Piccole Antille
una crociera tra le perle (ornitologiche e non) dei Caraibi
4 - 18 giugno 2016

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Itinerario in breve

1° giorno) volo Milano - Miami. Birdwatching Miami
2° giorno) volo Miami - Antigua. Birdwatching Antigua
3° giorno) volo A/R Antigua - Barbuda. Birdwatching Barbuda
4° giorno) navigazione Antigua - Grenada
5° giorno) birdwatching Grenada. Navigazione notturna a Saint Vincent
6° giorno) birdwatching Saint Vincent. Navigazione notturna a Saint Lucia
7° e 8° giorno) birdwatching Saint Lucia. Navigazione notturna a Martinica
9° giorno) Martinica. Navigazione notturna a Dominica
10° giorno) birdwatching Dominica
11° giorno) birdwatching Dominica. Navigazione notturna a Guadalupa
12° giorno) birdwatching Guadalupa. Navigazione notturna a Montserrat
13° giorno) birdwatching Montserrat. Navigazione notturna ad Antigua
14° giorno) volo Antigua - Miami. Volo Miami - Milano
15° giorno) arrivo a Milano


Mappa interattiva




Scheda tecnica

Sistemazioni alberghiere: di buon livello a Miami. Resort a cinque stelle ad Antigua. Cabina doppia con servizi in crociera.

Difficoltà: solo per chi soffre il mal di mare.

Bibliografia: Field Guide to the Birds of the West Indies, di Herbert Raffaele, James Wiley, Orlando Garrido, Allan Keith e Janis Raffaele, Christopher Helm;
Collins Field Guide to the Birds of the West Indies, di Norman Arlott, Harper Collins;
The Birds of St Lucia, West Indies. An Annotated Checklist, di Allan R Keith, British Ornithologists' Union

Costo del tour: Euro 5.200

Numero massimo di partecipanti: otto


 

La splendida Amazzone di Saint Vincent, una delle specie più belle tra tutti i pappagalli, è endemica dell'isola di Saint Vincent, dove vive, relativamente al sicuro, nelle vallate ricoperte da palme, felci ed eliconie (© Rjkooljay Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)


Intro

Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo scoprì l’America, sbarcando in realtà sull’isola di San Salvador, nell’arcipelago delle odierne Bahamas. Nei suoi tre successivi viaggi, dal 1493 al 1502, Colombo scoprì numerose altre isole, tra cui alcune dell’arcipelago conosciuto oggi come Piccole Antille, la destinazione di questo affascinante Ornitour. Le Piccole Antille chiudono ad est l’enclave acquatica del Mar dei Caraibi, che bagna anche le Grandi Antille a nord e, a sud, i litorali di alcuni paesi continentali del Centro e Sudamerica (Panama, Colombia e Venezuela). Caraibi, nome suggestivo che suscita memorie di bucanieri e corsari, filibustieri e pirati, veri che siano, come Henry Morgan e Francis Drake, o cinematografici che siano, come il tenebroso e affascinante Jack Sparrow. Il nome con cui conosciamo attualmente questa regione, gli venne dato dagli spagnoli che si ispirarono al termine karipo (uomo), molto utilizzato dai popoli dell'etnia Caribe che popolavano estesamente le Antille precolombiane. Circa l'80% della popolazione caraibica è composto da neri, discendenti degli schiavi africani importati dagli europei, e la cultura derivante dal’incontro tra i caribe, gli aruachi (provenienti dal Sudamerica), gli africani e gli europei ha prodotto un sensazionale mix creolo che potremo gustare sottoforma di cibi, liquori, danze e musica. Le Piccole Antille si estendono ad arco da Porto Rico in direzione sud fino alla costa venezuelana, quindi verso ovest lungo l'intero litorale venezuelano fino alla Colombia: la meta di questo viaggio è rappresentata dal rosario di isole più orientali, che vanno da Antigua a Grenada. Le Piccole Antille sono anche una mistura geopolitica, esito di secolari lotte tra inglesi, spagnoli, portoghesi e francesi, che di volta in volta si sono conquistati, venduti o scambiati questa o quell’isola. Non mancano inoltre stati sovrani, come ad esempio Antigua & Barbuda, Dominica, Grenada, Saint Vincent e Saint Lucia. Dal punto di vista naturalistico le Piccole Antille sono splendide: le isole più grandi sono di origine vulcanica e, nonostante la deforestazione che ha strappato natura alle coltivazioni e al pascolo, ospitano ancora magnifiche foreste pluviali planiziali e montane e, alle quote più elevate, foreste di elfin, un tipo di vegetazione nana e contorta. Le coste sono spettacolari e le aree di savana e boscaglia arida, i palmeti e le mangrovie contribuiscono a realizzare un mosaico di ambienti ricco di uccelli. Già, gli uccelli, target della nostra vacanza caraibica; le Piccole Antille rappresentano una importantissima EBA (Endemic Bird Area) che, a seconda dei vari orientamenti tassonomici, conta dalle 34 alle 40 specie endemiche.Tra di esse quattro spettacolari pappagalli, due meravigliosi orioli, un picchio, tre colibrì, un rondone, un succiacapre e molti piccoli passeriformi. Con un po’ di fortuna potremo vedere tutte le specie endemiche delle Piccole Antille, insieme ad un corteo di uccelli marini, aironi e limicoli. Il modo migliore per visitare le numerose isole di un arcipelago è con un’imbarcazione: abbiamo charterizzato uno yacht sul quale viaggeremo durante le notti, trovandoci ad ogni mattina pronti per visitare le varie isole; in questo modo ottimizzeremo i nostri tempi di birdwatching e avremo anche occasione di vedere i cetacei che incrociano in queste acque. Dopo l’esplorazione di Antigua e Barbuda, durante la quale pernotteremo in uno splendido resort di Antigua, ci imbarcheremo per Grenada, e da lì visiteremo le isole in senso sud – nord: Saint Vincent, Saint Lucia, Martinica, Dominica, Guadalupa e Montserrat.


