struzzo di Somalia e Struzzo comune sono due specie diverse: bingo! A distanza anche di anni dal mio viaggio in Kenya, mi ritrovo una specie in più sulla mia life-list, e per giunta la segno mentre sono seduto placidamente sulla mia sedia a dondolo (arm-chair). Mettere un pallino è un bel vernacolare italico che significa fare un lifer. Birding competitions. Questo termine può essere facilmente tradotto come "gara di birding" e molti birder trovano questi eventi molto divertenti. L'impegno con cui i birder partecipano a queste gare porta spesso alla scoperta di nuove specie non registrate nel territorio coinvolto nella gara ed è di grande aiuto alle ricerche ornitologiche. La fantasia dei birder è illimitata e sono state inventate e proposte alla comunità decine di gare diverse. Le più importanti sono il Big Day (grande giorno) in cui singoli o squadre hanno tempo 24 ore, da mezzanotte a mezzanotte, per localizzare e identificare il maggior numero di uccelli. Le regole sono ferree e poco interessanti per questo articoletto. Big Sit, chiamato anche Big Stay: vengono registrate, in un periodo di tempo stabilito, tutte le specie osservate rimanendo in un'area circolare di diametro prestabilito (di solito 17 piedi). Una volta che un partecipante al gioco vede un uccello, può uscire dal cerchio e rincorrerlo per identificarlo, ma eventuali nuove specie viste mentre si è al di fuori dal cerchio non sono valide, a meno che non si rientri alla svelta nel cerchio e si veda ancora l'animale (ma siamo gente normale?). Un'altra gara è quella di registrare solo le specie identificate in virtù del canto: un equipaggio di tre/quattro concorrenti con gli occhi bendati gira in automobile per boschi e colline registrando tutte le specie che sente cantare e che ha positivamente identificato. Se volete provare anche voi, ricordate questa regola fondamentale: l'autista della macchina non deve essere bendato! Ci sono decine di altri termini divertenti (megatick, crippler, dip, string, plastic), che magari spiegheremo più avanti. Per ora spero di aver trasmesso quello spirito di aggregazione, divertimento, apprendimento, competitività che caratterizza la mia passione. |
Dove andiamo a fare birding? Se lo facciamo a casa nostra, qui in Italia o dovunque in Europa, siamo nel Paleartico Occidentale, nella regione zoogeografica del Paleartico Occidentale. Che cos'è e perchè è importante una regione zoogeografica? Una regione zoogeografica, chiamate più propriamente ecozona o regione biogeografica, è una macroregione caratterizzata da specificità faunistiche e floristiche, specificità dovute a fattori geografici o ambientali. E' chiaro come il termine ecozona sia più preciso in quanto per zoogeografia si intende la branca della biogeografia che studia solo la distribuzione delle specie animali rispetto al territorio, così come la fitogeografia studia solo le comunità vegetali del territorio. Se vogliamo essere precisi e restrittivi le ecozone che interessano a noi birder dovrebbero essere chiamate regioni ornitogeografiche. Le regioni ornitogeografiche sono di grande interesse per i birder, in relazione alle comunità di uccelli che ospitano. Nella pianificazione di un viaggio di qui o di là dall'Atlantico, a nord o a sud dell'Equatore, dovremmo studiarci, prima di partire, quali sono gli uccelli che vivono nell'ecozona che intendiamo esplorare, con particolare approfondimento delle famiglie endemiche (vedremo poi che cos'è un endemismo, concetto che appare in numerose pagine di Ornitour.it) ![]() Le sei principali ecozone del mondo (mancano quella oceanica e quella antartica) (© Carol CC-SA 3.0) Le ecozone del globo sono le seguenti. Paleartico o ecozona paleartica: tutta l'Eurasia non tropicale e l'Africa settentrionale; Neartico o ecozona neartica: America Settentrionale, inclusi Messi-co settentrionale e Groenlandia Indomalesia o ecozona indomalese: India e Sud-est Asiatico Australasia o ecozona australasiatica: Australia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda Ecozona neotropicale: Messico meridionale, Caraibi, America Centrale e America Meridionale Ecozona afrotropicale o etiopica: Africa non mediterranea, Penisola Arabica meridionale, Madagascar Ecozona oceanica: Polinesia, Micronesia e Melanesia (tutti gli arcipelaghi del Pacifico occidentale e centrale) Ecozona antartica: costituita essenzialmente dall'Antartide e dalle acque circostanti. Il WWF divide le ecozone in sottounità, la descrizione delle quali esula dagli scopi di questa pagina, ma, a titolo di esempio, il Neartico è diviso in: Zolla Canadese, Nordamerica Orientale, Messico Settentrionale, Nordamerica Occidentale. Due di queste sottounità sono particolarmente importanti per il birding, perchè hanno un alto tasso di uccelli endemici, il Madagascar e la Wallacea, di cui vi risparmio dettagli, che potrete trovare, qualora vi interessino, sulle rispettive