Il binocolo è quella cosa che trasforma un uccello confuso, piccolissimo e lontano, che non riesci a capire che cos'è in un uccello nitido, grosso e vicino, che non riesci a capire che cos'è Anonimo birdwatcher |
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Introduzione
Il binocolo è lo strumento più importante per poter osservare gli uccelli nel loro ambiente naturale. A voler cavillare, il binocolo è importante, ma non fondamentale. Il buon dio ci ha dotato di uno strumento ottico eccezionale, l'occhio, il cui cristallino rappresenta un sistema semplice di lenti al quale, in buona sostanza, va il merito della nitidezza finale delle nostre osservazioni. In soldoni, non noteremmo nessuna differenza tra un binocolo polacco da poche lire e un top di gamma da tremila euro, se ci chiamassimo Stevie Wonder. Più seriamente, l'occhio ha di per stesso un piccolo potere di ingrandimento e spesso gli uccelli sono talmente confidenti che si possono identificare, e godere, a occhio nudo. Ma nella maggior parte dei casi il binocolo è necessario per avvicinare le nostre prede, per poterle identificare o, "semplicemente", per poter godere della loro bellezza. Torneremo a parlare ancora dell'occhio, a proposito del diaframma attraverso il quale passa la luce, e cioè la pupilla. Il concetto basilare da tener presente nella scelta di un binocolo è che non esiste un binocolo migliore in assoluto, per quanto eccellenti possano essere le sue caratteristiche, elevato il suo prezzo, celebre la sua casa produttrice. Ogni birdwatcher ha mani, occhi e portafogli con specifiche peculiari e dei propri portafogli, occhi e mani bisogna tener conto nella scelta del binocolo. Questo articolo è dedicato alle persone che si avvicinano all'hobby dell'osservazione degli uccelli (ma anche i birdwatcher esperti vi troveranno informazioni interessanti), l'hobby che mette più a dura prova la resistenza e la durabilità di strumenti ottici. Dopo una breve descrizione della tipologia del binocolo (prismi a tetto o prismi di Porro), l'articolo si sviluppa con l'analisi dei parametri e valori oggettivi e possono essere simili in binocoli anche molto diversi tra di loro, persino ai due estremi della scala di qualità. Questi valori sono il fattore di ingrandimento, il peso, le dimensioni, la pupilla d'uscita, il valore crepuscolare, l'angolo di campo e la profondità di campo. Tratteremo poi alcune caratteristiche che invece possono fare la differenza tra un modello e l'altro, essendo legate ai materiali e ai processi costruttivi: sistema di messa a fuoco e minima distanza di messa a fuoco, estrazione pupillare, impermeabilità e, ultima ma più importante di tutte, le lenti. Delle lenti parleremo anche dei possibili difetti e di come scovarli. Da ultimo esprimeremo la nostra opinione su tre gruppi di binocoli: quelli di basso costo, quelli a costo medio e i top di gamma; a tal proposito offriremo la nostra esperienza ai lettori che, dovendo scegliere uno strumento per il loro hobby, non vogliano, in attesa di sapere se il birdwatching è davvero il passatempo della loro vita, spendere una fortuna; infatti, il profano che sente parlare i birdwatcher esperti della loro predilezione per Leica, Swarowsky o Zeiss e che, buttando un occhio sui listini, strabuzza gli occhi di fronte a prezzi medi di duemila euro, sarà stupito e felice di sapere che esistono in commercio strumenti dotati di tutte le caratteristiche necessarie ad un utilizzo più che soddisfacente e che costano duecento euro! Scegliere un binocolo per il birdwatching può rappresentare, comunque, una decisione difficile anche per aspetti che esulano dal prezzo: l'hobby dell'osservazione degli uccelli prevede un utilizzo intensivo dello strumento, in qualsiasi condizioni di luce (gli uccelli sono attivi soprattutto all'alba e al crepuscolo, e anche di notte), condizione atmosferica (nebbia, vento, pioggia), ambiente naturale (dai torridi deserti sabbiosi ai mari in tempesta). E quando ci si appassiona, il birdwatching prevede lunghe sedute di osservazione attraverso le lenti del binocolo e lunghe camminate con il binocolo a tracolla. L'utilizzo del binocolo per il birdwatching è, infine, quello che richiede più qualità all'ottica perchè i birdwatcher non solo vogliono vedere gli uccelli, ma li vogliono anche identificare e questo presuppone che le lenti siano di grande qualità. Da quanto esposto sopra si evince quali siano i fattori più importante nella scelta di un binocolo: qualità dell'apparato ottico, resistenza a fattori climatici avversi, peso e maneggevolezza. Con un paio di piccole ma significative postille: le caratteristiche individuali incidono decisamente sulla scelta del binocolo ottimale; ad esempio, un energumeno alto due metri e pesante 120 chili, con due mani da Carnera, non ha verosimilmente nessun problema a portarsi in giro un binocolo da un chilo con due barilotti grossi come lattine di birra, e anzi si troverebbe a disagio con i tanto decantati binocoli compatti; i portatori di occhiali, poi, devono considerare il loro piccolo handicap (vedi la sezione