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Itinerario dettagliato    
1° giorno) volo Milano - Miami, con arrivo nel primo pomeriggio. Avremo tempo per fare un po’ di birdwatching statunitense, visitando un parco nei sobborghi della città. Nella piccola zona umida che visiteremo potremo vedere numerose specie acquatiche, come Cormorani doppiacresta, Aironi guardabuoi, Aironi bianchi maggiori, Nitticore testagialla, Ibis bianchi americani, Aironi azzurri minori, Gallinelle d’acqua, Gabbiani reali americani, Martin pescatori americani. Non mancheranno limicoli come il Corriere semipalmato e il Gambecchio americano. Il cielo è frequentato da rapaci molto comuni, come il locale spazzino, l’Avvoltoio tacchino, ma potremmo incontrare anche specie più interessanti, come lo Sparviere di Cooper. Altre specie comuni sono: la Tortora piangente americana, la Gracula comune, il Re dei tiranni grigio, il Mimo settentrionale, la Ghiandaia azzurra, il Cardinale settentrionale, il Pigliamoscerini blugrigio, il Codirosso americano, il Merlo alirosse. Pernotteremo in un hotel nei pressi dell’aeroporto.

 

Il Cardinale settentrionale è un uccello molto comune in Nordamerica, ma non per questo perde fascino e interesse. Potremo vederlo insieme ad altre decine di specie nelle nostre poche ore di birdwatching americano (© Alain D. Wilson, Creative Commons 3.0 Unported)
2° giorno) volo mattutino Miami – Antigua. Dall’aeroporto raggiun-geremo la costa settentrionale dell’isola, dove pernotteremo due notti allo splendido resort Blue Waters, a due passi dalla favolosa spiaggia caraibica. L’isola, scoperta da Cristoforo Colombo nel 1493, fu da lui battezzata Antigua per ricordare la cattedrale di Santa Maria La Antigua in Siviglia. Dopo la sistemazione in albergo ci recheremo subito a visitare una serie di lagune e saline disseminate sulla costa occidentale dell’isola, focalizzando la nostra attenzione su McKinnon Salt Pond, che esploreremo la sera, quando le condizioni di luce e le opportunità fotografiche sono migliori. La specie più interessante è la Dendrocigna delle Indie Occidentali, la più rara e localizzata delle “anatre fischiatrici”: questa specie, considerata vulnerabile da BirdLife International, è infatti presente solo nelle Antille (Grandi e Piccole) e alle Bahamas. Insieme alla dendrocigna potremo vedere altre specie molto interessanti: Garzetta nivea, Airone azzurro maggiore, Airone tricolore, Airone verde, Nitticora testagialla, Nitticora comune, Codone guancebianche, Gallinella d’acqua (!), Folaga dei Caraibi, Totani zampegialle maggiore e minore, Piro piro macchiato, Totano semipalmato, Corriere di Wilson, Piro piro semipalmato, Piro piro zampelunghe, Piro piro dorsobianco, Piro piro occidentale, Beccapesci, Sterna minuta. L’isola di Antigua, stato sovrano insieme all’isola di Barbuda, è caratterizzata da una successione di colline calcaree, delle quali la gran parte è adibita a coltivazione; solo il 20% del territorio è naturale ed è caratterizzato da una macchia arida di cactus. Cercheremo in questo habitat, così come nella boscaglia che ricopre alcune piccole aree della parte orientale dell’isola, i nostri primi endemismi. Antigua non ospita nessuna specie endemica di “singola isola”, ma potremo vedere sicuramente alcune specie endemiche più diffuse delle Piccole Antille, come il Colibrì crestato (in realtà solo “quasi-endemico” perché presente anche a Portorico). Il Caribe golaviola e il Ciuffolotto delle Piccole Antille sono invece autentici endemismi “piccolo-antillani”. Lungo le coste incrociano anche uccelli marini come il Fetonte beccorosso, la Fregata magnifica, il Pellicano bruno e la Sterna fuligginosa. Altre specie terragnole che potremo vedere sono: Poiana alilarghe, Piccione capobianco, Tortora di Zenaide, Elenia dei Caraibi, Rondine dei Caraibi, Parula gialla (verosimilmente la popolazione caraibica di questa specie diffusa dall’Alaska alla Colombia, il “petechia group” secondo Clements, verrà presto elevata al rango di specie), Gracula dei Caraibi, Erbero faccianera.  