voci di Wikipedia. Bene, una semplice occhiata al nostro stivale e ci accorgeremo che siamo al centro della regione occidentale del Paleartico. E in effetti il Paleartico è ulteriormente diviso in Paleartico Occidentale (Europa, Nordafrica e Vicino Oriente) e Paleartico Orientale (tutta l'Asia non tropicale, Medio Oriente, tutte le repubbliche dell'ex-Unione Sovietica, Mongolia, Giappone e tutta la Cina non tropicale). Le due parti del del Paleartico sono separate di monti Urali e questo mi permette di esprimere un altro concetto e cioè che le ecozone sono separate tra loro da barriere naturali in forma di deserti (ad esempio il Sahara tra Paleartico e Afrotropici), masse d'acqua (ad esempio l'Oceano Atlantico tra Paleartico e Neartico, o tra Afrotropici e Neotropici), catene montuose (ad esempio l'Himalaya tra Paleartico e Indomalesia). Ritengo che si possa fare un birdwatching professionale (mi si perdoni l'ossimoro) anche cominciando ad andare ad osservare i pappagalli dell'Amazzonia, ma a mio parere sarebbe più utile per il neofita cominciare a menare binocolo e cannocchiale nella nostra regione di residenza. Ci si avvicinerà al mondo degli uccelli con gradualità, cominciando ad imparare a riconoscere le specie della nostra terra, senza essere sopraffatti dall'enorme numero di specie tipiche, ad esempio, delle zone tropicali. I biomi presenti nel Paleartico sono infatti quelli più poveri di specie ornitiche. Naturalmente vi chiederete che cos'è un bioma e, senza scendere in dettagli superflui, è sufficiente sapere che un bioma è un'ampia porzione di biosfera (insieme delle zone della Terra in cui le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita) individuata e classificata in base al tipo di vegetazione dominante. Quindi biomi sono il deserto, le mangrovie, la foresta pluviale, la savana. Lo stesso bioma può essere presente in diverse ecozone (ad esempio le foreste pluviali tropicali sono distribuite dai Neotropici all'Australasia, attraverso gli Afrotropici e l'Indomalesia). Tra i biomi presenti nel Paleartico ricordo la tundra, la taiga, la vegetazione mediterranea e la foresta temperata, tutti habitat poveri di specie di uccelli. I biomi più ricchi sono le foreste pluviali tropicali e subtropicali. A titolo di esemplificazione ricordo che l'avifauna del Paleartico conta 1655 specie su 54.1 milioni di kmq, mentre il solo Sudamerica (la parte più estesa dei Neotropici) conta 3426 specie su 19 milioni di kmq! ![]() ![]() Rimane da spiegare che cos'è un endemismo, e cosa il cosmopolitismo, suo esatto contrario (anche se dal punto di vista semantico i due termini potrebbero sovrapporsi, e vedremo poi come). Vale la pena di saperlo perchè ogni viaggio di Ornitour enfatizza la ricerca degli uccelli endemici, che rappresentano sempre le prede più ambite del tour. Questo semplicemente perchè l'endemismo è il fenomeno per cui una specie animale (ma anche vegetale) è esclusiva di un dato territorio. Tecnicamente il termine endemismo si può applicare anche a territori vastissimi, come interi continenti (per esempio i tucani sono endemici dell'America Centrale e Meridionale), ma risultano molto più interessanti, dal punto di vista del birding-turismo, gli endemismi relativi ad areali molto ristretti come quelli insulari. Se l'areale di una specie endemica è così vasto da coprire tutto il mondo, siamo in presenza di un endemismo... cosmopolita, il che naturalmente è un ossimoro, poichè una specie diffusa in tutto il globo non è andata soggetta in alcun modo agli eventi che hanno portato alla sua distribuzione più o meno ristretta. Come già accennato gli endemismi che ci interessano sono quelli estremamente localizzati, come i già accennati endemismi insulari o quelli legati ad un particolare habitat che, per vari motivi evolutivi e socioantropologici, può essere ridotto a pochi chilometri quadrati; la specie endemica più rara e localizzata a tal riguardo è l'Allodola del Liben, che vive solo ed esclusivamente in una prateria di 30 kmq nel sud dell'Etiopia; potrete ammirare questa rarissima allodola nei due Ornitour 2015/2016 in Etiopia: Etiopia Classica e Gran Tour dell'Etiopia. Così come specie endemiche esistono anche raggruppamenti tassonomici più grandi caratterizzati da endemismo. Il raggruppamento più importante per noi birder è la Famiglia (ci sono lister che compilano la lista delle famiglie di cui hanno osservato almeno una specie). Anche a questo riguardo i continenti con biomi di foresta pluviale sono i più ricchi: l'Africa ad esempio conta 15 famiglie endemiche, mentre il nostro Paleaartico ne ha una sola (i Prunellidae, le passere scopaiole). ![]() Ai due estremi della scala dei biomi il deserto arido (nella foto il deserto di Rub' al Khali, © Nepenthes CC BY-SA 3.0) e la foresta pluviale tropicale (nella foto una veduta aerea dell'Amazzonia brasiliana, © Lubasi CC BY-SA 2.0) ![]() |