sull'eye-relief o estrazione pupillare). Così come vanno prese in considerazione le proprie preferenze naturalistiche: ad esempio, il birdwatcher appassionato anche di insetti deve valutare con attenzione la minima distanza di messa a fuoco. Un binocolo (dal latino bi-, due, e oculus, occhio) è uno strumento usato per ingrandire oggetti distanti, attraverso la trasmissione delle immagini dalle lenti frontali che raccolgono l'immagine (obiettivi) alle lenti che restituiscono l'immagine, ingrandita e raddrizzata, quelle dove si appoggiano gli occhi (oculari), attraverso un sistema che, nei modelli più belli e costosi, prevede l'utilizzo di più lenti (anche fino a 10), singole o in gruppi; il citato raddrizzamento delle immagini avviene in virtù di un sistema interno di specchi (chiamati anche prismi). Nella disposizione di questi prismi sta la prima grande differenza tra due categorie di binocoli, quelli che utilizzano lo schema ottico a prismi di Porro e quelli che adottano i prismi a tetto. Nel primo caso il binocolo ha la forma caratteristica dovuta alla disposizione fronteggiante che i due prismi hanno all’interno del binocolo (vedi figura); nei binocoli con prisma a tetto i prismi sono situati sullo stesso asse delle lenti: questo schema ottico, che ha il vantaggio di mantenere sullo stesso asse anche l’oculare e la lente frontale, si traduce in un ingombro minore. E' oramai usanza generale tra i birdwatcher possedere un binocolo con prismi a tetto, che viene considerato migliore dal punto di vista ottico. Il che non è assolutamente vero; anzi la trasmissione della luce (vedremo poi che cos'è) è migliore nei binocoli a prismi di Porro. La caratteristica che ha fatto guadagnare al binocolo con prismi a tetto il favore di quasi tutta la congrega dei birdwatcher è la sua maggiore compattezza e maneggevolezza. Esistono due tipi fondamentali di prismi: BAK-4 e BK-7; senza entrare in dettagli, sappiate che i primi sono nettamente migliori perché, in virtù dei materiali con cui sono costruiti, viene persa una minor quantità di luce periferica durante il percorso delle onde luminose attraverso di essi. Esistono poi diverse modalità di costruzione del sistema prismatico; le più utilizzate sono la Scmidt-Pechan e l'Abbe-Konig (quest'ultima offre la migliore trasmissibilità della luce). I prismi a tetto conferiscono al binocolo una maggior compattezza che, anche se se non è una regola generale, si traduce in un minore peso, e questo giova assai a spalle e collo. A mio parere differenze di 200-300 grammi non sono cruciali: generazioni di birdwatcher hanno discettato sulla superiorità di questo o quello strumento basandosi sul peso, ma credo che, quando si cammina in cerca di uccelli e non ci si trascina dietro anche una pesantissima attrezzatura fotografica, differenze di qualche etto non dovrebbero costituire una caratteristica fondamentale nella scelta del proprio binocolo, anche considerando che le moderne tracolle scaricano il peso dello strumento uniformemente sulle spalle. Parleremo comunque ancora del peso nel relativo paragrafo. E vale la pena sottolineare come la compattezza del binocolo, vantata dai produttori sempre come caratteristica assolutamente positiva, tale possa non essere. Ho utilizzato personalmente un Ultravid Leica 8 x 42, straordinariamente compatto, e le mie manone l'hanno trovato difficile da maneggiare, proprio perchè piccino picciò. Quindi, e come già accennato nell'introduzione, sia per questo aspetto che per altri che vedremo in seguito, è meglio, molto meglio, provare diversi binocoli prima di procedere all'acquisto. Il suggerimento potrebbe sembrare superfluo, ma in quest'era di internet, dove fioriscono negozi online presso i quali l'acquisto può far risparmiare anche centinaia di euro, non è peregrino; so che non è un consiglio etico e che i miei amici negozianti non ne saranno contenti, ma, se intendete acquistare un binocolo, andate a provare diversi modelli e marche in uno dei meravigliosi negozi di ottica reali, poi dite al venditore "bello, ci penso un pò, le farò sapere" e fiondatevi su Amazon. I binocoli a prismi di Porro raggiungono una buona qualità ottica intorno a 250 euro, mentre gli strumenti con prismi a tetto hanno bisogno di un costo di 500-700 euro per essere considerati di buona qualità. La disposizione dei prismi di Porro rende questi strumenti più suscettibili a problemi di allineamento qualora vadano soggetti ad urti (la disposizione a tetto è molto più resistente a traumi più o meno importanti). Un altro problema dei binocoli con prismi di Porro è il loro sistema di messa a fuoco "esterna", nella quale gli oculari modificano la loro lunghezza esterna, scorrendo su un anello. Senza entrare in ulteriori dettagli, questo meccanismo può determinare l'usura dell'anello di protezione e l'ingresso all'interno del binocolo di umidità e polvere. Alcune ditte pubblicizzano binocoli a prismi di Porro impermeabili e shock-resistant. Io non mi fiderei, tanto più che tali caratteristiche fanno impennare il prezzo, equiparandolo ad ottimi strumenti con prismi a tetto.
