Gran Tour del Marocco
la costa atlantica, il magico Sahara & le montagne dell'Atlante

29 aprile - 14 maggio 2017

 
Scarica e leggi
il testo in PDF
Galleria Trip Report



Itinerario in breve

1° giorno) volo Milano - Casablanca. Trasferimento a Rabat
2° giorno) Merja Zerga. Merja Bargha
3° giorno) Zaër
4° giorno) trasferimento a Meknes. Volubilis
5° giorno) Fes. Foreste e laghi di Ifane (Medio Atlante)
6° giorno) trasferimento a Zaida
7° giorno) steppe di Zaida. Trasferimento a Merzouga
8° giorno) Sahara. Lac Dayet
9° giorno) trasferimento a Ain Benhaddou. Gole del Todra e del Dades
10° giorno) trasferimento a Marrakech. Passo Tizi-n-Tichka (Alto Atlante)
11° giorno) Marrakech. Oukaimeden
12° giorno) trasferimento ad Agadir. Estuario del Tamri
13° giorno) Oued Massa
14° giorno) Taruddant
15° giorno) trasferimento a Casablanca
16° giorno) volo Casablanca - Milano

Mappa interattiva



Scheda tecnica

Sistemazioni alberghiere: di buona levatura lungo tutto il tour

Difficoltà: solo legate alle alte temperature nelle zone desertiche. Ricordare comunque che l’escursione termica rende conto di notti fresche e a volte fredde, anche nel deserto

Bibliografia: Collins Bird Guide, di Mullarney, Zetterstrom, Svensson & Grant, Harper Collins.

Costo del tour: Euro 1.970

Numero massimo di partecipanti: quattordici




Il Marocco è terra di splendidi contrasti paesaggistici: il massiccio innevato dell'Alto Atlante, raffigurato nella foto in alto, si eleva a più di quattromila metri (© Levente32, Pubblico Dominio) e dista poche centinaia di chilometri dalle dune dell'erg (il deserto di sabbia) marocchino




Il bellissimo Gruccione guanceblu è un migratore transahariano e all'epoca del nostro viaggio sarà già arrivato in Marocco (© Dick Forsman 2012)


Intro

Il Marocco, forse il Paese più bello del Nordafrica, risponde in pieno alle fantasie di chi immagina lunghe distese di dune e antichi villaggi calcinati dal sole. Ma a fianco del deserto e delle oasi, il Marocco offre anche scenari naturali inconsueti per un Paese nordafricano: le montagne innevate e le verdi foreste dell’Atlante tracciano un suggestivo contrasto con le aree desertiche del Paese. Il Marocco ha la più ricca avifauna dell’intero Nordafrica e le sue caratteristiche geografiche assicurano un birdwatching entusiasmante: in poche altre nazioni è possibile osservare la mattina le evoluzioni di un Gracchio alpino e ammirare in serata un’Allodola del deserto zampettare sulle dune. Il Marocco non ha specie endemiche, ma possiede un’avifauna che permetterà a chi non sia mai stato in un paese del Nordafrica di ticcare più di 50 lifers! Il nostro viaggio inizierà a Merja Zerga, dove vedremo un enorme numero di uccelli acquatici, incluse specie molto ambite dai birdwatcher, come il Gobbo rugginoso e l’Anatra marmorizzata. E c’è sempre la speranza di incontrare, dopo decenni di assenza, il mitico Chiurlottello, una specie comune qui fino agli anni ’60 del secolo scorso e oggi forse estinto. Ci trasferiremo poi a Meknes, una delle favolose città imperiali del Marocco; quest’anno abbiamo disegnato l’itinerario in modo tale da permettere la visita di Meknes, Volubilis e Fes. Durante la permanenza a Meknes, comunque, i birdwatcher più duri e puri potranno effettuare un’escursione a Ifrane, nella catena del Medio Atlante; nelle magnifiche foreste di cedri che ricoprono le alture e sui piccoli laghi di quest’area, cercheremo soprattutto la Folaga crestata, il Picchio di Levaillant e la Balia dell’Atlante. Raggiungeremo poi il classico deserto sabbioso, il Grande Erg Occidentale, sostando due notti a Merzouga, patria di uccelli affascinanti come il Corrione biondo, il Gufo reale del deserto, il Succiacapre isabellino e l’Ubara africana, solo per citare le più carismatiche. Ci trasferiremo poi a Marrakech, visitando prima meravigliosi anfiteatri naturali e architettonici come le Gole del Todra e del Dades, il villaggio di Ait Benhaddou e la strada di Tichi-n-Ticka. L’Atlante è un paradiso per i rapaci e avremo buone opportunità di vedere il Gipeto, l’Aquila di Bonelli, l’Aquila minore, la Poiana codabianca e il Falco di Barberia; ma anche le altre famiglie di uccelli sono ben rappresentate, con specie favolose come l'Allodola golagialla e il Fringuello alicremisi. Visiteremo la città di Marrakech, con la sua incredibile piazza Djama’a-al-Fna e ci trasferiremo poi sulla costa atlantica, dove visiteremo due zone umide di eccezionale importanza, l’estuario dello oued Tamri e il parco nazionale dello Oued Massa, e poi le pianure aride di Taroudannt. Tamri e Oued Massa sono la patria delle ultime colonie dell’Ibis eremita, una specie minacciata di estinzione. Le piane aride intorno a Tarouddant sono ricche di uccelli deserticoli, ma le stelle ornitologiche sono due rapaci che, nel Paleartico Occidentale, vivono solo in questa piccola area: l’Aquila rapace e l’Astore cantante scuro. Se consideriamo che, oltre a queste due specie e a tutti i rapaci di montagna, potremo vedere anche Albanelle minori, Falchi di palude, Falchi pescatori e Lodolai eurasiatici, si può intuire come l’Ornitour in Marocco sia una pacchia per gli amanti degli uccelli da preda, ma appassionerà anche il birdwatcher più generalista che troverà specie suggestive in ogni famiglia di uccelli, dalle anatre alle otarde, ai gufi, ai piccoli passeriformi; e non si annoierà nemmeno il naturalista tout court, che vedrà anche mammiferi, rettili, farfalle e libellule.

La piazza Jama el Fna di Marrakech ha perso un pò del suo fascino e oggidì è difficile trovare la sua "fauna" tipica: venditori di denti, musicisti da strada, incantatori di serpenti; ma una gita serale sulla piazza è ancora suggestiva. L'itinerario del tour in Marocco è stato disegnato in modo tale da permettere a chi lo desiderasse di visitare le città imperiali di Marrakech, Fes, Meknes e Rabat (© Dániel Csörföly, Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported)





  Tutti gli Ornitour in Nordafrica & Vicino Oriente
Marocco Marsa Alam Cipro Giordania


Itinerario dettagliato    
1° giorno) volo Milano - Casablanca. L’arrivo nella capitale marocchina è previsto per la tarda mattinata. Ci trasferiremo poi, via terra, a Rabat, dove pernotteremo tre notti all’hotel Riad Dar el Mouhit. Chi non volesse effettuare le escursioni di birdwatching previste, potrà dedicarsi nei due giorni successivi, alla visita della bellissima capitale amministrativa del Marocco, o fare una passeggiata sulla riva dell’Oceano Atlantico. Tra i monumenti più suggestivi della città, ricordiamo la Kasba degli Oudaïa, la Torre di Hassan, la Necropoli di Chella e il Mausoleo di Mohammed V. Naturalmente, anche durante la visita alla città o l’escursione sulla costa atlantica, sarà possibile vedere uccelli, alcuni di essi interessanti, come il Fratino, la Pernice di mare comune, il Gabbiano corso, il Gabbiano corallino, il Rondone pallido, la Tortora delle palme; durante questo periodo dell’anno il cielo risuona del chiocciare dei Gruccioni europei, che stanno migrando verso nord, e la sera, sui bastioni della città sarà forse possibile vedere la Civetta comune, nella sua pallidissima “versione” nordafricana, la sottospecie lilith.