La Dendrocigna delle Indie Occidentali è la più rara delle otto specie mondiali di "anatre fischiatrici". Endemica delle isole caraibiche è considerata da BirdLife International vulnerabile, a causa della distruzione del suo habitat naturale e la caccia a cui è soggetta in tutto il suo ristretto areale. Nelle Piccole Antille vive solo ad Antigua e Barbuda (© Dick Daniels Creative Commons 3.0 Unported)

 

3° giorno) spenderemo oggi quasi tutto il giorno nell’isola di Barbuda, che raggiungeremo con un breve volo mattutino. Il nome Barbuda potrebbe derivare dalla radici che festonano, a mò di barba, gli alberi di fichi di cui l’isola è ricca (un’altra ipotesi è che il nome si riferisca alle lunghe barbe degli indigeni locali). Barbuda è un’isola corallina ricoperta quasi interamente da una macchia impenetrabile; nella sua regione occidentale si trova una laguna bordata da rigogliose mangrovie. L’interesse dell’isola dal punto di vista del birdwatching sta nella presenza in essa della Parula di Barbuda, una graziosissima “dendroica” che fino a poco tempo fa era considerata una sottospecie della Parula di Adelaide, diffusa da Portorico a Saint Lucia: oggi la Parula di Adelaide è limitata alle popolazioni di Portorico, mentre la nostra Parula di Barbuda è un “single-island endemic” (vedremo più avanti nel viaggio l’altra ex-Parula di Adelaide, l’altrettanto graziosa Parula di Saint Lucia). Barbuda ospita altre otto specie di endemismi e quasi-endemismi delle Piccole Antille, ma poiché dedicheremo gran parte del tempo a disposizione nella ricerca della parula, rimanderemo alle altre isole la ricerca e l’osservazione di queste specie. Nel tardo pomeriggio volo di ritorno ad Antigua.  

La bellissima Parula di Barbuda è l'unico single-endemic dell'isola omonima (© Josh NoseworthyCreative Commons Attribution 2.0 Generic)
4° giorno) ci imbarcheremo stamattina sul vascello che sarà la nostra casa per i prossimi nove giorni. Tranne che nella giornata odierna, in cui navigheremo verso sud tutto il giorno (e la notte successiva) per raggiungere Grenada, gli spostamenti tra le isole avverranno la notte, dopo aver dedicato tutta la giornata all’eplorazione della terraferma. Il tempo della navigazione odierna potrà essere dedicato alla degustazione del delizioso pesce che il maitre ci ammannirà sul ponte della barca, a tracannare il rum delicato dei Caraibi e a scrutare il mar dei Caraibi, sperando di incrociare una Megattera, un Capodoglio o una Stenella musolungo (una specie di delfino), tre cetacei abbastanza comuni nel liquido enclave caraibico; o di vedere le acrobazie dei branchi di pesci volanti che fluttuano fuori dall’acqua; e naturalmente di osservare qualche specie di uccelli marini, come la Sula mascherata, il Labbo, lo Stercorario mezzano, il Gabbiano sghignazzante, la Sterna reale e il Noddy bruno.  