Ogni binocolo è definito da una coppia di numeri, ad esempio 10 x 40 (omaggio ad uno dei più celebri binocoli della storia, lo Zeiss Dyalit), che viene pronunciato dieci per quaranta, come una moltiplicazione. Il primo numero è il fattore di ingrandimento, e cioè quanto potente è il binocolo; il nostro esempio ha 10 ingrandimenti, e cioè un oggetto è visto 10 volte più grande del normale, o, se si preferisce, è avvicinato ad una distanza pari ad 1/10 della distanza reale. I binocoli utilizzati nel birdwatching, e in genere nelle osservazioni naturalistiche, vanno da 7 a 12 ingrandimenti. Il secondo valore della moltiplicazione ci dice quanto è grande l'obiettivo, la lente d'uscita, del nostro binocolo; questa misura è espressa in millimetri: il nostro Zeiss Dyalit aveva 10 ingrandimenti e una lente d'uscita di 40 millimetri. Il diametro degli obiettivi dei binocoli progettati specificamente per il birdwatching va da 30 a 50 millimetri. Cercherò di esprimere qualche idea personale sull'ingrandimento perchè l'acquirente neofita potrebbe essere confuso nelle decine di valori (da 7 x 30 a 10 x 50, passando attraverso tutte le possibili combinazioni nel mezzo); la mia idea personale è che vadano bene... tutti. E cioè, a parità di condizioni atmosferiche, non c'è nessun uccello che possa essere identificato agevolmente con un 12x e non con un 7x. Certo, il neofita si gioverebbe di qualche ingrandimento in più, per cui, a meno di occasioni economicamente eccezionali, vi consiglio un ingrandimento 8x, 8.5x, 10x o 10.5x. Ingrandimenti superiori (12x, 16x e anche 20x) sono di solito associati a lenti d'uscita molto grandi e a dimensioni e peso elevati; inoltre, la difficoltà a mantenere fermo uno strumento che può pesare anche fino a 1.500 grammi causa un tremolio del campo visivo (in genere già ridotto a causa dell'alto valore di ingrandimento) e influenza negativamente le osservazioni (esistono in commercio, a prezzi stratosferici, binocoli con 20 e più ingrandimenti, stabilizzati elettronicamente). Più avanti descriverò qualche altro fattore legato al diametro dell'obiettivo e all'ingrandimento (profondità di campo, campo visivo), che non riveste una cruciale importanza per la scelta finale, ma che va messo in relazione alle proprie esigenze, capacità visive o semplicemente alle proprie preferenze di osservazione e che potrebbe diventare importante nella scelta finale. Per quanto attiene al diametro del nostro futuro binocolo, la preferenza va ad un obiettivo grande perchè trasmette una maggiore quantità di luce, che si traduce in un maggior numero di dettagli e una migliore risoluzione del colore. Naturalmente a parità di qualità delle lenti: una lente di quarta categoria di 50 mm fornirà risoluzione di colore, dettagli e luminosità inferiori ad una lente di 42 mm "top of the line". Una lente d'uscita di 35 mm di buona qualità è più che sufficiente per un soddisfacente birdwatching in condizioni di luminosità ottimale, ma i birdwatcher sanno che tali condizioni sono molto rare e che ci si trova spesso a fare birdwatching all'alba, al crepuscolo, in boschi cupi, nella nebbia e nella pioggia, tutte occasioni in cui una lente di diametro maggiore fa la differenza. In conclusione, considerando che la quantità di luce trasmessa diminuisce con il crescere degli ingrandimenti, e che lenti di diametro superiore a 50 mm si traducono in aumento di peso e dimensioni, direi che abbiamo identificato il candidato ideale per l'acquisto: un binocolo con prismi a tetto all'interno di un range di 8 x 50 (la mia preferenza va ad un 10 x 42, modello che raccoglie la preferenza di moltissimi appassionati e che, non a caso, è proposto da tutte e tre i più famosi costruttori di strumenti ottici: Leica, Swarowski e Zeiss). Poco da dire in più di quello anticipato nel capitolo dedicato ai prismi. Il peso del binocolo influisce sullo sforzo che è necessario compiere per sostenerlo al collo durante le giornate di birdwatching e su quello per portarlo agli occhi e su di essi mantenerli. E' facile intuire come numerosi sollevamenti dalla posizione a tracolla agli occhi possono causare fatica muscolare ai bicipiti delle braccia (è un pò come lavorare con i manubri in palestra). Comunque, nel range di binocoli citati nel paragrafo precedente, i pesi medi vanno da 700 grammi a circa un chilo. La fatica generale legata al binocolo (altro è arrampicarsi in montagna per vedere un Gallo cedrone) che si compie in una sessione di birdwatching è correlata non soltanto al peso del binocolo, ma a come è lo strumento e bilanciato su collo e spalle, quanta forza serva per impugnarlo e addirittura a focheggiare sulla manopola centrale (i muscoli lombricali delle dita faticano anche loro!). Le cinghie a tracolla sono di grande aiuto in quanto scaricano il peso in modo uniforme sulle spalle e possono annullare gli svantaggi di qualche etto di peso in più. Infine, di fondamentale importanza per ridurre la fatica nel trasporto e nell'utilizzo del binocolo è la sua ergonomia: spesso i costruttori magnificano la leggerezza dei loro prodotti, senza accennare minimamente a fattori altrettanto, se non più, importanti: come è bilanciato il peso del binocolo, come è posizionata la manopola di messa a fuoco, come si impugano i due barilotti. In conseguenza di ciò un binocolo di 700 grammi mal disegnato può procurare molta più fatica di un binocolo di un chilo ben bilanciato. Le dimensioni vanno considerate solo in quanto strettamente legate al peso: il vecchio, ma eccellente, Dyalit 8 x 56, è lungo 24 centimetri e, nonostante il peso sia contenuto a poco più di 1.000 grammi, la sua lunghezza non lo rende idoneo al nostro hobby. Qualche centimetro in più non causa alcun problema, anzi, in alcuni casi, come nel Victory SF della Zeiss che misura 17,3 (il Leica Ultravid 10 x 42, straordinariamento compatto, misura solo 14,3 cm!) favorisce la presa e il mantenimento del binocolo, anche con una mano sola. Parlando infine di larghezza, vanno menzionate le già citate maggior dimensioni dei binocoli a prismi di Porro. La luminosità è un argomento molto complesso, che presuppone qualche conoscenza di ottica, fisica, chimica e persino biologia. La luminosità ha a che fare naturalmente con la qualità delle lenti (che discuteremo in un prossimo paragrafo) e può essere quantificata con il valore della trasmissione della luce, valore che purtroppo non tutti i produttori citano nelle loro brochures. Altre misure, come la pupilla d'uscita e il valore crepuscolare sono soltanto formule legate alle dimensioni delle ottiche e danno solo un'idea approssimativa della luminosità di un binocolo. Così come la pupilla d'uscita, il valore crepuscolare è un altro fattore legato esclusivamente alle dimensioni delle lenti, delle quali non prende in considerazione nè valuta la qualità: è semplicemente la radice quadrata della moltiplicazione del diametro della lente d'uscita per l'ingrandimento; nel nostro classico esempio 10 x 40 il valore crepuscolare è (√400 = 20). Apparentemente il valore crepuscolare rende meglio l'idea della luminosità di un binocolo: due strumenti con la stessa pupilla d'uscita, ad esempio un 10 x 40 e un 8 x 32, hanno rispettivamente un valore crepuscolare di 20 e 16. Un altro valore da prendere in considerazione è quello dell'angolo di campo; contrariamente ai parametri esaminati fino ad ora, l'angolo di campo (acronimo inglese FOV, field of view) è un valore che può avere qualche utilità e che caratterizza un binocolo rispetto ad un altro, in virtù di tipologie di lenti differenti e/o diverso assemblaggio delle stesse.
