Introduzione In virtù della loro bellezza ed eleganza, gli aironi si sono guadagnati, nella storia del mondo, l’ammirazione degli uomini. Gli aironi furono menzionati già nella Bibbia e in testi sacri di altre religioni, e sembra anche che la mitica Fenice descritta da Plinio avesse molte caratteristiche di quello che oggi è conosciuto come Airone rosso. Certo, gli aironi di tutto il mondo si sono attirati anche, sempre in virtù, o in questo caso sarebbe meglio dire “a causa”, dei loro piumaggi multicolori, le non lusinghiere attenzioni di individui senza scrupoli, commercianti e sedicenti disegnatori d’alta moda che, agli inizi del secolo, ne decretarono il quasi sterminio. Approfondiremo in seguito i rapporti intercorsi tra uomini e aironi nel corso dei secoli, ma inizieremo questo trattatello con la descrizione scientifica di questi splendidi animali. Sarò aiutato, per descriverne ecologia e etologia, da un manipolo di eccellenti fotografi ché spesso una buona immagine è più esplicativa di mille parole. Classificazione La tassonomia è quella branca delle scienze biologiche che studia come raggruppare gli organismi viventi in gruppi omogenei. I caratteri utilizzati dagli scienziati possono essere di tipo morfologico (ad esempio numero e forma delle ossa dello scheletro, presenza o meno di caratteri anatomici), etologico (ad esempio tipo di canto, comportamento) e, negli ultimi anni, genetico. L’inventore, diciamo così, della classificazione basata sul DNA è un signore americano recentemente scomparso, Charles Gald Sibley (1917 – 1998), che, mettendo a bollire il DNA di specie più o meno affini, ha rivoluzionato la sistematica ornitologica. Oggi il concetto genetico di specie si basa su procedimenti molto più fini, come ad esempio la microscopia elettronica e la lettura della mappa cromosomica, ma mister Sibley ha tracciato il solco in cui i suoi successori hanno seminato. La classificazione che abbiamo seguito su tutte le pagine del sito Ornitour, e anche in tutti gli articoli del presente e-magazine, è "The Clements Checklist of Birds of the World", compilata da un altro illustre ornitologo, anch'egli passato a miglior vita (1927 - 2005), l'americano James Franklin Clements. I suoi studi vengono comunque perpetuati dal Cornell Lab of Ornithology, che pubblica annualmente, ed è anche questo il motivo della nostra scelta, tutti gli aggiornamenti relativi alla tassonomia ornitologica, le nuove specie e i riassemblamenti in ogni taxon della lista. Clements pone la famiglia degli Ardeidae all'interno dell'Ordine dei Pelecaniformes, insieme ad altre quattro famiglie (due famiglie monotipiche endemiche dell'Africa Subsahariana, Balaenicipitidae, il Becco a scarpa, e Scopidae, l'Umbretta, i Pelecanidae e i Threskiornithidae, ibis e spatole) Non starò a dilungarmi sulla ormai annosa diatriba tra CBS (concetto biologico di specie) e CGS (concetto genetico di specie), anche perchè non riuscirei a districarmi con classe ed esaustività dal ginepraio. Fortunatamente, all’interno della famiglia degli Ardeidae (e in generale in tutto il mondo animale), le due scuole di pensiero si avvicinano, riducendosi le differenze a qualche nome generico e a poche specie in più o in meno. Ecco la sequenza delle specie secondo Clements, con il nome vernacolare italiano, il nome scientifico e quello inglese, il più utilizzato nel mondo del birdwatching.
Morfologia Gli aironi sono uccelli di dimensioni medio-grandi, con collo e zampe in genere molto lunghi, coda corta e ali lunghe e ampie. In relazione alla struttura generale, una prima grande differenza si riscontra tra aironi diurni e notturni; tale suddivisione è abbastanza grossolana in quanto le abitudini di vita e caccia dei due rispettivi gruppi non sono così rigidamente inquadrabili, ma essi hanno comunque un correlato tassonomico, in quanto aironi e garzette (aironi diurni, sottofamiglia Ardeinae) sono nettamente più slanciati ed eleganti di nitticore e tarabusi (aironi notturni, sottofamiglie Nycticoracinae e Botaurinae). La particolare forma del collo, allungato e sagomato a S, è dovuta alla forma allungata della sesta vertebra cervicale; questo ed altri adattamenti morfo-funzionali del collo agiscono in sinergia con il becco lungo e appuntito, proiettandolo come un rampone sulla preda; gli aironi sono infatti particolarmente adattati a cacciare prede vive in ambiente acquatico.