La Sula mascherata è una delle numerose specie di uccelli pelagici che vedremo durante i nostri trasferimenti da isola a isola (© Fotolia, Traveler 2012)
5° giorno) saremo nelle acque antistanti il porto di Grenada nelle primissime ore del mattino e avremo tutto il giorno a disposizione per la ricerca dell’unico suo endemismo singolinsulare, la rara, localizzata e minacciata di estinzione Tortora di Grenada. L’isola di Grenada, la più meridionale delle Piccole Antille, è uno stato sovrano appartenente al Commonwealth britannico; assurse all’onore delle cronache mondiali nel 1979 quando l’esercito degli Stati Uniti, da sempre paladini dell’umanità contro la terribile minaccia del comunismo ovunque essa si manifesti, invase l’isola, salvandone tutti i bambini, in grave ed imminente pericolo. Esploreremo la Mount Herman Estate, 480 ettari di foresta arida nel sud-ovest dell’isola: quest’area, che peraltro non gode di alcuna protezione, ospita il 75% del centinaio (forse meno) di individui della graziosissima Tortora di Grenada. La popolazione di questa piccola tortora non è mai stata florida, ma l’uragano Ivan del 2004 portò la specie alle soglie dell’estinzione (3/12 maschi fertili). La maggior parte dell’isola è coltivata a banane e spezie (Grenada produce il 30% della noce moscata mondiale), ma nella parte centrale, sui versanti del monte Catherine, c’è un piccolo fazzoletto di foresta pluviale montana e di boschi di elfin (un ecosistema di piante nane). In questi ambienti cercheremo le altre specie interessanti dell’isola, prima tra tutte lo Scricciolo di Grenada, una sottospecie dello Scricciolo delle case, diffuso dal Canada all’Argentina, che molti tassonomisti considerano una specie buona (non così Clements, ma l’osservazione di questa “sottospecie” ci troverà preparati per il futuro, quasi certo, split); altra specie interessante è il Pigliamosche di Grenada, presente solo qui e a St Vincent, la nostra prossima isola. Altri due endemismi delle Piccole Antille sono la Tanagra delle piccole Antille e il Ciuffolotto delle Piccole Antille, mentre specie più diffuse sono la Tortora orecchiuta, il Cuculo delle mangrovie, l’Ani beccoliscio (un’altra specie di cuculo), l’Eremita pettorossiccio, l’Elenia beccogiallo, il Tordo dagli occhiali, il Mimo pettosquamato e l’Erbero neroblu. La sottospecie locale del Nibbio uncinato, candidata ad essere presto considerata una specie buona, è forse ancor più rara della Tortora di Grenada, ma confidiamo in un’ulteriore botta di fortuna. Interromperemo le escursioni per un buon pasto creolo che i più avventurosi potranno innaffiare con il locale “sea moss”, una bevanda a base di alghe, latte e vaniglia. Nel tardo pomeriggio torneremo alla nave, dove consumeremo una lauta cena, per far vela poi verso la prossima isola, Saint Vincent, che raggiungeremo nelle prime ore del mattino di domani.
 