L'angolo di campo si trova di solito stampigliato sul corpo del binocolo: può essere espresso in gradi o in metri/chilometro ed esprime la visuale che il binocolo copre ad un km di distanza. Si può trovare ad esempio la dicitura Field 8°; ad ogni grado corrispondono circa 17 metri ad un chilometro di distanza, per cui l’angolo di campo del binocolo in questione sarà di 140 metri (il binocolo può anche recare la dicitura 140m/1000m). Tale valore non è determinante nella valutazione dell’acquisto di un binocolo; esso dipende dalla costruzione dello schema ottico e lievi sue variazioni non influiscono, a parità di resa ottica, sulla bontà delle osservazioni sul campo, ma va detto quanto segue. Quando guardiamo davanti a noi con i nostri occhi, il campo visivo comprende, in verticale, tutta l'area dal terreno al cielo e, in orizzontale, una fetta di orizzonte di circa 160° - 170°; ma in pratica il nostro sguardo si concentra su una piccola porzione di questo enorme campo visivo, la cosiddetta "area di attenzione". Quando guardiamo attraverso un binocolo, l'orizzonte visivo si riduce ad uno stretto campo (FOV) che va di solito da 5° a 8.5°. Il campo visivo diminuisce con l'aumentare dell'ingrandimento e questo naturalmente causa un aumento di difficoltà nella prima localizzazione, ad esempio, di un luì che zampetta tra il fogliame: se puntiamo un 7x nella zona dove si aggira la bestiola abbiamo più facilità, nel localizzarla prima e nel seguirla nei suoi spostamenti poi, che con un 10x, il quale ha un FOV significativamente inferiore. I binocoli definiti WA (wide angle) hanno, a parità di ingrandimenti, un angolo di campo maggiore. Quando guardiamo di fronte a noi, il sistema ottico dei nostri occhi mette a fuoco da circa tre metri all'infinito senza che dobbiamo "focheggiare" quando cambiamo la direzione del nostro sguardo, o quando osserviamo oggetti posti su piani diversi (utiliziamo, in altre parole, il nostro binocolo naturale, che possiamo chiamare "a fuoco fisso"); inoltre, i nostri occhi mettono a fuoco automaticamente quando avviciniamo lo sguardo al di sotto dei tre metri. Guardare attraverso un binocolo è un altro paio di maniche, poichè la messa a fuoco di oggetti (uccelli, nel nostro caso) su piani diversi, presuppone un aggiustamento manuale attraverso la rotazione della manopola di messa a fuoco. Quando dobbiamo mettere a fuoco, ad esempio, una silvia che salta come un'ossessa avanti e indietro nel cespuglio davanti a noi, la rotazione della messa a fuoco può diventare frenetica. Ecco che può essere importante avere uno strumento con una maggiore profondità di campo. Questo valore è definito come lo spazio che è ancora a fuoco davanti e dietro all'oggetto che state osservando, e che avete messo a fuoco con la ghiera apposita. La profondità di campo aumenta con la distanza e diminuisce con l'ingrandimento. Questo significa che, soprattutto nel caso summenzionato (e cioé un piccolo uccello in un cespuglio relativamente vicino a noi) è necessario agire sulla ghiera di messa a fuoco più frequentemente con un 10 x che con un 8 x. Significa anche che se ci sono due uccelli su due piani diversi è molto più probabile che entrambi siano a fuoco con un 8x che con un 10x. Per qualche birdwatcher il continuo focheggiamento potrebbe essere causa di fatica e per questo potrebbero preferire uno strumento a ingrandimento minore (va detto comunque che tra un 8x e un 10x la risultante differenza nel numero di focheggiamenti davanti a una silvia che zampetta, diciamo, a 10 metri, è trascurabile e praticamente si annulla dai 10 metri in poi). L'estrazione pupillare (in inglese eye-relief) è la misura della distanza tra la pupilla e la superficie della lente dell'oculare alla quale è possibile vedere tutto il campo visivo permesso dal sistema ottico del vostro strumento. Tale valore è di estrema importanza per i portatori di occhiali. Essi necessitano infatti di un'estrazione pupillare maggiore, che compensi la perdita di campo visivo dovuta alla distanza tra pupilla e lente dell'occhiale; se l'eye-relief è troppo corta l'immagine può vignettare in periferia. L'estrazione pupillare ottimale per chi indossa gli occhiali dovrebbe essere maggiore di 14 mm, e quasi tutti i modelli le