2° giorno) dedicheremo l’intera giornata all’esplorazione della grande laguna di Merja Zerga. Famosa in inverno per aver ospitato in passato, durante la stagione invernale, un esiguo numero di Chiurlottelli, uno degli uccelli più rari del mondo, Merja Zerga è prodiga di creature alate in ogni stagione dell’anno. Oltre agli uccelli che vi nidificano, potremo vedere un gran numero di migratori che sostano qualche giorno nella palude prima di riprendere la strada verso il nord. Le acque di Merja Zerga sono pitturate da lunghe strie colorate, formate dai branchi di anatre che si lasciano cullare dalle piccole onde della palude; le sponde sono un continuo andarivieni di limicoli indaffarati a satollarsi di cibo prima di attraversare il mare alla volta dell’Europa. Vedremo numerose specie di uccelli acquatici, tra cui Fenicottero maggiore, Spatola eurasiatica, Airone guardabuoi, Mignattaio, Fischione eurasiatico, Alzavola comune, Mestolone comune, Folaga eurasiatica, Voltolino, Schiribilla grigiata, Cavaliere d’Italia, Combattente, Pettegola, Totano moro, Piro piro boschereccio, Pavoncella eurasiatica (l’area di nidificazione più meridionale di tutto il Paleartico Occidentale), Cavaliere d’Italia, Avocetta comune, Gabbiano corso, Fraticello, Sterna zampenere, Sterna maggiore, Mignattino piombato, Mignattino comune, e, occasionalmente, Sterna di Rüppell e Sterna reale. Stormi misti di Balestrucci eurasiatici, Topini comuni e Rondini comuni volano frenetici sulla laguna e, insieme a loro, anche moltissimi Topini disadorni: molto comune nell’Africa subsahariana, questa specie è presente, nel Paleartico Occidentale, solo in Marocco. Su ogni edificio del villaggio di Moulay Bousselham industriose Cicogne bianche costruiscono il nido, utilizzato anche da piccole colonie di Passere sarde. I cieli della laguna pullulano di rapaci, con Nibbi bruni, Falchi di palude e Albanelle minori tra i più comuni, ma potremo vedere anche Falchi pescatori, Gheppi comuni e Grillai. Nelle praterie e steppe intorno alla laguna numerosi uccelli sono già intenti alla nidificazione e altri cantano ancora a squarciagola; Cuculi eurasiatici, Tortore comuni, Cappellacce comuni, Calandrelle eurasiatiche, Occhiocotti, Cutrettole comuni, Beccamoschini e Strillozzi sono numerosi. Merja Zerga, insieme alla laguna di Sidi Bourhaba, è la migliore località in Marocco per vedere il Gufo del Capo, uno dei rapaci notturni più rari e localizzati del Paleartico Occidentale: diffuso e comune nell’Africa subsahariana, il Gufo del Capo è confinato, nella nostra regione zoogeografica, a questa piccola area del Marocco. Conosciamo il roosting diurno di questo Strigide e, se non avessimo successo, ci fermeremo fino a sera, quando il gufo comincia a cacciare sulla palude. Avremo anche la possibilità di vedere un’altra specie interessante, il Succiacapre collorosso, che comincia anch’esso a cacciare al crepuscolo. Merja Zerga, infine, è la località del Marocco dove è stato avvistato il maggior numero di rarità nel paese; quindi potremmo avere anche noi la possibilità di vedere uccelli come l’Aninga africana, il Fenicottero minore, l’Albanella pallida, il Pollo sultano di Allen, la Pispola golarossa o, chissà, qualche prima osservazione per il Paleartico Occidentale. Faremo anche una capatina ad una laguna pochi chilometri a nord di Merja Zerga: a Merja Bargha infatti sono stati recentemente avvistati alcuni individui di Gobbo rugginoso; come nidificante la specie scomparve dal Marocco nei primi anni del XX° secolo, ma, in seguito all’aumento della popolazione spagnola, sono sempre più frequenti le segnalazioni di questa bellissima anatra. Purtroppo, di pari passo con quanto avviene in Andalusia, sono in aumento anche i Gobbi della Giamaica e non è escluso che qualche segnalazione si riferisca a ibridi tra le due specie. Noi comunque contiamo di vedere almeno un bel maschio adulto con tutte le caratteristiche di un autentico Gobbo rugginoso.
 

Durante l'escursione sulla costa atlantica di Rabat potremmo vedere qualche specie interessante, come il Gabbiano corso (© Dick Forsman 2012)




La Cicogna bianca sarà un'incontro consueto e gradito in Marocco. Nella Necropoli di Chella a Rabat c'è una colonia che nidifica sulle rovine romane, un perfetto connubio tra natura e storia (© Mauro Bailo)




Il potente frinire dello Strillozzo ci accompagnerà lungo tutto il viaggio (© Dick Forsman 2012)




Abbiamo qualche chance di vedere il Gobbo rugginoso a Merja Bargha, una laguna vicina alla ben più famosa Merja Zerga (© Roberto Savioli)