Il piumaggio dei cosiddetti aironi diurni è caratterizzato da colori generalmente non brillanti; le tinte dominanti sono nero, grigio, bruno, blu scuro, bianco e non vi sono quasi mai significativi disegni di striature, screziature o marmorizzazioni, disegni che invece sono caratteristici dei tarabusi, che, cacciatori notturni e frequentatori di habitat caratterizzati spesso da fitti intrichi di vegetazione, quali canneti e foreste, sfruttano il mimetismo della loro livrea a scopi difensivi e predatori. Anche tra giovani e adulti non sussistono sostanziali differenze di piumaggio, tranne che in quasi tutte le specie di nitticore, gli adulti delle quali hanno una livrea altamente contrastata, caratterizzata da toni di grigio, nero o bruno, e i giovani hanno piumaggio criptico brunastro, picchiettato o striato di scuro. Nell’Airone azzurro minore i giovani con età inferiore ad un anno hanno piumaggio candido, mentre gli adulti hanno la livrea tipica della specie. E’ comunque quello appena riportato un evento eccezionale nell’ambito della variabilità della fase di colore; esistono invece, in numerose specie, due fasi di colore, una bianca e una nera, che non sono legate all’età: in una stessa area geografica le due fasi possono coesistere con popolazioni separate e, sebbene l’accoppiamento tra due individui di fasi diverse sia possibile, con generazione di aironi dal piumaggio intermedio tra le due fasi, individui bianchi e neri tendono a scegliere un partner in fase omologa. In numerose specie variano, durante il ciclo biologico, le cosiddette parti nude: il colore di piedi, zampe, becco e redini rispecchia infatti lo stato fisiologico dell’animale.
Durante la fase iniziale della riproduzione e particolarmente in occasione dell’accoppiamento, il colore delle parti nude, per solito molto più tenue e sobrio lungo tutto il resto dell’anno, diventa più intenso e in qualche caso addirittura brillante, come nel caso dell’Airone guardabuoi, in cui il becco addirittura s’imporpora, e della Garzetta, in cui redini e piedi, rispettivamente grigio-blu e gialli in inverno diventano anch’essi rossi. Alcune specie, soprattutto aironi, garzette e nitticore, presentano, durante la stagione riproduttiva, piume ornamentali sui fianchi, sul petto e sul collo (vedremo in seguito che tali vaporosi ammennicoli furono la causa della spietata caccia di cui furono oggetto). Le piume omamentali possono essere raggruppate in tre categorie: le piume lanceolate, le filoplume e le “egrette”. La presenza di piume lanceolate, caratterizzate da una larghezza molto inferiore alla lunghezza (fino a 20 cm.!), sulla nuca è tipica delle nitticore e di alcune specie dei generi Egretta e Ardea; le filoplume hanno barbe libere e le egrette hanno un aspetto sciolto e morbido, in quanto caratterizzate da barbe e barbule libere.