hanno ormai ben oltre i 16 mm e qualcuno arriva anche a 20 mm. Tutti i binocoli sono poi dotati di dispositivi meccanici che permettono ai portatori di occhiali di avvicinarli all'oculare per una migliore visione; questi dispositivi sono essenzialmente di due tipi: le conchiglie oculari estraibili attraverso una rotazione o uno scatto a baionetta (con una o due posizioni di arresto) e le alette di gomma ripiegabili sul corpo dei barilotti. Invito tutti i portatori di occhiali a provare l'estrazione pupillare prima dell'acquisto del loro binocolo, perchè accorgersi di avere uno strumento che non permette la visione dell'intero campo visivo è un pò come pagare il biglietto di uno spettacolo e poi guardarlo attraverso il buco della serratura. Potete fare questo semplice esperimento: puntate il vostro binocolo contro una fonte di luce intensa e poi muovete, dalla parte dell'oculare, un foglio bianco avanti e indietro; l'eye relief si trova alla distanza in cui il cerchio di luce che si proietta sul foglio è più nitido. Estrazioni pupillari non compatibili con i vostri occhiali disturberanno o vi faranno perdere parte del quadro e vi costringeranno ad acrobazie visive per vedere gli uccelli ai bordi del campo. Questo è il primo punto importante nella scelta di un binocolo; non cruciale, ma importante: fatto salvo l'aspetto preminente della qualità delle lenti, naturalmente, e quello dell'estrazione pupillare nei portatori di occhiali, una messa a fuoco rapida e precisa rappresenta spesso, soprattutto in foresta, la differenza tra vedere e identificare un uccello e perderlo per sempre nelle frasche. Abbiamo già citato, un poco per ischerzo, l'affaticamento a cui i muscoli lombricali (quelli delle dita) vanno soggetti durante il focheggiamento: per scherzo ma mica tanto, perchè immaginiamo di focheggiare spesso e di dover ruotare la ghiera a lungo per ottenere immagini nitide, immaginiamo poi di fare un poco di fatica a raggiungere la ghiera con l'indice e immaginiamo che la ghiera sia piuttosto rigida; bè, tre ore di birdwatching in foresta potrebbero trasmettere la fatica dalle dita alle braccia e da queste alle spalle e al collo. Ecco perché la posizione della ghiera tra i barilotti delle lenti e la fluidità della sua rotazione, insieme alla velocità di messa a fuoco, siano parametri da prendere in considerazione e da testare prima dell'acquisto del nostro binocolo. Iniziamo dal fondo, e cioé dalla rapidità della messa a fuoco. Per fare ciò non dobbiamo tener conto della velocità con cui il nostro indice trepesta sulla ghiera, ma di quante rotazioni complete della ghiera siano necessarie per passare dalla minima distanza di messa a fuoco all'infinito; se da una parte un maggior numero di rotazioni permette una messa a fuoco più fine (e questa soluzione è scelta da alcuni costruttori), dall'altra allunga il tempo per ottenere la visione nitida del soggetto che si sta inseguendo, con il rischio di perdere la "preda". Test sul campo hanno preso in considerazione il numero di rivoluzioni della ghiera necessarie per passare dal fuoco più distante (infinito) a quello situato a 70 metri, questo intervallo coprendo la maggior parte delle situazioni in cui devono agire i birdwatcher. Quasi nessun costruttore cita, nell'elenco delle caratteristiche tecniche dei loro prodotti, il numero delle rotazioni della ghiera da infinito alla distanza minima di messa a fuoco e vale la pena di sottolineare come la prova diretta di più binocoli prima dell'acquisto rappresenti, per questo aspetto come per altri anche più importanti, la differenza tra un best-buy e una fonte di arrabbiature e recriminazioni. A titolo di esempio, citiamo i risultati di una prova sul campo riguardante i tre più famosi (e dispendiosi) binocoli in commercio relativa al summenzionato passaggio di fuoco da 222 a 22 metri: nel Leica Ultravid sono necessari 2/3 di rotazione, lo Swarowski EL impiega 1/2 rotazione e lo Zeiss Victory SF un eccezionale 1/3 di rotazione. Di cruciale importanza sono anche il posizionamento della ghiera, che deve essere raggiunta facilmente dall'indice (vedi figura qui sotto), e la sua fluidità di rotazione; non devono esserci, in alcuna fase della sua corsa, irrigidimenti o lassità di rotazione.