3° giorno) esploreremo oggi la regione dello Zaër, ricca di sugherete e boschi di sandarac (una specie di cipresso endemica dell’Africa nord-occidentale). Lo Zaër corrisponde all’estensione più occidentale dell’altopiano centrale del Marocco. L’avifauna è ricca e include alcune delle specie tra le più ricercate dai “listers” del Paleartico Occidentale, prima tra tutte il Francolino armato, che è, nella nostra regione zoogeografica, endemico del Marocco. Seguono altre sciccherie, come il Nibbio bianco, la Chagra capinera e il Bulbul comune (le ultime due confinate, nel Paleartico Occidentale, al Maghreb). Gli habitat della regione sono vari e vanno dalle foreste di sughero agli arbusteti aridi, dalle aree di prateria e steppa ai coltivi, a piccole paludi e canali stagionali. Ogni ambiente è straordinariamente ricco di uccelli; inizieremo esplorando un fazzoletto di foresta il cui sottobosco è frequentato da piccoli gruppi di Francolini armati; una volta localizzati i loro striduli richiami, dovrebbe essere abbastanza facile vedere il gallinaceo razzolare nel fogliame alla ricerca del cibo. Tra le molte altre specie che aumenteranno la nostra trip list ricordiamo la Calandra comune, la Cappellaccia di Thekla (molta cura è richiesta nella separazione dalla sottospecie nordafricana della Cappellaccia comune), il Saltimpalo comune, l’Averla meridionale, il Corvo imperiale comune, lo Zigolo nero. Una specie molto diffusa in quest’area è la Gazza comune, la cui sottospecie locale mauretanica è impreziosita da un “tatuaggio” blu dietro l’occhio. Come in altre aree del nostro itinerario, appena cominciato, sono molte le specie “europee” che potremo vedere, alcune molto caratteristiche, come il Fringuello comune africana, dal dorso verde, altre praticamente identiche alle nostre popolazioni europee, anche se di sottospecie diverse; è questo il caso della Cinciallegra, del Rampichino comune, della Ghiandaia eurasiatica, del Verdone europeo, del Frosone e del Cardellino europeo. Le Cinciarelle del Marocco sono ormai considerate da tutti i tassonomisti specie buone e sono conosciute con il nome di Cinciarella africana (il vertice del capo non è azzurro chiaro ma blu scuro). Vedremo anche l’Airone guardabuoi, la Pernice sarda, il Gruccione europeo, il Cuculo dal ciuffo, il Martin pescatore comune, le già citate Chagra capinera, dal melodiosisssimo canto, e il Bulbul comune, l’Usignolo d’Africa, il Canapino pallido occidentale (molta attenzione nella sua identificazione perché in Marocco, anche se più a sud dello Zaër, vive anche il Canapino pallido orientale), l’Averla capirossa, la Rondine rossiccia, la Rondine comune, il Pigliamosche comune. Lo Zaër è un paradiso per i rapaci, alcuni di essi molto interessanti; oltre al già citato Nibbio bianco, potremo vedere l’Aquila di Bonelli, l’Aquila reale, la Poiana codabianca (la sottospecie del Nordafrica cirtensis richiede attenzione nell’identificazione perché assomiglia alla Poiana delle steppe). Tra i falchi, vedremo certamente Gheppi comuni e Grillai e forse anche Lodolai eurasiatici e Lanari.



La Chagra capinera è una delle cinque specie tipiche dell'Africa Subsahariana che sconfinano nel Paleartico Occidentale. Non dovrebbe essere difficile metterla nella nostra checklist (© Lip Kee Yap, Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic)




Il Grillaio nidifica in molte aree mediterranee; in Marocco ne incontreremo numerose piccole colonie (© Mauro Bailo)




Il Cuculo dal ciuffo migra attraverso il Marocco per raggiungere i territori di nidifica<zione dell'Europa sud-orientale e meridionale (© Dick Forsman 2012)




Vedremo numerosi stormi misti di Hirundinidae: tra Rondini comuni e Balestrucci eurasiatici, la Rondine rossiccia spicca per dimensioni e colorazione (© Dick Forsman 2012)
4° giorno) ci trasferiremo oggi di prima mattina a Meknes, dove interromperemo per un giorno il nostro birdwatching per ammirare le bellezze archeologiche di Walili, un sito archeologico romano situato 27 km a nord di Meknes. Walili, la Volubilis romana, è il sito archeologico più noto del Marocco ed è inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. L’antica città di Volubilis sorge su uno sperone triangolare che sporge dal massiccio dello Zerhoun (su cui, incidentalmente, volano spesso Bianconi comuni, Aquile minori e Capovaccai). Il sito venne occupato e cominciò a prosperare sotto i re di Mauretania, dal III° secolo aC al 40 dC. Nel 45 dC la Mauretania venne annessa all’Impero Romano da Claudio, che conferì alla città il titolo di municipium (città autonoma). Visiteremo le grandiose rovine del foro, della basilica e del campidoglio, le ville, l’acquedotto e il mercato. Ci porteremo il binocolo, chè l’area è anche ricca di uccelli: tra le specie comuni, quali ad esempio Saltimpalo comune, Codirosso comune e Codirosso spazzacamino, potremo vedere i nostri primi Codirossi algerini e Zigoli delle case (le popolazioni nordafricane sono state recentemente splittate da quelle del Vicino e Medio Oriente, che sono diventate Zigolo striolato). Chi preferisse visitare la città di Meknes avrà tempo a disposizione. La splendida città di Meknes (il suo nome deriva da una tribù berbera conosciuta nelle fonti medioevali arabe come Miknasa) fu la capitale del Marocco sotto il regno di Moulay Ismail, prima che questo onore venisse dato a Fes fino al 1912, e poi sotto la dominazione francese a Rabat. Da non perdere a Meknes i possenti bastioni, le moschee, il mausoleo di Moulay Ismail e l’affollata medina. Pernotteremo due notti all’hotel Riad d’Or.

5° giorno) anche oggi Ornitour offre la possibilità alle gentili accompagnatrici di birdwatcher assatanati di dedicarsi alla cultura, visitando la bellissima città imperiale di Fes. Mentre i maschi (ma forse in qualche coppia si potrebbe verificare il contrario) visiteranno la regione di Ifrane, le femmine saranno condotte dall’organizzazione a Fes. La città vecchia di Fes (o Fez) è, per i suoi edifici, i suoi mercati e le sue moschee, uno dei centri più attraenti di tutto il mondo islamico. Fès è famosa per la sua "medina", nome con cui gli europei indicano la parte vecchia delle città arabe, caratterizzate da strade tortuose e strette, e altri suoi celebri monumenti sono la Medersa Bu Inayna, una splendida scuola coranica, la moschea Karaouiyine, le tombe merinidi, la Zaouia di Moulay Idriss II. Torniamo al birdwatching; visiteremo oggi la regione dei laghi del Medio Atlante, a nord-est della città di Ifrane; partiremo di prima mattina, per avere a disposizione tutto il giorno per esplorare con cura tutti gli ambienti di questa magnifica area naturale. Oltre che a fornire un colpo d’occhio stupendo, i laghetti di Ifrane sono ricchissimi di uccelli. Nell’incantevole scenario di laghi, anfiteatri di nuda roccia e magnifici boschi di conifere, cercheremo le specie più importanti e tipiche di quest’area del Marocco. Prima tra tutti la Balia dell’Atlante, recentemente splittata dalla Balia nera, di cui studieremo con attenzione le differenze con quest’ultima (chiazza bianca frontale più ampia, maggior estensione del bianco sul collo, chiazze alari bianche più estese); segue poi il Picchio di Levailllant, che frequenta i pioppeti che bordano i laghi: questo picchio, molto simile al nostro Picchio verde, è endemico delle foreste del Maghreb. Se avremo tempo visiteremo tutti i cinque laghi della regione: Dayet Aoua, Dayet Afourgah e Dayet Iffer, Dayet Ifrah e Dayet Hachlaf. Vedremo decine di specie legate agli ambienti acquatici e palustri, tra cui: Svasso maggiore, Svasso piccolo, Tuffetto comune, Nitticora comune, Garzetta comune, Airone guardabuoi, Airone rosso, Tarabusino comune, Moretta tabaccata, Cavaliere d’Italia, Corriere piccolo, Salciaiola, Cannareccione eurasiatico. Il Dayet Aoua è di straordinaria importanza per la Folaga cornuta (nel Paleartico Occidentale il Marocco è l’unica nazione dove nidifica questo Rallide): in questo periodo la specie ha già sviluppato le due ciliegine rosse sulla testa che le danno il nome vernacolare, e non sarà difficile la separazione dalla Folaga comune; per “quelli bravi” sarà divertente cercare le altre sottili differenze: la sfumatura del colore del becco e il profilo della sua inserzione sul piumaggio della faccia. Due specie molto interessanti osservate spesso in questi laghi sono la Casarca comune e l’Anatra marmorizzata (di quest’ultima ne sono state contate fino a 1.200 sul Dayet Aoua!). Decine di specie frequentano le foreste intorno ai laghi e potremo vedere, con facilità la Colombella, il Picchio rosso maggiore, la Tordela, il Pettazzurro, il Fiorrancino, la Cincia mora, il Picchio muratore eurasiatico, la Tottavilla, il Luì bianco, il Canapino comune, la Sterpazzolina. Naturalmente non mancheranno i rapaci: oltre alle specie già viste (ma che rivedremmo con piacere), potremo incontrare il Nibbio reale (molto raro oggidì) e l’Astore comune. Nelle zone più aride e aperte incontreremo la Ghiandaia marina eurasiatica, il Rondone alpino, l’Allodola eurasiatica, il Calandro comune, la Monachella comune, lo Storno nero, la Passera lagia. Al tramonto potremo udire il monotono trillo del Succiacapre comune, il richiamo bisillabico dell’Assiolo eurasiatico e il cupo richiamo dell’Allocco eurasiatico; con fortuna potremo anche veder volare, nelle ombre della sera questi tre Strigiformi. A Ifrane potremo vedere anche interessanti specie di mammiferi, come il comune Macaco, che volteggia sui rami delle foreste di cedri e, con fortuna, anche la Volpe comune e lo Sciacallo dorato. L’appassionato di natura tout-court troverà anche splendide libellule e farfalle, interessanti lucertole e meravigliose orchidee.