Distribuzione & habitat Gli aironi sono un gruppo di uccelli acquatici a distribuzione prevalentemente tropicale, ma numerose specie possono essere rinvenute alle latitudini temperate degli emisferi settentrionale e meridionale; sono assenti solo dalle aree artiche/subartiche e antartiche/subantartiche. Gli Ardeidae frequentano una vasta gamma di altitudini e, pur essendo stati avvistati individui a migliaia di metri di altitudine, come una nitticora a quasi 5000 metri sulle Ande cilene, essi sono uccelli tipici di ambienti
Abitudini generali La maggior parte delle specie degli Ardeidae sono gregarie; esse formano comunità, che possono anche essere numerosissime, sia durante la stagione riproduttiva che in inverno. Solo i tarabusi e gli aironi tigrati sono solitari, in relazione sia agli ambienti che frequentano, canneti e fitte boscaglie, che alle abitudini di approvvigionamento alimentare, che sono ottimizzate per la caccia singola. Le colonie di aironi rappresentano uno dei più affascinanti spettacoli offertoci dal mondo degli uccelli: avvicinarsi ad un tale assembramento di nidi è un’esperienza veramente memorabile, soprattutto se si abbia la fortuna di essere anosmici: i voli dei genitori che si industriano alla pesca per i loro piccoli, il clangore di questi ultimi che reclamano i loro saporiti rigurgiti, le livree candide ed eleganti di garzette, nitticore e cenerini. E’ sufficiente, dovunque ci si trovi in Italia, muoversi di pochi chilometri per trovare una colonia con almeno qualche decina di nidi, ma figuriamoci che cosa potrebbe provare un birdwatcher di fronte alle colonie più grandi conosciute, come quella di Chagana, in Tanzania, con 50.000 coppie di uccelli, o quella di Dam Doi in Vietnam, con più di 100.000 uccelli di dodici specie diverse! Ed è un vero peccato che non si possa bighellonare indietro nel tempo, fino al 1934, quando una colonia, oggi ormai esausta, a Shark River in Florida ospitava un milione di uccelli! Nelle colonie di Ardeidae si trovano spesso diverse specie, sia appartenenti alla stessa famiglia, che ad altre, come ibis, pellicani, cicogne e cormorani. E’ stato dimostrato che le più grosse specie di aironi, come ad esempio l’Airone golia e l’Airone beccogrosso, hanno la tendenza a nidificare solitariamente, mentre quelle più piccole, al contrario, mostrano tendenza alla gregarietà. Alcune specie, come ad esempio l’Airone striato, possono formare colonie in alcune aree del suo territorio di distribuzione e preferire la nidificazione solitaria in altre. Di fronte a grandi concentrazioni di animali si pensa sempre ad una loro maggior vulnerabilità nei confronti dei predatori; così gli studiosi si sono sempre chiesti perché selezione e mutazione abbiano portato a quella “scelta”; nel caso degli aironi, è stata data la seguente spiegazione: i diversi individui si passerebbero informazioni sulla localizzazione del cibo, che spesso è irregolare e temporaneo (si pensi a paludi e acquitrini che si prosciugano rapidamente); l’adattamento coloniale, inoltre, potrebbe determinare una riduzione dell’impatto predatorio: è stato notato che, in un gruppo polispecifico, i meccanismi di sorveglianza nei confronti dei predatori, diversi per ogni specie, aumentano notevolmente la possibilità di sfuggire al predatore. D’altra parte gli aironi non possiedono un ben definito comportamento anti-predatorio e ciò è stato messo in relazione con il fatto che essi vivono a lungo, possono nidificare molte volte, sono poco agili e in un conflitto in volo avrebbero buone probabilità di, letteralmente, lasciarci le penne (un Airone cenerino è stato ucciso da una Cornacchia grigia!); per cui, in barba ad amor materno e paterno, gli Ardeidae preferiscono perdere uova e pulcini che le loro penne! Nelle colonie arboree le specie di maggiori dimensioni si stabiliscono ai piani più alti del condominio. La colonia è situata più o meno al centro di un ideale territorio di approvvigionamento alimentare e i premurosi genitori fanno numerosi chilometri ogni giorno per procurare il cibo a sé e ai piccoli (gli uccelli si allontanano anche di 60 km, ma la media è di 20-30 km). Come già accennato i tarabusi sono solitari; di essi possiamo ricordare solo ciò che, con la fantasia degna di un cubetto di porfido, potremmo definire la “postura del tarabuso”: l’animale sta in posizione verticale, con il becco rivolto verso l’alto in modo che il piumaggio striato lo confonda con la vegetazione nella quale vuole rimanere nascosto; il tenace tarabuso può rimanere immobile in questa posizione per ore!