Il Mimo pettosquamato è uno dei tre mimi endemici dei Caraibi (© Postdlf, Creative Commons 3.0 Unported)
6° giorno) nelle primissime ore del mattino saremo già pronti per l’escursione lungo il Vermont Forest Nature Trail, alla ricerca delle due specie endemiche dell’isola. La piccola isola di Saint Vincent deve il suo nome a Cristoforo Colombo, che la scoprì il 22 gennaio 1498, giorno della celebrazione dello spagnolo San Vincenzo di Saragozza. L’isola è coperta da bellissime foreste, che raggiungono, nella regione settentrionale, i 1279 metri su La Soufriere, un vulcano la cui ultima eruzione risale al 1979 (!). Il sentiero che percorreremo si snoda attraverso piccole vallate ricoperte da palme, felci ed eliconie, con immensi alberi ricoperti da epifite colorate; è in questo eccezionale habitat che la splendida Amazzone di Saint Vincent, una delle specie più belle tra tutti i pappagalli, vive in relativa tranquillità: le campagne di educazione ambientale hanno instillato negli abitanti dell’isola l’orgoglio di ospitare un animale così bello e raro, e le amazzoni sono passate dalle 350 del 1982 alle 800 di oggidì. Le misure di conservazione vanno comunque mantenute e rafforzate perché l’amazzone utilizza soltanto il 5% delle foreste di Saint Vincent, e precisamente quelle pluviali a media altitudine, ignorando le foreste di elfin ad altitudine maggiore e quelle tropicali decidue a livello inferiore. Un altro endemismo è la graziosissima Parula fischiatrice, una parula dal piumaggio ben diverso da quello della gran parte di questa famiglia di uccelli americani: la cercheremo nel fogliame fitto della chioma degli alberi, dove svolazza a caccia di insetti, emettendo di tanto in tanto il suo melodioso fischio (onde il nome). Qualora avessimo “ciccato” il Pigliamosche di Grenada e/o la Tanagra delle Piccole Antille, abitanti, come già menzionato, solo di Granada e Saint Vincent, avremo un’ulteriore occasione di segnarli nella nostra check-list. Cercheremo anche il locale Scricciolo delle case, che alcuni tassonomisti, così come per le sottospecie di quasi tutte le altre isole dell’arcipelago, considerano specie buona: Scricciolo di Saint Vincent. Due altre specie interessanti sono la Poiana nera comune, che nelle Piccole Antille è presente solo a Saint Vincent, dove caccia i granchi che frequentano i torrenti montani, e il Tordo cioccolato, una specie diffusa in Sudamerica e che nell’isola raggiunge il confine settentrionale del suo areale. Altre specie più diffuse sono la Tortora orecchiuta, la Tortora quaglia rossiccia, il Piccione nucasquamata, il Rondone nero, l’Elenia dei Caraibi, l’Eufonia delle Antille (una sottospecie così particolare da meritarsi il rango di piena specie), il Bananero, una bestiola affine alle parule, ma con caratteristiche tassonomiche ancora non del tutto chiarite. Visiteremo anche i Giardini Botanici di Saint Vincent; notazione storica: il capitano William Bligh, celebre capitano del celeberrimo Bounty, riuscì a portare a Saint Vincent, sette anni dopo il famoso e tragico ammutinamento, 400 esemplari di albero del pane, che aveva prelevato a Tahiti; gli alberi discendenti da quegli esemplari sono quelli che potremo ammirare nei giardini. Consueto ritorno serotino sulla nave, cena e sonno ristoratore al termine del quale ci sveglieremo alla fonda nella baia di Soufriere, la vecchia capitale francese dell’isola di Saint Lucia.
 

Il Bananero (nome infelice dall'inglese Bananaquit) è un uccelletto diffuso dalle Bahamas all'Uruguay. E' molto comune e facilmente osservabile (ama frequentare le mangiatoie e i dispenser per i colibrì); la sua collocazione tassonomica è ancora incerta (fino a poco tempo fa gli era stata creata una famiglia apposita, i Coerebidae, ma recenti studi lo identificano come una tanagra, appartenente alla famiglia dei Thraupida (© Leon-bojarczukCreative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic)
7° e 8° giorno) Saint Lucia è l’isola più ricca, dal punto di vista ornitologico (e non solo), di tutte le Piccole Antille, e per questa ragione staremo due giorni sull’isola; avremo infatti bisogno di spendere molto tempo sul campo per poter ammirare tutti gli endemismi (sono ben otto le specie confinate a quest’isola), così come ci serviranno almeno due escursioni serali per avere buone chances di vedere il Succiacapre di Saint Lucia (in realtà per alcuni Autori la popolazione di succiacapre dell’isola è solo una sottospecie del Succiacapre rossiccio, diffuso in tutto il Centro America e nelle regioni settentrionali del Sudamerica, ma in previsione di una quasi certa revisione del suo stato, effettueremo tutti gli sforzi per vederlo). Saint Lucia è stata così chiamata da naviganti francesi che vi fecero naufragio il 13 dicembre del 1502, festa di Santa Lucia. Se Grenada salì alla ribalta delle cronache mondiali nel 1979, è di pochi giorni fa (sto scrivendo queste righe il 27 settembre 2010) la fama che Saint Lucia si è guadagnata sui nostra media nazionali in virtù, o meglio, a causa, delle nostra miserevoli vicende politiche, di case, cucinescavolini e società offshore (che in questo piccolo staterello sovrano, membro del Commonwealth britannico, crescono come funghi). Vabbè, voliamo più alti e parliamo delle magnificenze naturali di Saint Lucia, forse l’isola più bella delle Piccole Antille. L’interno è caratterizzato da valli tagliate da canyon ricoperti da lussureggianti foreste umide, con alberi maestosi incrostati di muschi ed epifite multicolori. Esploreremo soprattutto le foreste che si snodano nelle aree sud-occidentali dell’isola, risalendo dalla baia di Soufriere, dalla costa della quale si elevano i due bellissimi coni vulcanici di Petit e Gros Piton, il sentiero che conduce all’Edmond Forest Reserve, dominata dal monte Gimie, la vetta più alta dell’isola. Qui avremo ottime opportunità di ammirare la splendida Amazzone di Saint Lucia, il raro e localizzato Fringuello nero di Saint Lucia e l’Oriolo di Saint Lucia. La storia dell’amazzone è abbastanza simile a quella del congenere di Saint Vincent: ridotta ad una popolazione di meno di 100 individui nel 1976, e nonostante il devastante impatto dell’uragano Debbie, che nel 1994 abbattè quasi tutti gli alberi morti usati per la nidificazione, le misure di conservazione e i fondi erogati dal governo hanno portato la popolazione ai quasi 500 attuali individui. La riserva ospita anche altri due endemismi “singolo insulari”, la Parula di Saint Lucia e il Piuì di Saint Lucia (quest’ultimo, in verità è considerato da Clements solo una sottospecie del Piuì delle Piccole Antille). Lo Scricciolo di Saint Lucia è anch’esso considerato da molti tassonomisti una specie buona (in effetti il piumaggio è nettamente diverso da quello delle popolazioni di altre isole dell’arcipelago). La riserva ospita anche il Tremulo grigio (presente, oltre che a Saint Lucia, solo su Martinica), una specie della famiglia dei Mimidae appartenente al genere Cinclocerthia (tre specie confinate alle Piccole Antille) dal comportamento curioso, quasi comico: quando eccitato, l’animale abbassa le ali e le scuote freneticamente, insieme a tutto il resto del corpo. Saint Lucia ospitava un tempo un’altra specie endemica, la Parula di Semper, che però non è stata avvistata dal 1961 e perciò è da considerarsi, purtroppo, quasi certamente estinta. Lungo le coste vedremo interessanti uccelli marini, come la Sula fosca, la Sterna di Dougall, la Sterna fuligginosa, la Sterna dalle redini, il Noddy bruno. La sera dell'ottavo giorno torneremo al nostro yacht che ci porterà, durante la notte, all’isola di Martinica, un vero e proprio nuovo mondo, nel mondo delle Piccole Antille.
 