6° giorno) inizieremo oggi la discesa verso sud, per raggiungere l'affascinante Sahara. Effettueremo numerose soste per le nostre consuete osservazioni naturalistiche. Se avessimo fallito il Picchio di Levaillant e/o la Balia dell’Atlante ci fermeremo di nuovo a Ifrane. La sera ci fermeremo per il pernottamento all'hotel Ksar Timnay, a 9 km dalla cittadina di Zaida. Il motivo di questa fermata è che la steppa intorno a Zaida è il miglior posto in Marocco dove osservare l'allodola più misteriosa di tutte le specie di Alaudidi marocchini, l'Allodola di Dupont. Per avere buone chances di vederla nelle sterminate steppe di artemisia e erba halfa è necessario localizzarla attraverso il suo canto, che è emesso solo alle prime luci dell'alba (spesso già alle sei del mattino la bestiola smette di gorgheggiare!) Inizieremo comunque l'esplorazione di Zaida già in serata: la steppa ospita infatti altre specie di tutto rispetto, come la Calandrina e il Culbianco di Seebohm (una sottospecie del Culbianco settentrionale endemica del Nordafrica, specificamente di Marocco e Algeria); si differenzia dalle altre sottospecie di culbianco per la gola completamente nera e alcuni tassonomisti la considerano una specie buona.



Lo Zigolo delle case è una specie tipicamente nordafricana (da quando lo Zigolo striolato del Vicino e Medio Oriente è considerato una specie buona); l'epiteto delle case è quanto mai azzeccato, poichè lo si trova in ogni medina, in ogni villaggio; l'individuo della foto se ne stava costantemente appollaiato su un'antenna televisiva (© Mauro Bailo)




In primavera non è difficile identificare la Folaga cornuta, in virtù dei due tubercoli rossi che porta sulla fronte, ma in inverno è necessario valutare altre caratteristiche più fini. Vedremo questa interessante specie sui laghi di Ifrane, sul Medio Atlante (© Mauro Bailo)




In primavera in Marocco c'è solo lo Storno nero, poichè lo Storno comune se ne è già tornato in Europa per la riproduzione; quindi non ci sarà possibilità di sbagliare l'identificazione (© Mauro Bailo)




Nelle magnifiche foreste di cedro dell'Atlante cercheremo le due specie tipiche di questo ambiente, il Picchio di Levaillant e la Balia dell'Atlante (© Mauro Bailo)




Il Macaco di Barberia è l'unica scimmia del Marocco; la piccola popolazione di Gibilterra, in Europa, appartiene a questa specie. Avremo buone opportunità di vedere il grazioso primate nelle foreste del Medio Atlante (© Karyn Sig, Creative Commons Attribution 2.0 Generic)
7° giorno) ci aspetta quindi una levataccia (ma chi vuole apettare in hotel lo può fare tranquillamente) per la ricerca dell'Allodola di Dupont; la strategia è quella di localizzarne il canto e quindi cercare di avvicinarci all'animale, per ottenere anche qualche buona fotografia. Aiutati dal suo canto registrato, cammineremo nella vegetazione stepposa dove la bestiola si nasconde: a volte l’allodola è in pieno canto a pochi passi dal nostro registratore riuscendo comunque a non farsi vedere, correndo come fa (mai volando!) tra la densa vegetazione. La strada verso Erfoud si snoda costeggiando lo Wadi Ziz, il fiume che disegna una vallata incassata tra pareti rocciose ricoperte da scabra vegetazione. Il paesaggio cambia man mano che ci dirigeremo verso sud, passando dalle foreste del Medio Atlante alle montagne rocciose, alle steppe fino al deserto sabbioso, il Grande Erg Chebbi. In corrispondenza del Djebel Bou Hamid (djebel è il nome arabo di montagna) scruteremo con attenzione il cielo per cercare due avvoltoi, il Grifone eurasiatico e il Gipeto: la prima specie è discretamente comune in Marocco e nel nord-ovest del Maghreb, ma il Gipeto, anch’esso molto comune un tempo, ha sofferto una campagna di sterminio con bocconi avvelenati e adesso è estremamente raro in Marocco. Lungo il percorso ci fermeremo anche ad ammirare qualche ksar, come quello della Source Bleue de Meski; gli ksour (plurale di ksar) sono pregevoli roccaforti costruite di solito a scopo difensivo, che dominano l’oasi; in argilla e mattoni di terracotta, dapprima erano semplici costruzioni singole, ma con il tempo si ingrandirono diventando veri e propri villaggi. Come valore aggiunto, essi ospitano Zigoli delle case, Passere lagie, Passere sarde e spesso danno ospitalità alle Cicogne bianche che li usano come base per i loro nidi. Dalla cittadina di Er Rachidia iniziano i grandi palmeti del sud marocchino: lo spettacolo delle palme cariche di datteri, e delle distese arancioni di prelibati frutti deposti dagli alberi rappresentano uno spettacolo tipico e suggestivo. Tanto per citare un paio di uccelli, i palmeti ospitano spesso truppe di Garruli fulvi e Bulbul comuni, e, durante la migrazione, pullulano di piccoli uccelletti che hanno appena valicato il Sahara. Arriveremo a Merzouga verso sera, in tempo per fare un’escursione, accompagnati dalla nostra guida locale, alla ricerca del Gufo reale del deserto; questa specie, apprezzabilmente più piccola e dal piumaggio più chiaro del Gufo reale eurasiatico, e di esso sottospecie, è stata recentemente considerata specie buona. Con fortuna potremmo vedere, durante la nostra escursione crepuscolare, anche il Succiacapre isabellino, la Grandule coronata, e la Grandule del Senegal. Pernotteremo due notti all’hotel Ksar Bicha, dotato di una fresca e refrigerante piscina, dove potremo passare le ore più calde del giorno.