Voce Beh, i nostri amici aironi non sono precisamente dei canarini; i trattati ad essi dedicati riferiscono, nel capitolo relativo alla voce, una serie di sonorità di volta in volta definite come grugniti, gutturalità, soffi, strida ecc... Il limitato repertorio vocale è emesso quasi sempre in occasione del corteggiamento e dell’accoppiamento e, come già accennato, nelle colonie. La maggior parte delle specie sono silenti al di fuori della stagione riproduttiva. Tra i diversi richiami di contatto emessi dalle varie specie, ricordiamo quello del Tarabuso eurasiatico (e dei tarabusi in genere): questa specie ha l’esofago modificato come una specie di cassa di risonanza, attraverso la quale il suono, emesso con violenza, assume la caratteristica tonalità di “vaporetto” (in inglese questo suono è chiamato “booming”). Il richiamo del tarabuso, emesso per attirare le femmine e per difendere il territorio, può essere udito a cinque km di distanza! Alimentazione & approvvigionamento alimentare Gli aironi sono uccelli carnivori, che si cibano in genere di prede acquatiche vive. La dieta degli aironi è discretamente varia e una stessa specie può cibarsi indifferentemente, anche in relazione al menù offerto dall’area frequentata, di pesci, crostacei, rettili, anfibi, insetti, molluschi, piccoli mammiferi, uccelli. Alcune specie, come il Tarabusino comune, effettuano incursione piratesche per predare uova e pulcini di piccoli uccelli. Molto più raramente gli Ardeidae sono stati osservati cibarsi di carcasse animali e di materiale vegetale. Le specie che vivono lontano dagli ambienti acquatici hanno selezionato il loro menù in relazione all’habitat frequentato: così l’Airone guardabuoi si ciba degli insetti mossi dai suoi pii quasi simbionti; quasi, perché i guardabuoi non solo bovini guardano, datosi
Riproduzione Gli aironi adottano un’ampia gamma di strategie riproduttive. La maggior parte delle specie è monogama, ma non mancano casi di poligamia, dimostrata con certezza almeno nell’Airone guardabuoi, Garzetta intermedia, Airone cenerino e Tarabuso. Anche se una stessa specie può, in relazione alle circostanze, nidificare colonialmente o in solitaria, c’è una certa uniformità tra le scelte dei diversi membri della famiglia: gli aironi diurni sono per solito coloniali e si discostano da questa norma solo le specie del genere Ardea di maggiori dimensioni, come l’Airone golia, l’Airone panciabianca e l’Airone beccogrosso; anche le nitticore sono coloniali, tranne le strane e rare specie del genere Gorsachios; nidificano sempre in solitaria, invece, aironi tigrati, tarabusi e tarabusini, anche se questi ultimi possono mostrare una tendenza a formare colonie, in genere lasse e piccole. Nelle zone temperate gli Ardeidae nidificano in primavera/estate, in coincidenza con la massima presenza di cibo, mentre nelle zone tropicali essi possono nidificare tutto l’anno, sebbene non con la stessa intensità (vi sono cioè dei picchi di nidificazione, correlati, spesso ma non sempre, ad eventi atmosferici, quali l’inizio della stagione delle piogge). Nella famiglia degli Ardeidae, così come in quasi tutte le specie animali del mondo, inclusa quella che sta scrivendo, è il maschio che deve fare il grosso del lavoro per avere qualche chance di tramandare ai posteri i suoi geni: il corteggiamento e la formazione della coppia è preceduto dalla, diciamo così, vestizione della coppia, nella quale le parti nude acquistano
Movimenti e migrazioni Molte specie appartenenti alla famiglia degli Ardeidae effettuano movimenti postriproduttivi, che vanno da dispersioni postnuziali di poche centinaia di chilometri, a vere e proprie migrazioni che prevedono l’attraversamento di grandi distanze, inclusi ampi bracci di mare e persino deserti. Nell’ambito di una popolazione anche solo una parte di essa può migrare; è questo il tipico caso di specie che espandono il loro territorio da regioni temperate fino ad aree fredde situate più a nord: ad esempio le popolazioni di Aironi cenerini della Svezia migrano in inverno verso sud, mentre quelle della Gran Bretagna sono sedentarie. Alla vera e propria migrazione, alcune specie fanno precedere movimenti dispersivi che a volte seguono direzioni diverse, e a volte addirittura opposta, a quella della migrazione vera e propria che seguirà; questi movimenti dispersivi hanno il significato di alleggerire la pressione alimentare post-nuziale, quando il numero degli individui è cospicuamente aumentato