Si potrebbe pensare che sia di poco interesse la minima distanza di messa a fuoco, ma non è così. Si potrebbe pensare che mettere a fuoco qualcosa più vicina di quattro metri non serva a nulla, e che al di sotto di quella distanza sia inutile, chè ci pensano i nostri occhi, ma non è così. A volte piccoli uccelletti volano verso di noi e si piazzano in un cespuglio a due metri e avere la possibilità di valutarne con precisione le più fini sfumature del piumaggio è sicuramente un aiuto nell'identificazione (soprattutto di specie in cui il piumaggio non è giallo, ma giallino, forse giallastro o giallognolo). La minima distanza di messa a fuoco è cruciale, ad esempio, se il nostro interesse naturalistico si espande ad altri mondi alati, quelli, ad esempio, di farfalle e libellule, per non parlare di fiori, rettili e altra fauna/flora che non ci costringe a guardar lontano. Così, la minima distanza di messa a fuoco è un parametro da tener presente nella scelta del binocolo. Tradizionalmente essa aumenta con il numero di ingrandimenti, anche se oggi molti strumenti hanno distanze minime di messa a fuoco starordinariamente piccole, anche per ingrandimenti di 10x e 10.5 x. Tra i binocoli top di gamma, lo Zeiss Victory 10x42 riesce a focheggiare a 1.6 metri e lo Swarowski EL addirittura a 1.5. La correzione diottrica è un importante caratteristica di ogni binocolo. Poichè i nostri due occhi hanno quasi sempre diverse capacità di focheggiamento, è necessario che lo strumento offra la possibilità di, diciamo così, allineare i due occhi (in realtà, naturalmente, sono le lenti all'interno del sistema che si muovono). La correzione diottrica è posizionata di solito su uno dei due barilotti (indifferentemente quello di destra o sinistra) ed è governata da una ghiera che è posizionata sullo stesso barilotto o, nei modelli più recenti e sofisticati, al centro dei due barilotti (vedi foto). In quest'ultimo caso la ghiera di correzione può essere separata da quella della messa a fuoco principale (come ad esempio nello Zeiss Victory) o in essa integrata (come nello Swarowski EL). Le diverse tipologie di correzione diottrica non rappresentano un aspetto cruciale nella valutazione generale del binocolo; tuttavia alcune soluzioni sono oggettivamente migliori di altre, e vanno testate all'atto dell'acquisto. Così come la ghiera principale, anche quella di correzione diottrica deve essere morbida, ma non troppo lassa, perché deve mantenere la posizione prescelta indefinitamente; d'altra parte non deve neanche offrire troppa resistenza alla rotazione. Di solito la ghiera diottrica possiede delle tacche predefinite, e il meccanismo di rotazione determina il posizionamento automatico della ghiera in queste tacche, non permettendo posizioni intermedie. La ghiera di correzione centrale, sia quella separata che quella integrata nella messa a fuoco, ha un sistema di blocco che previene la staratura involontaria della posizione prescelta e questa è la migliore tra le varie soluzioni (non a caso presente su quasi tutti i modelli Leica, Swarowski e Zeiss). La prima volta che si esegue la taratura è necessario ricordare la correzione (i binocoli migliori riportano una scala numerica delle variazioni delle diottrie, precedute da + e -; sarà molto più facile ricordare una posizione numerica che non il numero delle tacche, soluzione scelta da alcuni costruttori (vedi foto).
Impermeabilità (waterproof, weatherproof, fogproof) Tra le caratteristiche più importanti da prendere in considerazione in un binocolo c'è la sua impermeabilità. In alcune occasioni il birdwatcher che ha avuto l’oculatezza di scegliere un binocolo impermeabile non potrà fare altro che congratularsi con sé stesso per quella scelta: sul ponte di una nave con il mare forza otto a cercare albatros e fulmari; accovacciati in un guscio di noce che solca la palude, con una incredibile propensione a capovolgersi, basta un nonnulla per testare la tenuta stagna del proprio strumento, e una cattiva scelta può rovinare osservazioni e portafoglio. Abbiamo già citato come la quasi totalità dei binocoli con prismi di Porro non siano a tenuta stagna poiché, per il loro sistema di messa a fuoco "esterna", gli oculari scorrono su un anello, l'usura del quale causerà prima o poi l'ingresso all'interno del binocolo di umidità e polvere. Vale la pena di sottolineare la differenza tra alcuni termini con cui i costruttori di binocoli magnificano le doti di impermeabilità dei loro prodotti: waterproof (a tenuta d'acqua) vuol dire qualcosa, mentre weatherproof (resistente al tempo atmosferico) ne vuol dire un'altra. La completa impermeabilità di un binocolo, waterproof appunto, è basata su un concetto ingegnoso, ma abbastanza semplice: la tenuta stagna è garantita da un anello che assicura una barriera completa tra le lenti e il meccanuismo di messa a fuoco e lo chassis del binocolo; la tenuta stagna garantisce sicurezza non soltanto negli ambienti umidi, ma anche in quelli sabbiosi, prevenendo l'ingresso di granelli di sabbia ed altri detriti. I binocoli targati water-resistant e weather-proof hanno qualche resistenza all'acqua ma non sono assolutamente impermeabili. Ora, il nostro birdwatching non prevede assolutamente l'osservazione prolungata delle attività pescatorie subacquee delle sule, ma incidenti di percorso quali la caduta del binocolo in acqua, così come la possibilità di lunghe sessioni di birdwatching sotto piogge battenti o sotto gli spruzzi dell'oceano durante un pelagic-tour sono all'ordine del giorno. Spesso le caratteristiche di impermeabilità sono descritte sommariamente tra le caratteristiche tecniche: in molti modelli ci si limita ad un lapidario "waterproof", mentre, soprattutto nei top di gamma, viene riportata la profondità a cui si può "intingere" il binocolo senza problemi; il valore può essere espresso in metri (come i 4 metri dello Swarowski EL) o in millibar (come i 500 millibar dello Zeiss Victory SF). Nessun costruttore, che io sappia, utilizza la scala JIS (Japan Industrial Standards) di impermeabilità; potete darle un'occhiata qui. Un altro problema che ha a che fare con il grado di resistenza all'acqua è quello della possibile formazione di condensa all'interno dei barilotti delle lenti quando si esponga il binocolo a rapidi cambiamenti di temperatura: la formazione di condensa all'interno del binocolo può essere un problema temporaneo, che può risolversi spontaneamente in poco tempo, ma può anche rovinare per sempre il nostro strumento. Per ovviare a tale inconveniente, tutti i costruttori utilizzano, per i loro modelli di punta il riempimento