La steppa di artemisia intorno alla cittadina di Zaida è il posto più sicuro in Marocco per vedere la rara ed elusiva Allodola di Dupont (© Mauro Bailo)




Il Bulbul comune è un'altra delle specie africane transfrontaliere; anche in Marocco l'epiteto comune è valido perchè la bestiola frequenta anche parchi e giardini cittadini (© Mauro Bailo)




Con una buona dose di fortuna potremmo incontrare qualche Gazzella dorcade (© Altaipanther, Pubblico Dominio)
8° giorno) a Merzouga troveremo i paesaggi che tanti film sul Sahara ci hanno fatto conoscere: le dune arrossate dal sole del tramonto, le oasi, i villaggi di un bianco abbagliante, il sole che dardeggia nel cielo. Questo statico e un pò retorico scenario è popolato da una serie di uccelli estremamente interessanti. Prima di descrivere le meraviglie alate che potremo vedere oggi, ricordiamo che per l’accompagnatrice al seguito del già citato birdwatcher fondamentalista, sono possibili escursioni nel deserto a dorso di dromedario o in jeep, il relax in piscina, un’escursione al palmeto di Tafilalt o alle cittadine di Erfoud e Rissani. Per i birdwatcher sarà una festa, poiché ai confini del Sahara marocchino sarà possibile vedere alcune tra le specie più rare e localizzate dell’intero Paleartico Occidentale. Tre sono gli ambienti tipici di questa regione: il deserto sabbioso (erg), il deserto roccioso (hammada) e i palmizi con le loro sorgenti; ognuno di questi habitat ha la sua avifauna caratteristica. Una delle specie più localizzate in Nordafrica è la Passera del deserto, che nelle oasi intorno a Merzouga è discretamente comune, così come lo è il Corvo imperiale collobruno, che è addirittura cospicuamente aumentato di numero negli ultimi anni. Due rarissime otarde frequentano le aree desertiche intorno a Merzouga: sarà sicuramente possibile, se non facile (la nostra guida locale sa dove cercare le rarità del posto), vedere l’Ubara africana (l’epiteto geografico è necessario perché recentemente le due popolazioni di ubara, nordafricana e mediorientale, sono state considerate specie buone, con le popolazioni mediorientali ora chiamate Ubara di Macqueen); molto difficile, se non impossibile, sarà invece l’incontro con l’Otarda d’Arabia, nidificante fino a pochi decenni fa, ma oggi praticamente scomparsa, con un pugno di singole osservazioni (e soprattutto d’inverno) negli ultimi anni. Il deserto sabbioso ospita poche specie nidificanti, ma tutte di classe: l’Allodola codabarrata, l’Allodola beccocurvo, la graziosissima Allodola di Temminck e la Silvia nana (il più appropriato nome Silvia del deserto è rimasto appannaggio delle popolazioni asiatiche di quella che una volta era considerata una specie unica). Un poco più abitato è il deserto roccioso, con uccelli anch’essi molto interessanti: Corrione biondo, Occhione eurasiatico, Allodola beccogrosso, Cettia inquieta, Monachella capobianco, Monachella del deserto, Monachella mesta, Monachella nera, Sterpazzola di Sardegna, Trombettiere, Zigolo delle case. Nelle oasi vedremo, tra le altre specie, Pernici sarde, Gallinelle d’acqua, Tortore comuni, Gruccioni europei, Upupe eurasiatiche, Ballerine bianche (la distintiva sottospecie subpersonata), Usignoli di fiume, Canapini pallidi occidentali; a proposito di quest’ultima specie, sarà necessario controllarne con attenzione tutti gli individui, perché nel sud del Marocco è presente, sia in migrazione che come nidificante, anche il Canapino pallido orientale, che qui raggiunge l’estremo occidentale del suo areale; le differenze sono facili da elencare (becco più sottile, piumaggio più grigiastro), ma sul campo immagino che le cose saranno un po’ diverse. Agli stormi dei già citati Gruccioni europei faremo molto attenzione perché da queste parti, in questa stagione, possono contenere qualche individuo di Gruccione guanceblu. Qualora il laghetto vicino a Merzouga, il Dayet Merzouga, abbia ancora acqua, potremo vedere un grande numero di uccelli, che si stanno riposando qui prima di ripartire verso nord: Cicogne bianche, Fenicotteri maggiori, Mignattai, Casarche comuni, Canapiglie, Alzavole comuni, Germani reali, Codoni comuni, Pernici di mare comuni, Avocette comuni, Cavalieri d’Italia, Corrieri piccoli, Corrieri grossi, Piovanelli tridattili, Piovanelli pancianera, Piovanelli maggiori, Pittime reali, Pittime minori, Combattenti, Totani mori, Pantane eurasiatiche, Pettegole, Gambecchi e Gambecchi nani. Niente di eccezionale, in quanto a rarità, ma lo spettacolo di un tal numero di uccelli acquatici in pieno deserto ha la sua suggestione! Per quanto attiene alle altre classi di animali, potremmo vedere, con fortuna, la Gazzella dorcade ed il graziosissimo Fennec. Tra i rettili, in genere negletti persino dai naturalisti, potremmo vedere qualche bella specie di agama.

Il magico deserto del Sahara non è mai letteralmente deserto; anche nelle aree più "desertiche" c'è sempre vita, non fosse altro quella di piccoli rettili e insetti. A Merzouga, tra le celebri dune più alte del Marocco, vedremo molte delle specie target di questo tour (© Mauro Bailo)




Il Garrulo fulvo è una di queste; spesso saltella sul terreno, quasi sempre in piccole truppe, come fanno quasi tutti i garruli del mondo (© Mauro Bailo)