intorno alla colonia. Gli aironi migrano soprattutto al crepuscolo e durante la notte, generalmente in piccoli gruppi (ma sono stati osservati stormi di centinaia di individui); anche le specie solitarie durante la nidificazione, quali tarabusi e tarabusini, possono migrare in piccoli stormi. Gli aironi sono robusti volatori e possono sostenere un volo battuto anche per ore di fila, concedendosi solo brevissime pause di volo scivolato, e non sorprende che una Garzetta abbia percorso i 1500 chilometri che la separavano dalla Camargue alla Spagna meridionale in sole 78 ore! La direzione del flusso migratorio è in relazione alle aree di nidificazione: gli uccelli del Paleartico Orientale migrano verso l’Asia sudorientale, mentre quelli del Paleartico Occidentale raggiungono quasi tutti l’Africa, ma una piccola parte di essi sverna in India e Medio Oriente. Gli aironi del Nordamerica svernano negli Stati Uniti meridionali, in Centro- e in Sudamerica. Le specie, o le popolazioni all’interno di esse, che non effettuano migrazioni ad ampio raggio, effettuano comunque movimenti dispersivi post-riproduttivi, essendo veramente poche le specie assolutamente sedentarie (solo gli aironi tigrati e qualche specie di tarabuso); tali movimenti sono correlati alla ricerca di migliori condizioni atmosferiche e/o di approvigionamento alimentare. Gli aironi e l’uomo Gli aironi hanno da sempre attirato le attenzioni dell’Uomo, che si è in genere riferito ad essi come esempio di grazia e bellezza, come nel caso degli Shogun giapponesi, che li ritenevano sacri (e che decretarono l’effettiva protezione di alcune garzaie) o dei Maori neozelandesi per i quali è un complimento essere paragonati al Kotuku, l’Airone bianco maggiore; o tuttalpiù si è limitato a considerarli uccelli di cattivo presagio, come nel caso degli aborigeni australiani, che considerano il tarabuso uccello di sventura a causa del suo triste richiamo. Ma queste credenze popolari non hanno mai portato un grande detrimento della salute degli aironi. Anche le qualità gastronomiche che sono state riconosciute nel corso dei secoli ad alcune specie (nel Medio Evo l’Airone cenerino era una delle prelibatezze delle tavole di principi e re), la sconsiderata raccolta di uova e pulcini a cui molte colonie sono state soggette, soprattutto in Asia e Sudamerica, a scopo alimentare, l’utilizzo di aironi quali prede di falconieri, e altre amenità del genere non portarono mai questi animali sull’orlo dell’estinzione. Ci voleva la moda per inferire loro una ferita gravissima. Fino dalla notte dei tempi le piume degli aironi sono state adoperate da diverse popolazioni, come i Maori e gli indios sudamericani, per confezionare acconciature, maschere di guerra, vestiti cerimoniali, ma ci voleva quel cocktail esplosivo di moda borghese e civetteria femminile per innescare una reazione a catena che portò, in poco più di vent’anni tra la fine del XIX° secolo e il 1920, allo sterminio di milioni di aironi. Perché? Tra tutte le penne di uccelli utilizzate per abbellire le stole e i cappelli delle signore ottocentesche, le piume ornamentali degli aironi, le “egrette”, erano quelle più ambite e ricercate. Quando, agli inizi del XX° secolo, esplose la moda dei boa vaporosi e dei cappelli alla “cacao meravigliao”, il commercio delle piume fiorì. Londra, Parigi, Vienna e Berlino divennero le capitali dell’importazione e della lavorazione delle piume, che presto vennero vendute a peso d’oro (anzi di più, ché nel 1914 le piume passavano di mano a 28 volte il loro peso in argento!). Alcune cifre: 1550 aironi necessari per ottenere un chilo di egrette; 10.000 lavoratori impiegati in questo settore; 130.000 pelli di airone caricate su una singola nave; 750.000 pelli di airone commerciate nella sola Londra nei primi tre mesi del 1885; 200.000 Aironi bianchi maggiori massacrati in un solo anno per soddisfare le richieste di mercato di una sola ditta. Il lato positivo: l’orrenda strage perpetrata ai danni degli aironi portò alla fondazione, in America, della American Ornithologists’ Union (1883) e della Audubon Society (1886) e, in Inghilterra, della Royal Society for the Protection of Birds (1898). La battaglia combattuta da queste società per difendere e tutelare gli aironi, attraverso campagne di sensibilizzazione e vere e proprie lotte politiche, portò alfine all’emanazione, nel 1910 negli Stati Uniti e nel 1920 in Gran Bretagna, di leggi che dichiaravano illegale il commercio delle piume.