Anche la Parula di Saint Lucia, come la Parula di Barbuda, era considerata una sottospecie della Parula di Adelaide. I recenti studi tassonomici ci permetteranno di vedere, nel nostro Ornitour alle Piccole Antille, tre specie invece di una! (© Ross TsaiCreative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic)
9° giorno) l’isola di Martinica è stata così battezzata da Cristoforo Colombo, che vi sbarcò nel 1502, in onore si San Martino. Martinica rappresenta, insieme alla nostra prossima isola, Guadalupa,  il distretto Caraibico dei dipartimenti francesi d’oltremare. E la sensazione di essere in un angolo, seppur remoto, della Francia è suggerita dalle strade in ottimo stato, dalle autovetture nuove di zecca, dalla gente locale vestita all’ultima moda. La lingua ufficiale è il ovviamente il francese, ma tutti gli abitanti originari dell'isola parlano correntemente il creolo, la lingua comune anche ad altre isole dei Caraibi, un insieme di parole provenienti dall'inglese, il francese, alcuni dialetti africani e amerindi. E di creolo gusteremo, più che la lingua, la deliziosa cucina: accras (frittelle creole di crostacei o verdure), lambi (la polpa dello strombo gigante, un grande mollusco diffuso in tutta la regione), calalou (zuppa a base di verdura, maiale o granchio), matoutou (una specialità a base di granchio di terra e di riso), colombo (una salsa per condire il pollo o il maiale, boudin créole (un sanguinaccio speziato, di maiale o di pesce), poulet boucané (pollo affumicato con la canna da zucchero), paté en pot (zuppa di interiora di pecora e verdure). Bene, dopo aver descritto le delizie gastronomiche della Martinica, ecco le gioie ornitologiche dell’isola: dal porto di Fort de France, capitale della Martinica, ci dirigeremo a nord-est, per raggiungere la penisola di Caravelle, che esploreremo alla ricerca dei suoi due endemismi: il primo, l’Oriolo di Martinica, è confinato a quest’isola, mentre il secondo, il Mimo pettobianco, vive anche a Saint Lucia, ma a Martinica la sua ricerca ha molte più possibilità di essere coronata da successo. La penisola di Caravelle è ricoperta da boscaglia arida, l’habitat preferito dalle due specie endemiche; anche se parte di Caravelle (per la precisione la metà più esterna) è protetta, i numerosi esemplari di mangoste e ratti in essa presenti rappresentano una minaccia per la sopravvivenza di entrambe le specie (in particolare del mimo, di cui esistono non più di 200 esemplari). Durante la nostra escursione nella penisola visiteremo le rovine dello Chateau Dubuc e ci spingeremo fino alla costa, da dove potremo vedere Fetonti beccorosso e Sterne dalle redini. Nei pressi del castello potremo vedere altri due endemismi dell’arcipelago, il Caribe golaverde e il Saltatore delle Piccole Antille, insieme ad altre specie più diffuse, come la Tortora di Zenaide, il Cuculo delle mangrovie, il Caribe golaverde, il Tordo occhigialli, il Re dei tiranni grigio e la Gracula dei Caraibi. La navigazione notturna ci porterà a Dominica, dove sosteremo due giorni, in virtù della ricchezza della sua avifauna.
 