Il Trombettiere comune frequenta invece le aree più rocciose e pietrose (© Frank Vassen, Creative Commons Attribution 2.0 Generic)
9° giorno) raggiungeremo oggi Ait Benhaddou, effettuando uno dei circuiti più spettacolari dell’intero viaggio. Visiteremo infatti le Gole del Todra e le Gole del Dades, due fiumi che nascono nell’Alto Atlante e che scorrono attraverso fenditure rocciose vertiginose per andare a irrigare fertili vallate. Diversi sono gli intendimenti di questa giornata, che farà piacere agli amanti dei paesaggi spettacolari e della storia culturale del Marocco: esplorare, appunto, regioni di una bellezza maestosa, visitare alcuni villaggi e ksour dalla pregevolissima architettura, senza trascurare naturalmente il birdwatching, dato che alcune specie marocchine sono tipiche di questo pezzo di Atlante. Da Merzouga fileremo diritti fino al villaggio di Tinerhir dove inizieremo un itinerario a cerchio che dalle Gole del Todra ci porterà a quelle del Dades e di qui alla meta di oggi, lo splendido villaggio di Ait Benhaddou. Entrambe le gole sono tappezzate da frutteti (mandorli, fichi, melograni, palme da dattero) e punteggiati da graziosissimi villaggi e kasbah di terracotta. Avremo probabilmente già visto molte delle specie di oggi, ma qualche novità è sempre possibile; come il “banale” Piccione selvatico, qui autenticamente selvatico, la Rondine montana, la Ballerina gialla, il Passero solitario, il Verzellino comune. Potremo vedere, comunque, specie molto più interessanti, come l’Allodola del deserto (nonostante il nome, questa specie si spinge fino a 2.200 metri di altitudine), la bellissima Silvia di Tristram, un misto di Sterpazzolina e Magnanina, endemica del Nordafrica. Molti rapaci frequentano le gole e avremo ottime opportunità di vedere il Falco pellegrino (la sottospecie africana minor, diffusa da qui a tutta l’Africa subsahariana), il Lanario, l’Aquila di Bonelli, l’Aquila minore, la Poiana codabianca; anche qui potremmo incontrare il Gipeto, ma anche qui è estremamente raro. Al passo che collega le due vallate, lo scabro altopiano roccioso ospita l’Allodola golagialla e il già citato Culbianco di Seebhom. Verso la fine del nostro trasferimento visiteremo l’impressionante palmeto di Skoura, punteggiato da bellissime kasbah. Il tempo di qualche fotografia e della visione di qualcuna delle specie che frequentano la distesa di palme, ripartiremo alla volta del vicino lago artificiale di Mansour Eddahbi, dove potremo vedere un gran numero di uccelli acquatici e forse aggiungeremo qualche nuova anatra o limicolo alla nostra trip list. Il barrage è uno delle aree più ricche di Anatidi, limicoli e Ardeidi di tutto il Marocco, sia in inverno che durante le migrazioni. Tra sterne e gabbiani, sono state segnalate nel barrage 14 specie, alcune regolari, altre rare, come il Gabbianello, la Sterna artica e il Mignattino alibianche. Tra le anatre non ancora citate in questo itinerario ricordiamo le possibili Volpoche, Moretta comune e Moriglione eurasiatico (più probabili però durante la stagione invernale). Qualche rapace è sempre presente in cielo e, oltre a quelle già citate in precedenza, ricordiamo che il barrage è una delle migliori località marocchine per il Falco di Barberia. Molti piccoli Passeriformi frequentano la vegetazione steppica perilacustre e le rocce che aggettano nel lago, tra i quali citiamo il Codirossone eurasiatico, il Passero solitario e la Bigia grossa occidentale. Speriamo, come in ogni altra area del nostro viaggio, di incontrare qualche rarità, come quelle che regolarmente (mi si perdoni l’ossimoro) sono state osservate qui: Pellicano bianco, Airone bianco maggiore, Astore cantante scuro (ma per questo rapace avremo migliori opportunità nella piana del Souss), Gambecchio frullino, Culbianco isabellino. Arriveremo quindi alla nostra meta odierna, il meraviglioso villaggio di Ait Benhaddou, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO: appoggiato su di una collina di arenaria rosata, il villaggio è stato spesso usato come set cinematografico. Le bellissime torri merlate sono decorate con archi ciechi e disegni geometrici, che creano suggestivi giochi di luci e ombre. Pernotteremo all'hotel Etoile Filante.

Il Codirosso algerino (sarebbe più appropriato chiamarlo Codirosso del Maghreb, perchè tale è il suo areale di distribuzione), è uno dei più bei codirossi del Paleartico Occidentale. Durante il tour lo vedremo in diverse occasioni (© Danilo Lombardi)




L'Allodola del deserto ha uurpato il suo toponimo, poichè tra i suoi habitat ci sono anche le montane fino a duemila metri. Questo individuo, ad esempio, è stato fotografato alle falde del passo Tizi-n-Tichka, a due passi dalle foreste di conifere (© Mauro Bailo)




L'Usignolo d'Africa è comune nelle aree aride del Marocco (© Mauro Bailo)
10° giorno) oggi raggiungeremo Marrakech attraverso un percorso con il "gran premio della montagna", i 2260 metri del passo Tizi-n-Tichka, che scavalca le montagne dell'Alto Atlante collegando le aree desertiche del sud al nord del paese. Lasciato il villaggio inizieremo a inerpicarci sulla strada che ci condurrà a Marrakech. Noteremo come l’avifauna cambi con il mutare degli ambienti, che si susseguono da sud a nord e in senso altitudinale. Il versante meridionale, più brullo e stepposo, ospita, tra le altre specie, il Calandro comune, la Monachella nera e lo Zigolo muciatto. La vegetazione ripariale che fiancheggia gli wadi della regione dà alloggio a molte specie qui nidificanti, o ancora lungo la via della migrazione, come ad esempio il Bulbul comune, l’Usignolo d’Africa, lo Scricciolo eurasiatico, il Pettirosso comune, l’Usignolo comune, il Merlo comune, il Pigliamosche comune, il Rigogolo. Ma è sul pianoro che si estende al passo Tichi-n-Tichka che cercheremo le specie più interessanti, ed in particolare una, che frequenta solo le zone più elevate dell’Atlante: il Fringuello alicremisi. Questa specie ha due popolazioni nettamente distinte dal punto di vista geografico, una in Marocco ed Algeria, l’altra nelle montagne dalla Turchia all’India settentrionale, e si intuisce che presto le due sottospecie saranno specie buone. Altre specie che incontreremo al passo, o nelle sue vicinanze sono il Rondone minore (raro), la Rondine montana, l’Allodola golagialla, il Sordone, il Merlo acquaiolo comune, il Gracchio alpino, il Gracchio corallino. Quando, incominciando a scendere verso Marrakech, attraverseremo le foreste dei versanti settentrionali, ci parrà, come già a Ifrane, di essere, in quanto ad avifauna, in un bosco europeo; nelle distese di lecci e ginepri svolazzano Colombacci comuni, Codirossi algerini, Silvie di Tristram, Sterpazzoline, Occhiocotti, Luì bianchi, Tordele (ssp deichleiri), Fiorrancini (ssp balearicus), Cince more (ssp atlas), Cinciallegre (ssp excelsus), Rampichini comuni (ssp mauritanica), Ghiandaie eurasiatiche (ssp minor), Fringuelli comuni (ssp africana) Fanelli eurasiatici (ssp mediterranea), Crocieri comuni (ssp poliogyna), Frosoni (ssp buryi). Qualora avessimo fallito il Picchio di Levaillant sul Medio Atlante, le spettacolari foreste di cedri ci forniranno ulteriori chances per questo uccello. Avremo ancora molte possibilità di vedere interessanti rapaci: tutta la vasta selezione dei rapaci montani è presente in questa regione, incluso il Gipeto (e questa sarà l’ultima occasione del tour). Arriveremo a Marrakech in serata; pernotteremo due notti all’hotel Pacha, nel sobborgo di Gueliz.