dei barilotti delle lenti con un gas inerte, di solito azoto o argon (birdwatcher un pò troppo pignoli discutono sulla superiorità dell'uno sull'altro, affermando, ad esempio, che le molecole dell'argon, più grandi, impedirebbero meglio la fuoriuscita del gas dal sistema stagno; mah!). Infine, i gas inerti prevengono eccellentemente la condensa all'interno del sistema, ma non possono impedire che, in ambiente umido, si depositino gocce di umidità e acqua (come ovviamente accade sotto la pioggia) sulla lente dell'obiettivo. Ogni costruttore utilizza un suo sistema (di solito brevettato) per ridurre al minimo questo inconveniente; Leica, ad esempio, utilizza il trattamento AquaDura, Swarowski lo Swarovision e Zeiss l'evocativo sistema LotuTec (chi ha visto le goccioline d'acqua rollare su una foglia di loto, capirà il perché di questo nome). Fortunatamente l'impermeabilità e il riempimento con gas inerte sono caratteristiche presenti anche in binocoli di medio e basso prezzo (vedi lo schema al termine dell'articolo). L'apparato più importante del binocolo è rappresentato naturalmente dal sistema ottico. Tipicamente un binocolo possiede da sei a dieci elementi, singoli o in gruppi e, di conseguenza, fino a 16 superfici aria-vetro. Vedremo tra poco che il rivestimento di queste superfici è di vitale importanza per una trasmissione di immagine nitida e senza aberrazioni. La luce passa attraverso il vetro delle lenti con effetti multipli, tra cui la riflessione e la rifrazione: la sfida per ogni produttore è quella di costruire ed assemblare lenti che utilizzino al meglio la trasmissione della luce, riducendo al minimo la (inevitabile) perdita di luminosità e le aberrazioni per ottenere la più nitida e brillante delle immagini. E' chiaro che a tale scopo sono necessari materiali e sistemi di assemblaggio costosi che piazzano i modelli più performanti ai gradini più alti della scala di prezzi. I colori (fisicamente rappresentati da diverse lunghezze d'onda) attraversano le lenti curvandosi attraverso di esse ad angoli livemente diversi; sono quindi necessari tipi di lenti con caratteristiche particolari e diverse tra loro (ad esempio convergenti e divergenti) per far sì che ogni colore fondamentale si metta a fuoco correttamente nell'immagine finale. Trasmissione della luce Un aspetto più interessante nella valutazione di una lente è la trasmissione dei colori: naturalmente c'è relazione diretta tra la luminosità di un sistema ottico e la sua capacità di trasmettere fedelmente i colori. Non ho trovato in letteratura alcun lavoro con test oggettivi per la valutazione della percezione dei colori attraverso più strumenti, ma sto pensando a qualcosa del genere, che potrebbe essere la valutazione in doppio cieco (sic!) di un pannello di forme geometriche identiche e colorate ciascuna con una percentuale diversa di uno dei tre colori base RGB (rosso Red, verde Green e blu Blue). Il tester non sa che binocolo stia utilizzando e deve dire quanti colori vede nel pannello posto a, diciamo, venti metri da lui. La figura qui sotto potrebbe essere un esempio del test.
Rimane da dire che gli esperti delle scienze visive affermano che l'occhio umano, non aiutato da strumenti sofisticati, non è in grado di percepire lievi differenze nella luminosità poiché c'è di mezzo il cervello a interpretare ciò che vediamo; ecco perché, ad esempio, nella tabella di valutazione dei binocoli "titani" (come vengono definiti dai birdwatcher indipendenti di Birdwatching.com i top di gamma Leica, Swarowski e Zeiss) la luminosità, peraltro superiore al 90% nei tre celebri brand, non è stata utilizzata nella valutazione finale. Infine, luminosità e colore sono strettamente interconnessi e l'immagine qui sotto ne è una riprova: sembrerebbe evidente che la parte destra dell'immagine sia più scura, meno luminosa, di un grigio percettibilmente diverso (e infatti lo è: RGB dell'estrema destra è 119 130 126, RGB dell'estrema sinistra 117 125 127) ma provate a coprire la piega centrale con il pollice e guardate cosa succede. Immagine © R.Beau Lotto Tipi di lenti Il sistema ottico classico è detto acromatico e cioé un sistema che non presenta aberrazione cromatica. Un sistema totalmente acromatico è inteso come un ideale teorico; l'aberrazione non può infatti essere eliminata completamente, ma solo ridotta a valori molto bassi. In termini più tecnici, per sistema acromatico s'intende un sistema ottico in grado di mettere a fuoco, nello stesso punto, luce di due diverse lunghezze d'onda (cioè di due diversi colori). Un sistema acromatico classico è realizzato accoppiando due vetri diversi aventi differenti coefficienti di dispersione cromatica e cioé quel fenomeno fisico per cui un'onda luminosa si separa in diverse componenti spettrali (l'esempio più noto è quello dell'arcobaleno); è possibile quantificare questo fenomeno con un'unità di misura, il numero di Abbe (tanto per la cronaca, dallo scienziato tedesco Ernst Abbe, 1840–1905) che corrisponde al rapporto tra la capacità di rifrazione ottica e la dispersione cromatica di un materiale trasparente alle lunghezze d'onda del visibile. In soldoni, più è alto il numero di Abbe, migliore è la lente. Nessun produttore di binocoli si sogna di rendere noto il numero di Abbe dei suoi vetri, ma se lo trovaste da qualche parte avreste un ulteriore strumento oggettivo per valutare ciò che state acquistando. I due vetri summenzionati sono tipicamente un vetro Flint ed un vetro Crown: il primo ha un indice di rifrazione particolarmente alto e un numero di Abbe inferiore a 55, il secondo un indice di rifrazione inferiore e una conseguente minore dispersione (il suo numero di Abbe è circa 60). La richiesta, da parte dei birdwatcher, ma non solo, di strumenti sempre più sofisticati e ottiche si grande qualità, ha spinto i produttori di binocoli ad utilizzare, insieme a design ed assemblaggi complessi, vetri dalle esotiche definizioni, caratterizzate da materiali molto densi (ED, HD, SD, ecc...) e/o minerali come la fluorite. Ecco qui la definizione e una breve spiegazione di ciascuna delle lenti più moderne, performanti e, ahimè, costose, utilizzate nei binocoli top di gamma (anche se, come vedremo, sono appannaggio anche di strumenti "mid-range"). Rivestimento e trattamento di lenti e prismi Altrettanto importanti dei materiali con cui sono costruite le lenti sono i loro rivestimenti (e quelli dei prismi). Lo scopo del rivestimento è quello di ridurre al minimo la quota di luce che si perde durante la trasmissione a causa della riflessione della stessa sulla superficie delle lenti (vedi figura).