Il Caribe golaverde è uno dei quattro colibrì endemici dei Caraibi (© Simonhshepherd, Creative Commons 3.0 Unported)
10° e 11° giorno) l’ultimo tratto di mare prima di arrivare Dominica riceverà la nostra attenzione perché queste acque sono ricche di cetacei, soprattutto Balene pilota e Capodogli. Sbarcando a Dominica, che fu chiamata così dal solito Cristoforo Colombo, che la scoprì una domenica del novembre 1493, ci renderemo immediatamente conto di quanto sia diversa quest’isola rispetto alla “piccola Francia” da dove proveniamo: Dominica è infatti l’isola più povera di tutto l’arcipelago, e la meno popolata. Dal punto di vista naturalistico, l’isola non teme invece confronti con le altre Piccole Antille: l’interno dell’isola è selvaggio e le montagne dell’interno, ricoperte da spettacolari foreste montane umide, sono di una bellezza unica. Esploreremo la regione settentrionale dell’isola, in particolare la Northern Forest Reserve, che si estende lungo i fianchi del Morne Diablotin, con i suoi 1447 metri la vetta più alta dell’isola (e di tutte le Piccole Antille). Nelle foreste di questa riserva vedremo le due specie endemiche dell’isola, entrambe pappagalli, entrambe amazzoni. La prima, l’Amazzone collorosso, è ancora discretamente comune e non dovrebbe essere difficile vederne numerosi individui, sia in volo, che posati; la seconda, l’Amazzone imperiale, uno spettacolare pappagallo verde e viola grande quasi mezzo metro, è molto più rara e molto più difficile da vedere nonostante i colori vivaci e le grandi dimensioni: contrariamente alle loro congeneri, le Amazzoni imperiali non effettuano quasi mai voli alla ricerca di cibo, ma si muovono furtivamente tra le frasche degli alberi di cui mangiano fiori, bacche, epifite e fiori. La storia dell’Amazzone imperiale è una storia felice, come quella di altri pappagalli delle Piccole Antille: dopo aver raggiunto il numero più basso di individui, cinquanta, la popolazione è lentamente ma costantemente aumentata (oggi è stimata a circa 150 individui), grazie ad una politica di conservazione del territorio e ad una campagna di sensibilizzazione nella popolazione che è oggidì fiera di quel pappagallo (chiamato sisserou nel linguaggio locale) che è il simbolo di Dominica e che campeggia addirittura al centro della bandiera nazionale. Durante l’attesa delle due amazzoni avremo l’opportunità di veder saettare in cielo piccoli stormi di Rondone delle Piccole Antille, una specie endemica dell’arcipelago. Assolto il “compito” di vedere i due pappagalli (in effetti l’Amazzone imperiale è l’endemismo più difficile di tutte quelle delle Piccole Antille), proseguiremo l’esplorazione della splendida foresta, tra immensi alberi e felci arboree, alla ricerca delle altre specie interessanti, come il Tordo di foresta, il e il Pigliamosche delle Piccole Antille (endemici delle Piccole Antille), il Colibrì testablu (presente, oltre che a Dominica, solo a Martinica), il Piuì delle Piccole Antille (endemico delle Piccole Antille, ma presente anche a Portorico), la Parula piombata (presente, oltre che a Dominica, solo a Guadalupa), il Solitario golarossiccia (endemico dei Caraibi, è presente anche in Giamaica e Hispaniola), il Tordo zamperosse (presente, nelle Piccole Antille, solo a Dominica). Vedremo un altro “tremulo”, il Tremulo bruno (che alcuni Autori hanno splittato in due specie, settentrionale, presente nelle isole a nord e meridionale, da Dominica in giù); vedremo anche lo Scricciolo di Dominica (sottospecie dello Scricciolo delle case sulla via del riconoscimento come specie buona). La navigazione notturna ci porterà a Guadalupa.
 