11° giorno) proseguendo nell’ottica di far felici le “accompagnatrici”, il programma dedica questa intera giornata alla visita di Marrakech, ma offre anche un’alternativa ornitologica ai barbari culturali. Chi lo desiderasse potrà effettuare un'escursione a Oukaimeden, una cittadina dell’Alto Atlante, a circa 60 km dalla città. L’avifauna di Oukaimeden è simile a quella delle foreste di Tichi-n-Ticka, e avremo quindi l’opportunità di (ri)vedere le eventuali specie perse nelle escursioni precedenti, soprattutto il Picchio di Levaillant e il Fringuello alicremisi; qualche opportunità, qui, di vedere anche il Rondone cafro, una specie comune nell’Africa subsahariana, ma molto, molto localizzata in Marocco. Marrakech è una città ricca di moschee e minareti, splendidi esempi di architettura islamica. La città vecchia è molto suggestiva e la sua Medina è l’archetipo della città araba: vicoli stretti e tortuosi, spesso senza uscita, piccoli giardini profumati, case quadrangolari d'argilla, organizzate intorno a freschi cortili. Ma il cuore pulsante della città è l’incredibile piazza Djama’a-al-Fana: venditori di spezie, improbabili "dentisti" che espongono in bella mostra una serie completa di denti da vendere al migliore offerente, incantatori di serpenti, commercianti, acrobati, in un intrico di uomini e cose davvero indimenticabile.


Il Culbianco di Seebohm è considerato da Clements solo una sottospecie del Culbianco boreale; poichè lo vedremo sicuramente, soprattutto nelle aree rocciose del Medio Atlante, potremo segnarlo come specie "arm-chair" quando il nostro tassonomista di riferimento si deciderà a promuoverlo (© Mauro Bailo)




L'Allodola golagialla è in Marocco una specie d'alta montagna e sarà una delle nostre ricerche prioritarie sul passo Tizi-n-Tichka (© Dick Forsman 2012)




Alle falde del passo Tizi-n-Tichka avremo l'occasione di ammirare il furtivo e grazioso Scoiattolo di Barberia (© Mauro Bailo)
12° giorno) ci trasferiremo oggi ad Agadir, dove pernotteremo tre notti all’hotel Riad Villa Blanche. Partiremo di prima mattina per raggiungere l’hotel e lasciare mogli e fidanzate (o mariti e fidanzati) sulla spiaggia, attività che le suddette (i suddetti) potrano fare in tutta tranquillità per tre giorni di fila. I birdwatcher divideranno il loro tempo nelle escursioni all’estuario dello wadi Tamri, alla pianura intorno alla città di Tarouddant e al magnifico parco nazionale di Souss-Massa. Partiremo immediatamente dopo il check-in in albergo alla volta dell’estuario del Tamri, situato a circa 60 km a nord di Agadir. Questa regione è la più importante del Marocco per una specie ormai minacciata di estinzione, l’Ibis eremita. Bruttissimo secondo i classici canoni di bellezza, ma affascinante dal punto di vista biologico, questo grinzoso ibis, di cui si stimano ormai solo 102 coppie (anche se al termine della stagione riproduttiva, gli individui possono raggiungere il numero di 500), è confinato ormai all’Atlante marocchino in due colonie, una nel parco nazionale di Souss-Massa e una nella regione di Tamri. In realtà esiste un’altra popolazione in Medio Oriente; fino a pochi decenni fa la specie era relativamente comune a Birecik, in Turchia, dove oggi è presente solo una piccola popolazione semiselvatica, ma nel 2002 è stata scoperta una microscopica (due coppie!) colonia a Palmyra, in Siria. Chissà quali sono state le cause del declino dell’Ibis eremita, fino a tre secoli fa comunissimo in Nordafrica, Medio Oriente e persino in Europa, dove nidificava, ad esempio, sui tetti delle case di Vienna! Avremo l’opportunità di vedere questo quasi mitico animale nelle aree steppose intorno allo wadi Tamri. A far da ancelle all’Ibis eremita, decine di altre specie; l’estuario del Tamri e il vicino Cap Rhir sono ottimi punti di seawatching per gli uccelli marini che migrano verso nord: Sule settentrionali, Stercorari mezzani, Orchetti marini, Labbi, Gabbiani comuni, Gabbiani zampegialle, Zafferani, Beccapesci, Sterne comuni, Sterne artiche (rare). Le scogliere ospitano la colonia più meridionale del Paleartico Occidentale del Marangone dal ciuffo (ssp riggenbachi), e i genitori marangoni sono sempre in apprensione a causa dei voraci Falchi pellegrini, Lanari e Corvi imperiali comuni che volano sui nidi. Nelle zone steppose vedremo numerosi Passeriformi, sia quelli nidificanti che quelli ancora sulla via del ritorno in Europa: Cappellacce di Tekhla, Usignoli d’Africa, Monachelle comuni, Sterpazzole di Sardegna, Bigie grosse occidentali, Averle meridionali, Averle capirosse, Chagre capinere, Codirossi algerini. Durante il seawatching a Cap Rhir potremo vedere anche qualche cetaceo, come l’Orca, la Balenottera boreale, il Tursiope e il Delfino comune.

13° giorno) lo Oued Massa è una delle aree più ricche di vita animale dell’intero Marocco. In ogni periodo dell’anno questo piccolo estuario è pieno di gabbiani, limicoli, aironi e sterne. A completare l’interesse ornitologico di questa zona umida, la parte più interna dell’estuario è ricoperta da canne ed arbusti, realizzandosi così una grande varietà di ambienti. La regione è protetta a parco nazionale e più di 270 specie di uccelli, di cui 90 nidificanti, sono state censite entro i suoi confini. Inizieremo con l’esplorazione della foce dello Oued Massa, dove, al mattino presto, Ganghe e Granduli mediterranee scendono a bere alle pozze di acqua dolce retrodunali. Gli ambienti umidi pullulano di Aironi cenerini, Aironi rossi, Garzette comuni, Spatole eurasiatiche, Mignattai (a volte accompagnati da qualche Ibis eremita), Tarabusini comuni, Tarabusi eurasiatici (soprattutto in inverno, rari in migrazione), Cicogne bianche e, occasionalmente, Cicogne nere, Voltolini, Schiribille eurasiatiche e grigiate, Beccaccini comuni e occasionalmente Frullini e Croccoloni, Beccacce di mare eurasiatiche, Piovanelli pancianera, comuni e maggiori, Fratini, Corrieri piccoli e grossi, tutte le specie comuni di Tringa (solo l’Albastrello è raro), Voltapietre, Pivieresse, Pivieri tortolini (raramente). E poi quasi tutte le specie di gabbiani e sterne già citate fino ad ora, con l’aggiunta del Gabbiano roseo. Oltre alle specie di anatre più comuni, potremmo (ri)vedere la Casarca comune e l’Anatra marmorizzata. Nelle aree di boscaglia, steppa e canneti vedremo molte specie, di cui citiamo solo quelle non ancora elencate nell’itinerario, e che probabilmente, essendo comuni, avremo già visto negli habitat adatti esplorati fino a qui:  Taccola, Luì grosso, Luì piccolo, Luì verde, Capinera, Sterpazzola comune, Magnanina comune, Cannaiola eurasiatica, Forapaglie, Forapaglie castagnolo, Forapaglie macchiettato (raro), Stiaccino, Pispola comune, Prispolone eurasiatico.