Il grande motivo di attrito tra l’uomo e gli aironi piscivori è la predazione esercitata da questi ultimi sugli allevamenti di pesce. E’ stato dimostrato che l’entità del prelievo negli stagni da pesca non determina in genere perdite significative del prodotto e che anzi, in alcuni casi, il prelievo selettivo di pesci malati o in sovrannumero può persino essere di beneficio. Solo in alcuni casi di grande restrizione alimentare negli ambienti naturali, determinata ad esempio dalla siccità, può accadere che il prelievo in un allevamento sia economicamente influente. Gli aironi vivono spesso in stretto rapporto con l’uomo, giungendo a nidificare nei pressi dei centri abitati, se non all’interno di essi: ho personalmente visto una colonia mista di Garzette, Nitticore e Aironi guardabuoi nella splendida città di Cordoba; una colonia di Aironi cenerini nello zoo di Amsterdam e, senza allontanarmi dalla mia città, una colonia di 115 coppie di Aironi cenerini nel rondò dell’uscita autostradale di Brescia. Una specie che ha ottenuto il massimo beneficio dalla terrificante attività deforestante dell’Uomo è l’Airone guardabuoi, che, grazie all’enorme incremento di terra da pascolo, ha colonizzato il mondo intero, e in alcune aree esso è stato addirittura introdotto come insetticida naturale!
Stato e conservazione Nonostante tutte le brutture raccontate nel paragrafo precedente e nonostante le loro abitudini e la colonialità li rendano vulnerabili ad attacchi di bestie e uomini, solo pochissime specie di aironi sono oggi minacciate. Oltre all’impatto esercitato dall’Uomo, sia direttamente sugli animali, che attraverso la trasformazione del loro habitat, altre situazioni che possono influenzare le popolazioni di aironi sono quelle legate al clima; come gli uragani, che possono decimare le popolazioni delle specie che vivono lungo la costa, come accadde con la sottospecie occidentalis dell’Airone azzurro maggiore, di cui sopravvissero solo 150 individui dopo il fortunale che colpi la Florida del 1935; o come la temperatura rigida, che nell’inverno 1978/79 ridusse del 30% la popolazione dei Tarabusi del nord-est Europa. Oggigiorno solo sei specie presentano problemi di conservazione: Airone di Humblot, Airone panciabianca, Garzetta ardesia, Garzetta della Cina, Nitticora guancebianche e Nitticora del Giappone. L’Airone di Humblot vive in Madagascar e nelle isole Comore e, pur non essendo stato mai molto abbondante, ha mostrato recentemente un preoccupante calo degli effettivi. La distribuzione delle altre specie è localizzata, discontinua o poco conosciuta: l’Airone panciabianca è confinato al versante meridionale dell’Himalaya. La Garzetta ardesia vive in Africa meridionale, dove nidifica solo nel delta dell’Okavango e in altre piccole aree della Namibia e dello Zambia. La Garzetta della Cina nidifica in pochissime piccole aree lungo la costa della Cina e della Corea: il commercio delle piume prima e l’estensiva trasformazione delle paludi costiere in risaie poi, l’ha portata sull’orlo dell’estinzione. La Nitticora guancebianche è stata osservata solo pochissime volte negli ultimi anni, per cui non vi sono dati certi sulla consistenza della sua popolazione; qualche ornitologo pensa che sia addirittura già estinta. La Nitticora del Giappone è confinata al sud del Giappone e i dati sono anche per questa specie molto scarsi. Le specie appartenenti alla famiglia degli Ardeidae godono di protezione totale, dal punto di vista venatorio, in molti paesi del mondo e, nonostante molti individui vengano indegnamente fucilati ogni anno dai bracconieri, la caccia non è motivo di preoccupazione per la loro sopravvivenza. I problemi più cospicui sono sempre legati alle attività dell’uomo che ha sottratto, e continua a sottrarre, agli aironi gli ambienti umidi di cui hanno bisogno per il loro ciclo biologico. Le estese trasformazioni di paludi in pasture e risaie e la deforestazione di molte aree, soprattutto tropicali, ha pesantemente ridotto, in numero ed estensione, le aree dove gli aironi possono riprodursi e alimentarsi. Un altro problema legato all’agricoltura in larga scala, almeno quella che si è praticata fino a qualche decina di anni fa, è costituito dai pesticidi, che, attraverso l’avvelenamento dei tessuti e la riduzione dello spessore del guscio delle uova ha portato ad una pesante riduzione nella consistenza di molte popolazioni di Ardeidae, come ad esempio la tremenda falcidie di Aironi rossi avutasi in Spagna: negli anni ‘60 la colonia del delta dell’Ebro contava 1000 coppie, ma nel 1973 le coppie sopravvissute assommavano a 63! |
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