Il Tordo zamperosse è una specie endemica dei Caraibi. Per Clements le tre popolazioni in cui viene suddiviso potrebbero essere considerate specie buone. Nelle Piccole Antille è presente solo a Dominica (© Postdlf, Creative Commons 3.0 Unported)
12° giorno) appena sbarcati a Guadalupa ci accorgeremo di essere nuovamente in una terra moderna, similmente a Martinica e molto diversamente da Dominica. Guadalupa è infatti un dipartimento (o meglio, dal 1983, una regione) francese d’oltremare. E’ l'isola più grande delle Piccole Antille, dal profilo simile ad una farfalla, le cui ali sono formate dalle due isole maggiori di Guadalupa, Basse Terre e Grand Terre, separate da uno stretto canale. Esploreremo le aree intorno al villaggio di Vernou, sull’isola di Basse Terre, la più montuosa delle due. Basse Terre è una regione selvaggia, piuttosto umida e nebbiosa, eccezion fatta per la costa sud-occidentale. Questo è il regno incontrastato della foresta tropicale, una volta impenetrabile, ma anche di vaste piantagioni di banani. Basse-Terre è un ammasso vulcanico dominato dal monte Soufrière (1476 m), la cui vetta corrisponde alla massima elevazione del dipartimento. Lungo le pendici del monte, nella foresta, compaiono una miriade di cascate, e in questo splendido ambiente cercheremo l’unico endemismo dell’isola, il Picchio di Guadalupa; molto canoro, spesso schiamazzante, non sarà difficile localizzare questa specie. Nell’area vivono anche altre nove specie endemiche delle Piccole Antille e quattro specie di endemismi caraibici, inclusa la splendida Tortora quaglia dalle redini.  

La graziosa Tortora quaglia dalle redini è una specie endemica dei Caraibi; se non avesse una popolazione a Portorico, sarebbe un vero endemismo delle Piccole Antille (Jason Crotty, Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic)
13° giorno) arriveremo in mattinata a Montserrat, la nostra ultima isola. Montserrat, territorio d'oltremare del Regno Unito, deve il suo nome al (solito) Cristoforo Colombo che la chiamò così perché la vetta dell’isola, il vulcano Soufriere, gli ricordava le montagne che sorgevano nei pressi del monastero di Santa Maria de Montserrate, vicino a Barcellona. Montserrat raggiunse la fama mondiale (ma ne avrebbe fatto volentieri a meno) nel 1997, quando il vulcano esplose con violenza ricoprendo di cenere e lava la regione meridionale dell’isola, e distruggendo quasi completamente la capitale, Plymouth; fortunatamente il vulcano aveva dato segno delle sue intenzioni già da due anni e la città fu sgomberata in tempo. Il principale target ornitologico dell’isola è il bellissimo Oriolo di Montserrat, una specie considerata (a ragione) “criticamente minacciato” da BirdLife International. L’eruzione del 1997 ha ridotto la popolazione a non più di 4000 individui, concentrati in due sole aree dell’isola (poco più di 10 kmq in tutto!): le residue foreste vicino alla sommità del vulcano, che ospitano meno di duecento individui, e l’area di Centre Hills, nel nord dell’isola, dove vive la quasi totalità della popolazione dell’oriolo (ed è proprio qui che effettueremo la nostra escursione). Avremo buone opportunità di rivedere (o vedere, se fossimo stati sfortunati a Guadalupa) la Tortora quaglia dalle redini, insieme al Gheppio americano, il Colibrì crestato, il Piccione nucasquamata, la Tortorina comune, il Vireo baffuto, il Mimo occhiperla. Lungo le coste incrociano Fregate magnifiche, Fetonti codabianca e beccorosso, Sule fosche. La sera ci imbarcheremo sullo yacht dove consumeremo la nostra cena d’addio.

14° giorno) sbarcheremo ad Antigua, dove ci imbarcheremo sul volo che ci porterà a Miami, in tempo per il volo intercontinentale di ritorno a Milano.

15° giorno) arrivo a Milano e fine del viaggio.
 

Il Mimo occhiperla, insieme al Mimo pettosquamato e al Mimo pettobianco, è endemico dei Caraibi. Nelle Piccole Antille è distribuito in quasi tutte le isole (© Mike's Birds,Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic)


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