L'estuario dello Oued Massa è la roccaforte del bruttissimo e affascinante Ibis eremita, una specie minacciata di estinzione che ha due popolazioni disgiunte, una in Nordafrica e una nel Vicino Oriente (Turchia e Siria); sarà per noi un privilegio vedere da vicino quella che è la specie target principale del tour ( © Rapha-Hëll, Creative Commons Attribution 2.0 Generic)




La Monachella mediterranea è una delle otto specie di monachelle che potremmo vedere durante il tour, e decisamente la più comune (© Mauro Bailo)




Molte specie di silvie allieteranno il nostro viaggio; la Sterpazzola comune sarà, appunto, comune (© Dick Forsman 2012)

14° giorno) raggiungeremo oggi la bella città di Tarouddant, attraverso un paesaggio steppico, interrotto dai corsi asciutti degli wadi, la cui vegetazione ospita uccelli interessanti. Nonostante l’originale habitat sia stato quasi completamente trasformato in coltivi e frutteti, rimangono buoni appezzamenti di foresta di argan, l’habitat più interessante della regione. L’argan (Argania spinosa) è una specie di albero endemico del Nordafrica; oltre che qui, nella valle del Souss, si trova solo nella regione algerina di Tindouf. L’argan, dal tronco e rami spinosi, ricorda vagamente un’acacia: vedere un Astore cantante scuro appollaiato su un suo ramo ricorderà da vicino una tipica immagine dell’Africa subsahariana. Il più importante target di oggi è infatti l’Astore cantante scuro, molto comune sotto il Sahara, ma confinato, nel Paleartico Occidentale, a quest’area del Marocco. L’Astore cantante scuro (la caratterizzazione cromatica è necessaria perché in Africa esiste un’altra specie di astore cantante, praticamente identica, ma dal piumaggio nettamente più pallido) assomiglia vagamente ad un’albanella, così bianca, grigia e nera come è, e inoltre anche il volo, basso sul terreno e con le ali a V, ricorda il genere Circus. L’altro ricercato speciale di oggi è l’Aquila rapace, anch’essa tipica dell’Africa a sud del deserto: in Africa l’identificazione, soprattutto in inverno, di quest’aquila “bruna” simpatrica con l’Aquila rapace, l’Aquila di Wahlberg, l’Aquila delle steppe, l’Aquila imperiale e l’Aquila reale non è affar da poco; qui in Marocco non ci sono possibilità di errori, il problema sarà vederla! Nell’attesa di incrociare i due rapaci principali, potremmo sempre lustrarci gli occhi con gli altri uccelli da preda di quest’area: Aquila minore, Aquila di Bonelli (rara), Poiana codabianca, Gheppio comune, Lanario, Falco di Barberia. E sono numerose anche altre specie di uccelli terragnoli come la Pernice sarda, l’Upupa eurasiatica, la Ghiandaia marina eurasiatica, il Gruccione europeo e l’occasionale Gruccione guanceblu, l’Occhiocotto, la Monachella piangente, il Codirosso comune, il Passero solitario, la Cettia inquieta. Essendo la piana del Souss l’area semidesertica più a sud del nostro viaggio, abbiamo la speranza di vedere qui una piccola e graziosa allodola che, anch’essa tipica delle aree semidesertiche subsahariane, ha nel Marocco meridionale l’unica sua area di nidificazione del Paleartico Occidentale, l’Allodola passerina capinera. Dedicheremo un po’ di tempo a Taroudannt; circondata da possenti bastioni color ocra, Taroudannt conserva tutto il fascino di un’antica città fortificata marocchina. Il mercato berbero, il suk e i bastioni sono le attrattive principali della città. Ritorneremo ad Agadir all’imbrunire, così avremo la possibilità di sentire (e forse di vedere), l’Occhione eurasiatico, il Succiacapre collorosso, la Civetta comune e l’Assiolo eurasiatico, che nidifica nei meravigliosi pluricentenari ulivi della pianura.

15° giorno) raggiungeremo oggi Casablanca, percorrendo la strada costiera per le ultime ore di birdwatching del nostro viaggio. Ci fermeremo nelle numerose lagune retrodunali, con la speranza di incontrare, tra tutti i limicoli, anatre e aironi, gabbiani e sterne, qualche succulenta rarità americana, come quelle che sono già state inserite nella check-list del Marocco, ad esempio Piviere dorato americano, Piro piro fulvo, Piro piro zampelunghe, Gavina americana. Daremo una rapida occhiata a Essaouira, l’antica Mogador: il bianco brillante delle sue mura e l’apparire di donne avvolte in voluminosi haik rendono Essaouira la quintessenza della città marocchina e uno dei posti più incantevoli del paese. Esploreremo con attenzione un’area stepposa, tra Safi e Casablanca, sede delle ultime sporadiche osservazioni della Quaglia tridattila comune, una specie dalla fenologia misteriosa in Marocco. Cena e pernottamento in un hotel di Casablanca vicino all’aeroporto.

16° giorno) dipendentemente dall’orario di partenza avremo tempo per visitare rapidamente Casablanca e fare un po’ di shopping per le vie del centro. Trasferimento all’aeroporto e imbarco sul volo per Milano.


Un'altra delle specie tipicamente subsahariane, e decisamente la più rara: l'Astore cantante scuro, molto in alto nella lista delle nostre priorità (© Dick Forsman 2012)




Nelle piane intorno a Tarouddant, ma anche in molte altre delle aree che esploreremo, la Cappellaccia comune è comune; quella illustrata nella foto potrebbe essere una delle sottospecie del Maghreb nordoccidentale, che molti Autori considerano specie buona e a cui potremmo attribuire il nome di Cappellaccia del Maghreb (© Mauro Bailo)




Anche questo giovane di Cappellaccia di Thekla è di una sottospecie tipica del Nordafrica, caratterizzata da un piumaggio più chiaro dai toni bruni più caldi (© Mauro Bailo)


ornitour
via Meucci 5
25086 Rezzato (BS)
+39 348 8713313
info@ornitour.it



   





info
la storia di ornitour
informazioni generali di viaggio
condizioni generali di viaggio
contatti



 

viaggi
birding tours
nature tours
oceanic odysseys
incoming tours
tours personalizzati
tours fotografici
wego

calendario 2016 per area
europa
nordafrica & vicino oriente
medio oriente
africa subsahariana
asia centrale e orientale
subcontinente indiano
sud-est asiatico
australia
oceano pacifico
oceano indiano
america settentrionale
america centrale
america meridionale
antartide


calendario 2016 per data
aprile 2016
maggio 2016
giugno 2016
luglio 2016
agosto 2016
settembre 2016
ottobre 2016
novembre 2016
dicembre 2016
capodanno 2017
2017

corredo
gallerie
trip reports
birdy
tour leaders
eventi & news
video
archivio