All'atto dell'acquisto del binocolo, poniamo attenzione alle diciture che vengono riportate a proposito del rivestimento delle lenti. Se troviamo indicato coated, significa che il il binocolo ha qualche lente (ma non tutte) dotata di rivestimento in singolo strato, di solito il primo e l'ultimo e cioè le superfici esterne di oculare e obiettivo; la dicitura fully-coated significa che tutte le superfici aria/vetro sono dotate di rivestimento in singolo strato; multi-coated vuol dire che almeno qualche lente (ancora, di solito, la prima e l'ultima) sono dotate di rivestimento, questa volta in multiplo strato (e questo è un grande vantaggio poiché un rivestimento multistrato riduce la riflessione della luce in maniera nettamente migliore di quello a singolo strato); infine, al vertice della scala dei rivestimenti, la dicitura fully multi-coated significa che tutte le superfici aria-vetro posseggono un rivestimento a multiplo strato. Quando quest'ultimo tipo di rivestimento non faccia a pugni con il nostro portafoglio, esso è quello che un birdwatcher esigente deve scegliere (e comunque, oggi molti strumenti "mid-range" sono fully multi-coated). La tabella sottostante illustra la perdita di luminosità per singola lente e per un sistema ottico di 10 tra lenti e prismi.
Difetti del sistema ottico Le migliori ottiche in commercio sono costruite ed assemblate per prevenire le aberrazioni che sono connaturate al passaggio della luce attraverso di esse. Le aberrazioni più tipiche sono: aberrazioni sferiche, curvatura di campo, coma, distorsione, astigmatismo e aberrazioni cromatiche. Spendiamo due parole su ciascuna di esse, tanto per sapere cosa sono e, soprattutto, come riconoscerle sul proprio strumento.
Proveremo a dare qualche utile consiglio al neofita che, appassionandosi ogni giorno di più al birdwatching, intenda acquistare qualcosa di meglio del binocolino di plastica che ha trovato in cantina. Si può partire qualsiasi punto trattato nell'articolo, ma a volte è necessario considerare per primo l'aspetto economico dell'acquisto: e cioé, se il papà e la mamma mi hanno messo in mano cento euro, con quelli devo fare i conti; sembrerebbe un'impresa impossibile, ma il giovane (l'acquirente dell'esempio lo si assume giovane) sarà felice di sapere che, se non proprio con cento, con poco di più si può acquistare un dignitoso oggetto. Prima di entrare nel dettaglio di marche e modelli (ginepraio in cui mi faccio aiutare dal già citato Birdwatching.com), suggeriamo all'acquirente di fare qualche piccola prova nel negozio (impossibile nell'e-commerce, ma si può utilizzare quel sordido trucchetto citato all'inizio dell'articolo):
Qui sotto un riassunto su (quasi) tutte le caratteristiche che abbiamo preso in considerazione, con qualche commento
Binocoli top di gamma Cominciamo dall'alto: se non avete alcun, davvero alcun, problema di danaro, scegliete uno dei tre "titani": Leica Ultravid, Swarowski EL o Zeiss Victory SF. Contrariamente ai binocoli "mid-range", che peraltro sono moltissimi, ho avuto il piacere di provare tutti i tre top di gamma, nella loro versione a 10 ingrandimenti (tutti e tre i binocoli hanno 42 mm di obiettivo e una conseguente pupilla d'uscita di 4.2) e, per quanto valga il mio pensiero personale, ho trovato che, per l'insieme delle caratteristiche descritte nell'articolo, lo Zeiss Victory SF sia una spanna superiore agli altri due. Il mio giudizio è peraltro consistente con quella di Birdwatching.com, la cui valutazione è riassunta nella tabella qui sotto
(*) non citato nel testo. I produttori posizionano sui barilotti di alcuni dei loro binocoli tacche, indentature, guide che favoriscano la presa sicura dello strumento. Binocoli low- e mid-range Non sono pochi i binocoli nella fascia di prezzo tra i cento e i mille euro che possono fornire prestazioni più che discrete, in alcuni casi ottime. Alcune marche non sono disponibili in Italia, ma l'e-commerce ne ha reso possibile l'acquisto attraverso siti internazionali; ad esempio, l'Eagle Optic Shrike 10 x 42, il miglior-acquisto sotto i cento euro (anzi, sotto i cento dollari!) può essere acquistato sul sito istituzionale Eagle Optics. La seguente lista di "migliori acquisti" non è basata sulla mia esperienza personale, ma sulla lettura delle caratteristiche di ciascuno dei binocoli suggeriti; sono anche stato aiutato da numerosi website di birdwatching nei quali gli strumenti in oggetto sono stati testati con accuratezza. Alcuni migliori acquisti sono affiancati da un'alternativa e, probabilmente, un pò di ricerche in rete porterebbe alla scoperta di altre marche e modelli ugualmente affidabili e performanti. I prezzi riportati sono quelli vigenti nei paesi di produzione e/o commercializzazione, che possono cambiare dopo l'importazione in Italia, l'applicazione di IVA quando si acquista al di fuori dell'EU o dopo l'applicazione di cospicue spese di spedizione.
Le aberrazioni in ottica Un completo glossario ottico Birdwatching.com: tutto su binocoli e cannocchiali |
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